Ancora una volta ho il piacere di veder pubblicato un mio articolo su La Reggia, il giornale della Società per il Palazzo Ducale. Sull’ultimo numero infatti trovate una mia nota su Campane e campanili a Mantova nel 1917.
Qui di seguito trovate l’articolo pubblicato e anche il testo integrale e potete anche trovare l’archivio della Reggia a questo link.

Campane e Campanili: un censimento del 1917
Qualcuno dice che per capire se un cittadino mantovano è di “Mantova centro” occorre chiedergli se sente le campane della Basilica di S.Andrea. Se la risposta è positiva allora non si può sbagliare. Perché di campanili a Mantova ce sono molti (più delle torri che invece hanno subito in passato demolizioni o capitozzamenti) e di campane ancora di più. Ma quante sono davvero le campane delle chiese cittadine?
Forse non tutti lo sanno e, sono convinto, che ancora meno persone sappiano chi è Giuseppe Gerola. Partiamo dalla seconda domanda e alla fine dell’articolo risponderemo anche alla prima. Giuseppe Gerola (1877-1938) è uno storico italiano e funzionario statale che si trova a Mantova proprio nel dicembre del 1917 con uno speciale mandato per il salvataggio delle opere d’arte e per la protezione dei monumenti minacciati dalla guerra.
In effetti la città viene a trovarsi proprio nei pressi del fronte soprattutto dopo la rotta di Caporetto ed è abbastanza comprensibile che ci si preoccupi di cosa possa accadere se la linea del Piave non dovesse reggere l’urto dell’esercito austroungarico. Ma perché le campane e i campanili? Spesso le campane venivano fuse in tempo di guerra per farne cannoni e per questo quella di Rovereto a memoria dei caduti di tutte le guerre venne ricavata dai cannoni degli eserciti che avevano combattuto nella Grande Guerra.
Ecco cosa scrive lo stesso Giuseppe Gerola in un articolo dal titolo “Le Campane delle chiese di Mantova” pubblicato nel 1920 all’interno degli Atti e Memorie della Regia Accademia Virgiliana di Mantova a pag 201:
“Trovandomi nel dicembre 1917 a Mantova con speciale mandato del Ministero dell’Istruzione per il salvataggio delle opere d’arte e per la protezione dei monumenti minacciati dalla guerra, giudica opportuno, ad esaurimento dell’incarico affidatomi, di visitare tutti i campanili della città, per esaminarne le singole campane. La ricerca dovette esaurirsi in tutta fretta e tra mezzo e molte difficoltà, nelle poche ore di luce dei giorni 16 e 17”.
Proprio cent’anni fa dobbiamo pertanto immaginarci in un inverno che sarà stato sicuramente più duro di quelli attuali il dott. Gerola arrampicarsi sulle scale dei campanili della città per un suo personale censimento a futura memoria delle campane e delle epigrafi, delle sigle e degli stemmi che le decoravano. Chissà cosa lo spinse a questa impresa: non lo sappiamo ma siamo convinti che la ritenesse essenziale non solo per il fatto di dedicarle tempo in un momento in cui il nemico avrebbe potuto arrivare senza indugio a Mantova ma anche per quello che scrive egli stesso. Sempre dall’articolo citiamo “Quantunque io abbia limitato lo studio alle sole campane anteriori al secolo XIX, e di esse abbia tenuto nota soltanto delle epigrafi, delle sigle e degli stemmi, tralasciando le altre figurazioni di carattere sacro o puramente ornamentali, penso che quei miei appunti non siano forse privi di interesse, non foss’altro perché rappresentano il frutto di una ricerca sistematica che opportunamente gioverebbe estendere così ad altre città come al contado”.
Giuseppe Gerola pertanto procede in soli due giorni a censire tutte le campane dei campanili cittadini. Proprio tutte? In realtà si occupa solo dei campanili delle chiese officiate, comprese quelle che nel dicembre erano requisite dalle varie autorità militari (e sarebbe interessane risalire a quali fossero) mentre non prende in considerazione le torri campanarie delle chiese già soppresse. Proprio per questo mancano all’appello i campanili di San Domenico (il convento e la chiesa saranno demoliti nel 1926) e quello di San Francesco (adibito a polveriera).
Si censiscono invece le campane delle due torri civiche: quella del Palazzo del Podestà e quella della Torre dell’Orologio addossata al Palazzo della Ragione.
Ecco l’elenco dei 19 campanili riportato da Giuseppe Gerola in rigoroso ordine alfabetico con l’aggiunta delle due torri: s.Andrea, s.Apollonia, s. Barbara, s.Barnaba, s. Caterina, s.Egidio, s. Gervasio, s. Giuseppe dei Camilliani, s.Leonardo, s. Maria della Carità, s. Maria del Terremoto, s. Martino, s. Maurizio, s. Michele, s. Orsola, s. Pietro, s. Simone, s. Spirito, s.Teresa, Torre del Comune (Palazzo del Podestà), Torre dell’Orologio (Palazzo della Ragione). Ci sono due chiese che non sono ancora riuscito a collocare: San Giuseppe dei Camilliani (un ordine portato a Mantova dal vescovo Corti in pieno ‘800 e che era collocato all’ospedale, ma quale?) che sul campanile ha una sola campana del XIX secolo e San Michele che ha ben tre campane apparentemente senza iscrizioni ma datate 1856 e due del 1858. Con riferimento invece agli altri campanili ce se sono di più o meno evidenti: saltano naturalmente all’occhio il campanile del Duomo (che in effetti ricorda più una torre), quello gotico di s.Andrea o quello di s. Barbara mentre sono più difficilmente individuabili quelli di s. Maria della Carità, quello di s.Egidio o quello della Madonna del Terremoto.
Quest’ultimo presenta due particolarità: è forse l’unico campanile a vela della città e la campana dovrebbe presentare 6 finestrelle gotiche. Giuseppe Gerola scrive che risale al 1593 e riporta lo stemma di Tullio Petrozanni (sic! In realtà Petrozzani) primicerio di s.Andrea da dove forse proviene. Il campanile della Madonna del Terremoto lo si vede sbucare dai tetti, ponendosi sul lato sinistro della chiesa guardando la facciata.
La campana più antica è quella della Torre dell’Orologio: la data la fa risalire al 1286 e l’autore sarebbe un certo Luca di Venezia. Le  campane più recenti invece risalgono al 1896 e le troviamo a s. Barnaba e in s. Maurizio.
Interessante è anche osservare il numero di campane per ciascun campanile che denota in qualche modo anche l’importanza della chiesa. Vince questa particolare classifica la torre campanaria di San Pietro (ovvero del Duomo o Cattedrale) con 7 campane, mentre si piazza al secondo posto s. Barbara con 6 e in terza posizione s.Andrea con 5. Con meno campane in assoluto invece San Giuseppe dei Camilliani e la Torre dell’Orologio con una a testa.
Molto varie anche le epigrafi, gli stemmi e le iscrizioni che riportano il nome dell’autore della campana e tra questi il più prolifico è Giuseppe Ruffini da Reggio Emilia con 5 campane realizzate nel ‘700 (una per s. Barbara, due per san Barnaba, una per s. Martino e una per il duomo). Le epigrafi e gli stemmi invece di regola fanno riferimento ai committenti o alle classiche invocazioni per la protezione dai fenomeni atmosferici come ad esempio la grandine e i fulmini. La più frequente è “A FULGURE ET TEMPESTATE LIBERA NOS DOMINE”. Le campane infatti oltre ad essere utilizzate per battere le ore oppure suonate a stormo per chiamare a raccolta la popolazione o in occasioni di festa avevano sin dall’antichità anche una funzione antigrandine. Per questo soprattutto nelle zone agricole c’era l’usanza di suonare a distesa proprio alle prime avvisaglie dei temporali estivi o autunnali.
Due ultime curiosità: Giuseppe Gerola vede sicuramente nella cella campanaria del Duomo l’assenza di una delle colonnine che trasforma la trifora in bifora. Questa mancanza è dovuta non ad un terremoto come pensano i più ma proprio alla collocazione di una campana così grande da aver bisogno di quello spazio per suonare alla massima intensità. Il funzionario del ministero invece vede ancora libero il campanile di Santa Caterina oggi invece imprigionato da un condominio.
Forse a cento anni di distanza da questo censimento sarebbe il momento di tornare a salire sui campanili per verificare se ci sono state delle variazioni e censire anche le campane più recenti come quelle di San Giuseppe l’Artigiano, San Luigi e San Pio X. E’ vero però che la campane sono passate di moda ed è sempre maggiore il numero di persone che chiede che non suonino per dormire sonni tranquilli rispetto a quelli che vedono nello scampanio non solo un segno di festa ma anche una tradizione da conservare.