L’importo del servizio guida è di 14 euro a persona. Il biglietto di ingresso è di 11 euro a persona.
Ricordiamo che con la SUPERCARD CULTURA l’ingresso è gratuito (la supercard cultura costa 12 euro e consente l’ingresso gratuito a Palazzo Te e ad altri musei per un anno. Scopri come acquistarla on-line cliccando qui https://www.centropalazzote.it/supercard-cultura/
Le visite si terranno al raggiungimento di un numero minimo di 10 partecipanti. E’ anche possibile organizzare dei percorsi dedicati a gruppi di persone già formati compatibilmente con le disponibilità di tempi e di biglietti)
L’importo del servizio guida è di 14 euro a persona.Il biglietto di ingresso è di 11 euro a persona.
Ricordiamo che con la SUPERCARD CULTURA l’ingresso è gratuito (la supercard cultura costa 12 euro e consente l’ingresso gratuito a Palazzo Te e ad altri musei per un anno.
L’importo del servizio guida è di 14 euro a persona. Il biglietto di ingresso è di 11 euro a persona. Ricordiamo che con la SUPERCARD CULTURA l’ingresso è gratuito (la supercard cultura costa 12 euro e consente l’ingresso gratuito a Palazzo Te e ad altri musei per un anno. Scopri come acquistarla on-line cliccando qui https://www.centropalazzote.it/supercard-cultura/
Le visite si terranno al raggiungimento di un numero minimo di 10 partecipanti. Entro la metà di novembre usciranno le date previste per dicembre. E’ anche possibile organizzare dei percorsi dedicati a gruppi di persone già formati.
Si parte con le visite alla mostra su Rubens organizzata nelle sale di Palazzo Te. Il primo percorso sarà:
DOMENICA 15 OTTOBRE 2023 ALLE 17.00 costo del servizio guida 14 euro a persona Costo biglietto d’ingresso 11 euro ridotto gruppi al raggiungimento delle 20 persone (gratuito per chi ha la SUPERCARD)
Sto preparando un calendario di visite per i mesi di ottobre, novembre e dicembre che a breve pubblicherò.
La mostra in sintesi – Pietro Paolo Rubens lavora a Mantova per una decina d’anni al servizio del duca Vincenzo I Gonzaga. E’ un maestro fiammingo che viene in Italia perché all’epoca era un modo per crescere in qualità e per arrivare su un mercato importante. Tra quadri grandi e piccoli, tra opere rifiutate e altre celebrate, tra committenti e santi un percorso per confrontare Rubens e Giulio Romano ma soprattutto per parlare dell’ultimo grande periodo d’oro di Mantova.
Il dialetto mantovano non è più così utilizzato come un tempo ma ci sono delle espressioni che sono rimaste nella parlata dei mantovani. Sono quelle che se le senti non puoi che essere a Mantova oppure identificano i nativi quando sono in giro per l’Italia e per il mondo.
Una di queste è “Tafat” che è l’abbreviazione di un modo di dire molto volgare che vi spieghiamo più avanti. Tra l’altro si tratta di un palindromo perfetto, da pronunciare sia da destra che da sinistra, ma questo non centra con il significato.
Quando sentite un mantovano dire Tafat è importante coglierne anche l’intonazione e l’espressione non verbale per capire come va inteso. Ecco tre modalità con cui di solito si utilizza (ma ci sono sicuramente altre sfumature che al momento mi sfuggono):
1. Tafat – SORPRESA: pronunciato con la seconda a un po’ più lunga e con l’intonazione in lieve salita. E’ la classica espressione di stupore e sorpresa. Facciamo alcuni esempi. Siete alla Fiera delle Grazie e il vostro compagno di pellegrinaggio si è già mangiato almeno 10 fette di cotechino. Qui ci sta proprio un bel Tafat, come a dire, “che Dio ti conservi la vista che per l’appetito…”
2. Tafat – INTERCALARE: pronunciata con nonchalance e quasi senza intonazione. E’ un modo di riempire gli spazi senza dare particolare significato all’espressione. E’ difficile fare degli esempi ma quando incontrate un TAFATTISTA capirete bene cosa intendiamo.
3. Tafat: pronunciato con la seconda a molto breve e con un’intonazione quasi da frustata. E’ un modo di mandarti a quel paese ma senza farti intuire cosa sta dietro all’espressione completa. Qui possiamo anche evitare gli esempi visto che soprattutto in auto, a Mantova, i Tafat si sprecano.
Forse potremmo avvicinare questa guida di stile sul tafat alla famosa lezione di Rocco Schiavone sulla differenza tdi significato tra due espressioni romane molto colorite (la trovate qui https://www.youtube.com/watch?v=_Z_B_kBO7mM) certo è che si tratta di un suono che identifica il mantovano all’estero.
L’espressione completa è “cla vaca at tà fat” che tradotta in italiano vuol proprio dire “quella vacca che ti ha fatto” (fatto nel senso di partorito). E’ un espressione pesante perché fa illazioni sulla vita privata, non certo perfetta, della madre della persona a cui è rivolta.
Alcuni dicono che oramai è passata ad un’espressione di saluto (come dice Patrizio Roversi), un po’ come nel caso di “Cat végna un cancar”, ma non ci farei troppo conto.
Se proprio volete sperimentare e mettervi alla prova utilizzate Tafat nella forma di sorpresa e solo con amici fidati!
– Tafat per tutti i non mantovani è il nome della figlia di Re Salomone TAFAT (תַפָט, Tafàt; etimologia incerta, forse dal verbo ףטנ, natàf, “gocciolare”) “Ben-Abinadab, in tutta la regione di Dor; Tafat, figlia di Salomone, era sua moglie”. – 1Re 4:11. Secondo 1Re 4:7 “Salomone aveva dodici prefetti su tutto Israele, i quali provvedevano al mantenimento del re e della sua casa”; si trattava di dodici ufficiali che governavano Israele. Ogni funzionario aiutava il re e il suo seguito “per un mese all’anno” (1Re 4:7). Tafat, figlia di Salomone, era sposata con uno di quei funzionari.
Il REGALO DI FERRAGOSTO DI MANTOVASTORIA E GIACOMO CECCHIN
Quest’anno ho iniziato un progetto legato agli STATI su Whatsapp.
E’ un modo diverso di produrre contenuti senza essere insistente.
Se sei uno STATISTA e ti interessano gli stati li guardi, altrimenti non c’è nessun disturbo.
Ebbene sto pubblicando uno stato al giorno dall’inizio del 2023 e a questo punto mi è venuta voglia di provare a vedere cosa succede se li metti tutti in fila.
Sono davvero contento di aver partecipato all’avventura del libro “La Pianura dei Portici” edito da Sometti e scritto in compagnia di Fabio Veneri (anche capocomico in questa occasione), Massimiliano Boschini, Simone Terzi e illustrato da Giuseppe Vitale.
Durante una presentazione a Modena ho avuto l’occasione di avere tra le mani le illustrazioni originali e ho scelto di fotografare questa, non tanto per i portici, quanto per il cappelletto di Correggio. Cosa c’entrano i cappelletti con i portici? Dovete leggere il libro per scoprirlo.
Nel frattempo dopo alcune presentazioni la stampa e la televisione parlano di questo libro e sono tutte recensioni molto positive.
A volte la vita è una questione di serendipity*, di apparenti casualità e coincidenze che però si rivelano ricche di stimoli e scoperte.
E’ quello che è accaduto con la visita di Robert Kay a Mantova, un americano venuto in Italia per ripercorrere i passi di suo padre John Kay, un capitano dell’intelligence americana arrivato in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Robert Kay mi ha scritto e mi ha inviato un documento molto interessante sulla Mantova nei giorni della Liberazione. Suo padre John Kay era incaricato di entrare nelle città liberate per fare una sorta di report della situazione. Ecco i due documenti stilati dal capitano Kay a San Benedetto Po e a Mantova.
Siete arrivati fino in fondo al titolo? Avete capito che Los Angeles è la traduzione spagnola de Gli Angeli e quindi non siamo in California ma sulle rive del Mincio?
Se non siete arrivati fino in fondo leggete almeno il titolo in grassetto e vi aspettiamo a
ANGELI VECCHIA in piazza Campiani Martedì 29 agosto 2023 alle 21.00
Ingresso libero e gratuito La presentazione è organizzata grazie alla collaborazione dell’associazione BORGO ANGELI ODV http://www.assborgoangeli.it/ .