14 ottobre 1066: Guglielmo il bastardo sconfigge Aroldo il Sassone. Come il bastardo, direte voi…ebbene sì, quello era l’epiteto con cui era conosciuto prima della vittoria di Hastings Gugliemo il conquistatore (William the conqueror o Guillaume-le-Conquérant). Certo la vittoria ha consentito a Guglielmo di passare da bastardo a conquistatore (rimanendo bastardo probabilmente solo per i sassoni sconfitti) ma non fu solo la conquista a guadagnargli la fama.Guglielmo fu capace di costruire il suo mito anche attraverso il racconto della sua più grande imprese: oggi lo chiameremmo storytelling o narrazione (come dice Alessandro Baricco). E lo possiamo vedere ancora oggi a Bayeux con il famoso arazzo.Si tratta in realtà di un tessuto ricamato dove si racconta tutto della gloriosa impresa: dai preparativi dello sbarco in Inghilterra all’isola di Mont Saint Michel, dal passaggio della cometa di Halley all’uccisione di Aroldo. E’ spettacolare leggere la vicenda di Guglielmo scorrendo tutte le immagini dell’arazzo lungo ben 68,30 metri.
Se veniamo più vicino anche a Mantova c’è una “narrazione” della presa del potere da parte dei Gonzaga: è il quadro de “La Cacciata dei Bonacolsi” dipinto nel 1494 da Domenico Morone.
Erano passati 166 anni dal colpo di stato di Luigi Gonzaga e dall’uccisione di Passerino Bonacolsi. Nel quadro c’è tutto in una sorta di fumetto ante litteram: dall’entrata degli armigeri mantovani e veronesi (inviati da Cangrande Della Scala a supporto dei Gonzaga) dalla porta dei Mulini, alla battaglia in piazza san Pietro (l’attuale piazza Sordello) per concludere con il TE DEUM di ringraziamento davanti al Duomo. Una narrazione di una battaglia che probabilmente non c’è stata* e con le immagini della Mantova del 1494 e non di quella del 1328**.
Ma lo storytelling impera, nel vero senso della parola, con Napoleone Bonaparte. Lo sconfitto di Waterloo scrive le sue memorie a S.Elena e crea il suo mito: l’imperatore che accende il fuoco dell’entusiasmo e della libertà e viene battuto solo dal fato.
Ancora oggi i francesi che vanno sul campo dell’ultima battaglia di Napoleone non sono convinti che a perdere sia stato l’imperatore e quando si sente parlare di Waterloo il primo nome che viene in mente non è quello di Wellington o Blucher ma di Bonaparte.
* il pittore inserisce particolari truculenti come il piede tagliato di un armigero e sangue sparso a terra un po’ dappertutto (v. in basso a destra).
** la facciata della Cattedrale che si vede nel dipinto è quella dei Dalle Masegne, realizzata alla fine del 1300 per volere di Francesco Gonzaga e modificata alla metà del 1700 dal vescovo Guidi di Bagno. La facciata del Palazzo ducale è uguale a quella che vediamo oggi. Una curiosità: è uguale perché il dipinto fu preso a modello per il restauro della facciata agli inizi del 1900.
Per approfondire
Il Museo dell’Arazzo a Bayeux
La cacciata dei Bonacolsi di Domenico Morone – wikipedia
Isola di Sant’Elena oppure su Napoleone
Giacomo Cecchin