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Io sono un mantovano di provincia e quando da piccolo venivo a Mantova in autobus mi sembrava di entrare in un altro mondo. E’ vero che la città è piccola però quando arrivi a Mantova capisci che c’è una categoria di mantovani diversa da tutti gli altri e riconoscibile senza alcun dubbio: parlo dei Mantovani di Mantova Centro.

Gli altri italiani potrebbero sorridere di questa cosa ma basta fare degli esperimenti sul campo per capire che è proprio così. Non parliamo poi degli americani che sorridono indulgenti ogni qualvolta incontrano un italiano che gli chiede di portarli in centro. In Italia però il centro città è un must anche se Mantova si svuota e spesso viene malinconia a vedere quanto si è perso in termini di negozi, cinema, bar e ristoranti.

Ecco 5 modi per distinguere un Mantovano di Mantova Centro dagli altri mantovani per chi vuole provare a riconoscerli.

Sentono le campane di Sant’Andrea

Il Mantovano di Mantova Centro sente le campane di Sant’Andrea. Il campanile della basilica di Leon Battista Alberti sembra lo gnomone di una meridiana che marca il centro fisico e storico della città. E’ una Mantova medievale e rinascimentale insieme, staccata dalla piazza del potere del Palazzo Ducale e inserita nelle piazze comunali che sono le più frequentate dai mantovani. E poi nei pressi della basilica, in piazza Alberti, troviamo il sogno segreto di molti mantovani: la casetta del sagrestano, abbarbicata ad un lato della concattedrale e così in centro che più in centro di così non si può. Un’ultima curiosità: un mantovano di Valletta Valsecchi mi disse durante una passeggiata che lui allora era di Mantova centro perché sentiva le campane di Sant’Andrea: sarà stato un miracolo ma se senti le campane non c’è dubbio. (leggere poi il paragrafo sulla periferia e il Rio).

Quando passi il Rio sei in periferia

Il Mantovano di Mantova Centro ha un concetto molto chiaro della periferia. Basta attraversare uno dei ponti sul Rio in direzione Palazzo Te per entrare in una zona molto periferica di Mantova. Sembra di dire un’assurdità ma provate a chiedere a qualcuno e vedrete che è proprio così. Il Rio marca la distinzione tra la città della seconda cerchia di mura e quella della terza cerchia urbanizzata soprattutto durante il Rinascimento. Forse questa presenza di campi, frutteti e spazi poco costruiti sta alla base di un abitudine a considerarla pressoché campagna che è dura a morire. MI è capitato di organizzare un itinerario per un’azienda mantovana che voleva fare un itinerario in periferia e alla mia proposta di andare a Fiera Catena la sorpresa fu tanta. Loro pensavano a Lunetta ma per un Mantovano di Mantova Centro non si può sapere cosa ci sia oltre il ponte di San Giorgio. E infatti uno dei partecipanti al percorso quando vide il punto di ritrovo in Piazza dei Mille disse: “Fin là?”.

Parlano italiano senza alcun accento

Un Mantovano di Mantova Centro parla italiano senza nessun accento, almeno secondo lui. La nostra è una provincia intersezione e quindi è vero che nelle varie zone i mantovani parlano con accenti che sembrano emiliani, veneti o bresciani. Ma questo non succede per il centro città dove i cittadini utilizzano un italiano purissimo, senza accenti o intonazione, tanto che qualcuno si stupisce che Manzoni abbia deciso di “risciacquare i panni in Arno” e non nel Mincio. Per sfatare questa convinzione basta portare un Mantovano di Mantova Centro in provincia o fuori provincia e tutti lo individuano al primo colpo. Per una sorta di intonazione e ritmo del parlato abbastanza inconfondibile e per l’utilizzo del né come punto finale di quasi ogni frase. Eppure nonostante le prove sul campo capita ancora di sentire mantovani all’estero sottolineare che loro non hanno alcun accento (provate a chiedere se sentono le campane di sant’Andrea e vedrete che sono proprio Mantovani di Mantova Centro).

Fare il pellegrinaggio alle Grazie come se fosse quello di Santiago

Il Mantovano di Mantova Centro va alle Grazie a piedi due volte l’anno: a maggio per il mese della Madonna e il 15 agosto per festeggiare l’Assunta durante la Fiera. Sono solo 9 chilometri eppure quando si preparano per il cammino sembra che stiano partendo per gli oltre 800 km del percorso di Santiago de Compostela. Fanno lo zainetto, si mettono le scarpe comode, qualcuno osa anche abbigliamento tecnico. E d’altra parte questa idea del “viaggio” alle Grazie come lungo e periglioso ce l’avevano anche i mantovani del passato che costruirono infatti alcuni “autogrill” lungo il percorso. Se pensiamo infatti agli ordini religiosi a Mantova e partiamo dal convento di San Domenico avremmo potuto fare tappa al convento di San Francesco e da lì proseguire a piedi o in barca toccando poi il convento domenicano degli Angeli e arrivando infine al santuario retto dai frati minori. Per fortuna che oggi la ciclabile ha ridotto la pericolosità del tragitto e alcuni mantovani di Mantova Centro si arrischiano a partire anche senza il marsupio.

Gli unici tortelli di zucca commestibili sono quelli di Mantova

Per i Mantovani di Mantova Centro gli unici tortelli di zucca commestibili sono quelli mantovani. E’ vero che questa opinione li accomuna con i mantovani di provincia ma anche qui i cittadini la pensano in modo diverso soprattutto per il condimento come vedremo alla fine. I tortelli di zucca mantovani sono i migliori al mondo perché superano di gran lunga quelli prodotti nelle cittadine che si trovano lungo quella che potremmo chiamare la via o la faglia della zucca. Si parte da Ferrara (dove in realtà si chiamano cappellacci) per arrivare a Mantova, proseguire per Cremona e fermarsi a Crema (dove però l’unico a credere che quelli di Crema siano tortelli paragonabili a quelli nostrani è Beppe Severgnini). Ci sono state dispute e disfide a non finire ma si sa che in cucina vince non solo la qualità ma anche l’emozione di gustare un sapore antico che è quello della propria terra. Da ultimo una differenza c’è tra i tortelli di zucca della città e quelli della provincia: il condimento che a Mantova è in bianco e in provincia in rosso.
Per gli appassionati di Tortelli segnalo la cinquina dedicata che potete leggere cliccando su questo link.