
Ecco un altro degli articoli usciti su La Reggia per raccontare alcuni itinerari per conoscere meglio Palazzo Ducale. Qui si compie una vera e propria salita al Paradiso, nel senso dell’appartamento chiamato con questo nome ai piani alti della Domus Nova.
Il testo è stato pubblicato nel 2019 e c’è una cosa che è cambiata da allora: Stefano L’Occaso il direttore del Museo di Palazzo Ducale è tornato a lavorare nella Camera dei Quattro Elementi e quante buone idee gli saranno venute e gli verranno nei prossimi anni.
L’auspicio è che questo itinerario possa essere aperto al pubblico perché salire al Paradiso è una delle cose più belle che ti possa capitare, soprattutto se puoi in ogni caso scendere al Purgatorio…
La salita al Paradiso
Il Palazzo ducale è stato definito anche “il Vaticano nella palude” per le sue dimensioni. Lo sanno bene i turisti e le guide che ne attraversano le sale e arrivano al termine del percorso frastornati da tanta bellezza e stravolti da un percorso che attraversa i secoli.
Oggi vorrei accompagnarvi in un cammino che attraversa il Palazzo Ducale in verticale, partendo da Piazza Santa Barbara e arrivando in fino al vertice della Domus Nova. Potrei definirla anche un’ascesa verso il Paradiso visto che così si chiama l’appartamento all’ultimo piano del palazzo costruito da Luca Fancelli, dove furono rimontati per un periodo anche i camerini di Isabella D’Este. Andiamo quindi in piazza Santa Barbara e, dando le spalle, alla facciata della basilica palatina avviciniamoci al cancello che si apre di fianco all’ingresso delle cantine di Vincenzo.
Questa breve scalinata ci conduce al Cortile d’Onore o dei quattro platani (ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato ai cortili del Palazzo ducale). Si tratta di uno spazio fondamentale della reggia dove si intersecano molti dei percorsi principali e si aprono alcuni degli spazi più interessanti del museo.
Basti pensare all’appartamento vedovile di Isabella d’Este che si sviluppa a L al piano terra, lungo due dei lati al piano terra. Se invece alziamo gli occhi al piano superiore vediamo le finestre della Galleria degli Specchi, quelle del corridoio dei Mori, l’appartamento degli Arazzi e la Galleria nuova. Il cortile è detto anche dei Quattro Platani perché già in tempi antichi c’erano quattro piante negli angoli e oggi che sono state ripiantate nelle aiuole dove oggi passeggiano le tartarughe. Al centro dello spazio aperto ci fu anche per alcune decine di anni la statua sommitale del monumento ai Martiri di Belfiore, oggi rimontato insieme alle altre parti nella valletta di Belfiore. Tuttavia nel percorso di oggi a noi interessa la porticina che si apre proprio alla sinistra della scalinata che proviene da Santa Barbara. È l’ingresso del piccolo atrio che conduce alle tre scalette del cosiddetto Appartamento dei Nani.
Si tratta di uno dei luoghi più famosi e meno visitati del Palazzo Ducale, almeno negli ultimi decenni. Infatti tutti sanno dell’esistenza dell’Appartamento dei Nani ma pochi l’hanno visto. Chi è stato bambino a Mantova negli anni ’70 del secolo scorso (e fa un po’ di impressione pensare che io sono uno di quei bambini) si ricorda perfettamente la visita al Ducale e all’Appartamento dei Nani con i maestri a magnificare la Camera degli Sposi e tu ad immaginare i nanerottoli saltellare per le stanzette dell’appartamento. Oggi che gli storici dell’arte ci hanno spiegato che si tratta di una riproduzione in scala del complesso della Scala Santa a Roma (di fronte a San Giovanni in Laterano) voluto dal duca Ferdinando Gonzaga la magia si è un po’ spenta ma la storia dei nani di corte è ancora una di quelle che ai visitatori piace di più.
Un’ultima curiosità: anche la prima edizione della Guida Rossa del Touring (1914) cita questo stravagante ambiente del Palazzo Ducale. Ecco cosa si legge a a pagina 639: “Ritornando nella galleria che guarda la piazzetta della Basilica palatina si passa all’APPARTAMENTO DEI NANI, composto di quattro salette e di camerini minuscoli della seconda metà del cinquecento, in cui abitavano i nani di Corte; scendendo (scala fatta per nani, attenzione alla piccolezza dei gradini), si passa al portico del CORTILE D’ONORE…”.
Chissà se oggi per il politically correct si potrebbero scrivere ancora queste cose. Questo secondo asso verso il Paradiso attraversa pertanto uno spazio in bilico tra nani e reliquie definito anche “Catacombe in corte”. Arrivati in un ambiente con un piccolo altare sul fondo prendiamo sulla destra la scala “segreta” che conduce dall’Appartamento dei Nani a quello di Vincenzo I Gonzaga. Si arriva infatti al piano nobile del Palazzo Ducale nella stanza a fianco della cappellina dove si trova il dipinto che rappresenta la Crocifissione con San Longino e Santa Maddalena. I luoghi più conosciuti dell’appartamento del quarto duca di Mantova sono la sala del Labirinto, il salone degli Arcieri con il Rubens e la Galleria degli Specchi eppure questi piccoli spazi sono davvero suggestivi. Basti pensare anche a quel salottino detto Stanza di Amore e Psiche per il dipinto al centro della volta che ci fa intuire come anche a Palazzo si possano trovare stanze con parquet, tappezzeria e arredi dove anche oggi potremmo vivere senza pensare troppo al riscaldamento. Ma prima di riprendere il percorso verso il Paradiso non si può non provare ad uscire sulla terrazza che fronteggia la facciata della Basilica di Santa Barbara. Qui si gode una delle viste più belle della chiesa e del campanile realizzati da Giovan Battista Bertani e soprattutto sembra di camminare in aria. Riprendiamo il percorso e aprendo la porta a destra dello sbocco della scala segreta che sale dall’appartamento dei Nani arriviamo alla cosiddetta Scala di Eleonora. È un ambiente di un’eleganza assoluta con una decorazione a stucchi e a grottesche e dove troviamo lo stemma mediceo della seconda moglie del duca Vincenzo I Gonzaga. La porta alla fine I piccoli ambienti dell’Appartamento dei Nani della scala ci fa entrare nelle cosiddette salette delle città.
È uno degli ambienti meno conosciuti del Palazzo ducale ma che fece dire a Giampaolo Dossena “…le stanze della città (sic!), con quegli affreschi da stampe olandesi per cui forse daremmo anche la Camera degli Sposi…)*. Questi ambienti fanno ancora parte dell’Appartamento di Vincenzo e sono citate come “la fabbrica del corridore, et …le retrocamere”. Qui nelle lunette sotto il soffitto troviamo rappresentate le mappe di molte città del mondo compresa quella di Mantova e di Roma (cui idealmente si rimanda con la Galleria delle Mappe geografiche in Vaticano). Una sorta di “Google earth” ante litteram che ci fornisce indicazioni sulle curiosità geografiche di quel Vincenzo che spedirà uno speziale mantovano in Sud America alla caccia del rimedio per la sua virilità perduta. In queste stanze erano esposti anche la raccolta di ritratti delle donne più belle del mondo, collezione fortemente voluta dal duca.
Queste due stanze prendono anche il nome dalle decorazioni del soffitto dove troviamo l’esaltazione della croce e l’immagine di un angelo. Si tratta dell’ultimo passaggio verso il Paradiso. Ora basta aprire una porta e, passando attraverso la Camera delle Cicogne, entrare nella Camera dei Quattro Elementi. Siamo finalmente arrivati al termine del nostro percorso. È un appartamento probabilmente decorato nel periodo del duca Ferdinando e che dava anche il nome alla piazzetta oggi denominata Paccagnini. Di questo super attico citiamo solo la stanza detta modernamente “dei quattro elementi” dove sono rappresentate allegorie di Fiumi e degli elementi.
Fino a un po’ di anni fa era l’ufficio del Soprintendente di Palazzo ducale. Lavorare in un ambiente simile non può che far venire buone idee soprattutto se si guarda dalle finestre e si gode della vista paradisiaca del Lago inferiore ma soprattutto del Giardinodei Semplici. Si può dire a ragion veduta che questo sia il Paradiso e, se sarà possibile in futuro, percorrere questo itinerario sarete sicuramente d’accordo anche voi. Sbuchiamo nel corridoio dove furono rimontati i camerini di Isabella d’Este, prima di essere riportati nel luogo dove ancora adesso li si può vedere.
* Citazione tratta da pagina 226 di Luoghi letterari, Giampaolo Dossena, Sugar editore, 1972.
