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A Mantova capita anche di non aver voglia di guardare il cielo, soprattutto in quei giorni in cui il grigiume uniforme sembra rispecchiare il piattume della pianura. Oppure quando la nebbia impedisce di cogliere i profili dei tetti, delle torri e dei campanili e la città sembra sprofondare in un vuoto senza spazio e tempo. Ebbene anche in questi casi non bisogna farsi scoraggiare, basta cambiare il punto di vista e invece di guardare in alto occorre cercare in basso i particolari che ci possono raccontare storie inedite sulla città. Ecco allora 5 luoghi dove guardare in basso, accomunati da una vena acquatica e dall’idea che a Mantova tutto è “narrazione” e “racconto”…

I ponti sul Rio

Il punto migliore per guardare in basso a Mantova sono proprio i ponti sul Rio che consentono un affaccio a destra e sinistra (tranne dove la tombatura del canale impedisce questo esercizio). Suggeriamo di partire dal ponte di San Francesco con il muro del convento e la casa liberty con il bovindo e i pilastrini che emergono dall’acqua. Poi al ponte di San Giacomo, chiuso da una cancellata vicino al Teatro Sociale e a quello di San Silvestro con la statua del santo. Oltrepassiamo le Pescherie (su cui torneremo a breve) e andiamo al ponte di via Massari e a quello degli Arlotti dove i muri raccontano storie di rifacimenti, discese al canale e forse vie di fuga adesso inutilizzate. Ma forse il punto migliore sono proprio le Pescherie e soprattutto quel piccolo balcone che, posto di fronte alla spiaggetta, consente chiudendo gli occhi di sentire “lo sciabordare delle lavandare” (le bugandere o lavandaie per i mantovani).

La base del campanile di Sant’Andrea

E’ uno dei passaggi segreti che i mantovani fanno ormai ad occhi chiusi senza accorgersi del regalo che gli è stato fatto. Un salto in pieno Medioevo a 2 passi dal rinascimento dell’Alberti. Ma oggi lo percorriamo invitandovi a guardare a sinistra in basso, appena entrati nel portone posto sull’atrio di S.Andrea. La sorpresa sta nel fatto che potete scorgere la base del campanile gotico, posta quasi allo stesso livello del piano della Basilica e staccata dalla facciata. E qui sorge la domanda, che non ha ancora trovato risposta univoca, sul motivo per cui non il campanile del 1413 non sia stato demolito all’atto della ricostruzione della chiesa.

Il fossato del Castello di San Giorgio

Un altro dei luoghi dove è più suggestivo guardare in basso che in alto è il fossato del Castello di San Giorgio. Qui l’acqua non è in movimento come nel Rio e in alcuni periodi dell’anno sembra trasformarsi in un prato dal verde acceso, quando viene colonizzato da quella pianta acquatica chiamata volgarmente “ranina” dai mantovani. Eppure il fossato accende curiosità e suggestioni: ci si chiede dove portano tutti i cunicoli che si aprono nelle mura (uno ospita addirittura una colonia di pipistrelli) ma soprattutto ce lo si può immaginare svuotato dall’acqua, come quando accolse Felice Orsini in fuga dalle carceri austriache che si buttò da basso inconsapevole di un atterraggio meno morbido del previsto (ma il lieto fine ci fu lo stesso).

Lo zoccolo di Palazzo Valenti Gonzaga

Passeggiare per via Frattini e per via XX settembre è un esercizio di storia urbana davvero imperdibile. Oggi però ci interessa il punto di vista dall’alto verso il basso e allora qui il punto migliore è all’altezza di Palazzo Valenti Gonzaga. Se infatti si riesce a staccare lo sguardo dall’imponenza della facciata e dal gioco di colori tra la pietra a vista e le incorniciature marmoree delle finestre, si può osservare la base del palazzo. Qui spuntano i diamanti marmorei che, a differenza del ben più famoso Palazzo dei Diamanti di Ferrara, caratterizzano la base del palazzo. Senza dimenticare di osservare anche i facciotti, costretti da secoli, a supportare i davanzali delle finestre e che potrebbero raccontare storie incredibili ai passanti che le vogliano ascoltare.

Porto Catena

Ancora acqua e ancora un luogo magico di Mantova: porto Catena. Qui il punto migliore è quel piccolo prato che conduce al bastione che costituisce uno dei due lati dell’imboccatura della darsena. Sedersi sulla sponda in marmo e guardare il porto invita a riflettere sul fatto che questo luogo era uno dei più vivaci della città. Qui arrivavano le merci e i viaggiatori e si potevano reperire informazioni di prima mano su quello che succedeva nel mondo. Qui si concretizzavano i sogni di Vincenzo Gonzaga di avere una flotta da guerra, costruita nel vicino arsenale. Qui c’erano più osterie che in ogni altra parte della città e facchini, marinai e signore che offrivano compagnia garantivano una vivacità difficile da trovare altrove. Un luogo da non perdere quando si voglia viaggiare senza muoversi di un passo.

Giacomo Cecchin

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