Va a fuoco la polveriera e scoppia il Forte di Pietole
Durante la prima guerra mondiale Mantova era una città di seconda linea, piena di caserme e polveriere. In particolare era il Forte di Pietole ad essere utilizzato come un’enorme deposito di materiale bellico. Fu dopo l’annessione di Mantova al Regno d’Italia nel 1866 che iniziò il progressivo smantellamento degli apparati difensivi cittadini e il forte fu inizialmente incluso nella lista delle opere radiate dal novero delle fortificazioni ma successivamente riammesso come deposito di materiali e munizioni. Il 28 aprile del 1917 infatti, con il Forte colmo di munizioni accatastate oltre i limiti, un incendio, innescato dalla perdita di liquidi incendiari fuoriusciti da alcuni proiettili destinati al fronte di guerra, si propagò rapidamente raggiungendo la grande polveriera e le casematte situate nella cortina di destra. Gli effetti di quella esplosione, rimasta nella memoria storica, sono tutt’ora visibili nel profondo cratere sul luogo dov’era posta la polveriera austriaca.
Furono proprio i pompieri ad attivarsi per avvertire la cittadinanza dei rischi: “erano corsi sulla Fiera ad avvertire gli abitanti di fuggire perché‚ il pericolo era assai grande. Quindi si vedevano passare famiglie intere con i materassi sulle spalle, avviandosi verso le piazze”. La Fiera: corso Garibaldi e vie adiacenti, le più esposte per vicinanza.
Verso sera le prime esplosioni “forti scoppi e fiamme come di razzi, all’orizzonte… Ad un tratto un immenso scoppio mi fece correre di salto in farmacia…”. I Moretti Foggia, dal 1711 gestivano la farmacia Santa Lucia, nell’attuale via 20 settembre. Ancora ore di paura, con le famiglie accampate sotto il pronao di Sant’Andrea e la figlia minore Moretti Foggia, Sabina che “aveva ricevuto sul capo alcuni pezzi di vetro della casa Finzi in via Bronzetti… i colpi si succedevano continuamente…. verso le 10 di sera sentimmo un secondo, fortissimo scoppio e ci ritirammo tutti in casa Solferini, sotto il volto del portone. Passate le 11 e dopo qualche altro scoppio andammo a casa, alla luce degli scoppi di bombarda e di shrapnel che roteavano sull’orizzonte”.
Casa Solferini era al numero 5 di via Chiassi, casa Moretti Foggia in via Massari e shrapnel erano grosse granate a pallettoni. Gli scoppi sarebbero durati, con minore intensità, fino al 1 maggio.
Sapevano bene il loro mestiere gli ingegneri militari dell ‘800: la polveriera, invece di esplodere, era sprofondata, salvando così Pietole e le corti intorno.
Alcuni dicono che l’esplosione si sentì fino a Bologna.
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