
Novembre, è tempo di FUMANA! www.fumana.it
E’ da cinque anni (questo è il sesto) che partecipo con entusiasmo alla realizzazione di Fumana, un contenitore che parla di storie, pianura, personaggi e fumana appunto (la nebbia per i mantovani).
L’elemento che mi diverte di più è che la formula cambia ogni anno e non è mai uguale a sé stessa.
Nell’edizione 2022 è stato deciso di far riferimento ai CAMBIAMENTI, climatici, di stato, di prospettiva, di vista.
Questo è il mio evento in programma
DOMENICA 20 novembre 2022 – ore 8.00 Dalle sponde dei laghi alla Cascina La Goliarda
Passeggiando tra terra ed acqua accompagnati da suoni e parole
Qui trovate anche il piccolo articolo scritto per l’edizione speciale de IL NOTTURNO.
Che cos’è questa Fumana? E’ il ciel con la sottana
La nebbia è femmina, ti accoglie e sconvolge.
Ti vien voglia di attraversarla, di abbracciarla, di mangiarla come lo zucchero filato al luna park.
La nebbia ti fa tornare bambino e per farlo tiri sempre fuori la frase rompighiaccio: “Non ci sono più le nebbie di una volta”.
Chi lo sa dove sono finite le nebbie di una volta. Forse qualcuno ha finalmente spianato il passo del Turchino e ha aperto la finestra sulla pianura Padana, creando la corrente che si è portata via la nebbia. O forse, come i fantasmi, la nebbia è sempre dietro di te e quindi non la vedi. Oppure qualcuno ha creato un grande aspiranebbia senza pensare che dopo aver tolto il vapore, la polvere rimasta non la puoi mettere sotto il tappeto e ci servirebbe anche un grande aspirapolvere.
Eppure la nebbia ancora c’è. Si alza quando meno te lo aspetti, si abbassa quando stai tornando a casa. Se volessimo farla sparire del tutto dovremmo ignorarla come capita al fantasma del racconto di Oscar Wilde: se non ci credi non la vedi.
Però ci sono due modi di affrontare la nebbia: ci si può entrare o puoi osservarla dall’alto.
Nel primo caso è un atto di coraggio. Cosa mi aspetta li dentro? Riuscirò a venirne fuori? E se fosse un’anticamera dell’inferno? La nebbia fa perdere la testa. È come avere la testa tra le nuvole senza staccare i piedi da terra. Ti senti un gigante.
Il secondo modo è salire su un tetto, una torre o un campanile e guardarla dall’alto. Ti senti piccolo come quando da bambino aprivi un pacco di Natale e facevi fatica a trovare il regalo perché era nascosto tra i fili di paglia argentata. La città sotto di te scompare e ti sembra di volare con le nuvole sotto ai tuoi piedi. E invece ti accorgi che potresti avere nuvole sopra e nebbia sotto e tu saresti l’insalata o il salame nel panino. Poi torni a guardare verso il basso e dall’alto osservi i camini e i tetti che diventano trampolini per le piazze trasformate in piscine. Vedi le vie come fiumi burrosi o come rami di un albero di zucchero filato pieni di piccoli frutti luminosi. Oppure capovolgi il punto di vista e sotto i tuoi piedi hai la via lattea con le stelle che sembrano lampioni o i lampioni che sembrano stelle. E’ come un latteo firmamento con le luci dei fanali delle auto che girano e si incrociano come satelliti in orbita.
La nebbia è femmina, ti accoglie e capovolge. E’ come per il vero amore: all’inizio è lo sguardo a farti innamorare ma poi l’involucro scompare e quel che rimane è un’anima e un cuore da amare. La vista non serve, serve sentire.
E allora cos’è questa fumana? E’ il ciel con la sottana.