Ogni facciata di casa o palazzo a Mantova merita uno sguardo. A volte per i lacerti di affreschi, a volte per i portali o per le tracce di edifici precedenti ma spesso perché si tratta di dimore legate a famiglie che hanno fatto la storia della città. Per questo oggi proponiamo un percorso alla riscoperta di alcuni palazzi con facciate che raccontano una storia e che, osservandoli da vicino, presentano anche particolari molto interessanti. L’invito è di fare una passeggiata collegando in un itinerario tutti questi palazzi e, mentre passate dall’uno all’altro, provare a prestare attenzione ai dettagli che fanno di Mantova un luogo unico al mondo.
Palazzo Sordi – iniziamo da Palazzo Sordi e dalla sua facciata attribuita all’architetto Geffels. E’ uno splendido esempio di palazzo nobiliare del ‘600 ma soprattutto è l’unico ancora abitato dalla famiglia che lo costruì. La facciata si estende lungo via Pomponazzo e presenta una serie di decorazioni che la rendono mossa e vivace. All’angolo destro della facciata (per chi guarda) è posto il busto del marchese Benedetto Sordi, committente della dimora e tesoriere dell’ultimo dei Gonzaga Ferdinando Carlo. I gioielli maggiori sono però contenuti all’interno del Palazzo: un cortile spettacolare e lussureggiante, uno scalone tra i più belli di Mantova e alcuni saloni affrescati. Due curiosità: il palazzo offre ai lati del portale due panche per i pellegrini e l’ingresso è posto non al centro della facciata ma in modo asimmetrico per essere in asse con via Calvi.
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Palazzo Valenti-Gonzaga – un’altra splendida facciata barocca mantovana attribuita a Niccolò Sebregondi, l’architetto che costruì la Favorita (Porto Mantovano) e l’esedra di Palazzo Te. La dimora è di una famiglia molto legata ai Gonzaga con cui tuttavia non aveva nessuna parentela. La famiglia dominante infatti spesso concedeva l’onore di associare il proprio patronimico a famiglie che si erano distinte nel loro servizio (altro caso quello dei Guerrieri Gonzaga). La facciata è imponente e incombente, soprattutto considerando che affaccia sulla piccola via Frattini. Qui colpisce soprattutto il gioco tra le decorazioni in marmo delle finestre e la muratura in pietra a vista ma soprattutto lo zoccolo decorato a diamanti e che ricorda l’omonimo palazzo a Ferrara. Da non perdere il cortile e una visita all’interno ai saloni affrescati. Una curiosità: ai due lati della facciata troviamo a sinistra la casa della Beata Osanna Andreasi mentre a destra il “valentino”, dimora destinata ai cadetti della famiglia Valenti Gonzaga.
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Palazzo Canossa – un altro esempio di palazzo del ‘600 mantovano che affaccia sulla piazzetta più cinematografica della città. Palazzo Canossa viene costruito dall’omonima famiglia di Verona, che sembra nulla avere a che fare con la gran Contessa (anche se la piazza è intitolata proprio a Matilde e non al palazzo). Un imponente facciata con decorazioni a bugnato dove si ripetono i cani che rimandano al nome familiare e che si ritrovano anche ai due lati del portale di ingresso oltreché nello splendido scalone, uno dei più fotografati di Mantova. Anche qui come a Palazzo Sordi il portale principale è posto in posizione asimmetrica rispetto alla facciata. Una tradizione vuole che i Canossa volessero comprare tutta la “lista” di case che dalla piazzetta arrivava fino a via Cavour e si trova ancora oggi incorniciata tra vicolo Albergo e vicolo …. Non ci riuscirono ma il portale l’avevano già progettato nella posizione centrale se fossero riusciti ad abbattere tutte le costruzioni allargando la piazza. Si accontentarono allora di costruire il palazzetto che ancora oggi chiude scenograficamente lo spazio. Una curiosità: infilandosi in vicolo Albergo, sulla prosecuzione della facciata, c’è un “passaggio segreto” in legno tra le decorazioni a bugnato (la sua storia la trovate qui).
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Palazzo D’Arco – una facciata settecentesca costruita per la famiglia D’Arco da Antonio Colonna. Questa imponente dimora è tuttora visitabile e offre al suo interno capolavori come la sala di Falconetto, il giardino all’italiana e una cucina ottocentesca perfettamente conservata. La piazza prende oggi il nome dalla famiglia ma in passato era dedicata a S.Ambrogio perché lo slargo era molto più piccolo dell’attuale e vedeva la presenza dell’omonima chiesa poi demolità nel corso dell’800. Alcune curiosità: sul lato da via Portazzolo si possono ancora intravedere le tracce degli edifici preesistenti, inglobati nell’attuale palazzo e rettificati da Antonio Colonna nella facciata. A sinistra del Palazzo è posto il Teatrino D’Arco, sede della compagnia teatrale Campogalliani e ricavato nello spazio in cui si trovavano le scuderie della famiglia. Al di sopra del portale il grande stemma con l’aquila di famiglia fu ricostruito grazie ai frammenti recuperati in soffitta, dove erano stati posti durante l’occupazione francese della città, che si era distinta per la distruzione di stemmi e simboli legati all’aristocrazia.
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Palazzo Castiglioni o Bonacolsi – è l’unica facciata medievale che inseriamo in questa cinquina ed è una dimora che fa capo a due famiglie che hanno rappresentato una parte importante della storia di Mantova: i Bonacolsi e i Castiglioni. Il palazzo fu costruito proprio dai Bonacolsi alla fine del 1200 come dimora di famiglia e riprende in facciata gli stilemi del Palazzo del Capitano, dall’altra parte di piazza Sordello. Analoga la facciata in pietra a vista, le finestre del piano nobile e i merli ghibellini a coda di rondine che coronano l’ultimo piano. La dimora fu poi acquistata dai Castiglioni (la famiglia di Baldassarre che faceva però Castiglione). L’autore del Cortegiano non abitò mai in questo palazzo (nacque invece a Casatico a Corte Castiglioni) dove però si dice sia ancora conservato il manoscritto autografo della sua opera più importante. Qui abitano ancora i suoi discendenti che, come spesso capita al giorno d’oggi, offrono la possibilità di dormire nella casa torre medievale che affaccia su vicolo Bonacolsi ed è decorata con uno splendido affresco trecentesco che rappresenta l’albero della vita. Una curiosità: il portale principale ha una decorazione in marmo che non fa parte della storia del palazzo. Si tratta della decorazione che viene dal monastero benedettino femminile di San Giovanni delle Carrette (demolito lasciando spazio all’attuale piazza San Giovanni) e che presenta oltre a splendide candelabre rinascimentali anche alcune tra le imprese più famose di Isabella d’Este come ad esempio l’Alfa e l’Omega o il candelabro ad una candela.
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Giacomo Cecchin
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