Mantova ha vinto il titolo di capitale italiana della cultura 2016. Dopo essere stata esclusa dalla corsa per la capitale europea della cultura (esclusa già alla prima selezione ed era il 15 novembre 2014, vinse poi Matera) oggi possiamo invece festeggiare. Ma a mio parere non dobbiamo vedere questo titolo come un riconoscimento di qualcosa ma come un invito a tornare ad essere quello che la città era nel suo passato: una vera piccola capitale. Se torniamo indietro al 1516 cos’era Mantova allora? Era una pedina centrale negli equilibri italiani: il marchese Francesco II Gonzaga, marito di Isabella d’Este, ha ancora 3 anni di vita davanti e il giovane figlio Federico, futuro marchese e primo duca, scalpita in Francia alla corte del re Francesco I. La città si appresta a vivere il passaggio generazionale e a passare dalla classicità di Mantegna e Albertiall’inventiva e creatività di Giulio Romano. Nel frattempo il futuro imperatore Carlo V diventa re di Aragona e di Castiglia. Sono tempi cruciali e Mantova era capitale senza aver bisogno che qualcuno le assegnasse il titolo. Adesso aspettiamo il programma di Mantova 2016 e puntiamo a riguadagnare l’orgoglio di tornare ad essere una vera capitale culturale.
Questo era l’editoriale che ho scritto nel 2014 e che sottoscriverei in toto anche oggi .
Mantova 1519
Come Mantova 1519?! E’ un refuso – penserà il lettore – è Mantova 2019. No, non è un refuso, la data è scritta in maniera corretta e, nel giorno in cui si compie la prima selezione tra le città candidate a capitale europea della cultura, noi vogliamo ricordare proprio la Mantova del 1519. Una Mantova antica che era già capitale europea della cultura, senza la necessità di un’attribuzione del titolo da parte di una giuria.
Mantova nel 1519 vede l’avvicendarsi al potere tra il marchese Francesco II e il figlio Federico II, dall’”artigiano” Andrea Mantegna si passa all’”imprenditore” Giulio Romano. Si chiude definitivamente il Medioevo e si apre la strada alla modernità.
La storia accelera e non solo a Mantova. Nel 1519 Carlo V è eletto a soli diciannove anni imperatore e la riforma luterana prende il volo. Nel 1519 muore Leonardo e con lui l’uomo vitruviano, misura del mondo, illusione che si spezza definitivamente con il sacco di Roma del 1527. Pensiamo a come questo si noti a Mantova nella differenza che corre tra l’eterno presente della Camera degli Sposi di Mantegna e il crollo vorticoso che rompe qualsiasi equilibrio della Sala dei Giganti di Giulio.
Per questo abbiamo titolato 1519, un anno fondamentale per Mantova, e che rafforza la candidatura celebrativa del 2019.
Sono convinto tuttavia che non possiamo aspettare il 2019 perché Mantova torni ad essere capitale della cultura. Occorre partire qui e ora, con progetti da realizzare nel 2014 e negli anni successivi. Progetti forti che coinvolgano i cittadini e le imprese facendo sì che la cultura diventi davvero una cosa viva e non uno sterile ritornello.
Se non partiamo da qui rischiamo che, anche se dovessimo vincere la gara, nel 2019 i turisti trovino una Mantova-Museo, e i mantovani continuino a vivere in una città-Brigadoon, che si sveglia per il Festivaletteratura e poi si riaddormenta in attesa di tempi migliori. Ricordiamoci cos’era Mantova nel 1519: abbiamo cinque anni per lavorare e tornare ad esserlo.
Editoriale pubblicato sulla prima pagina de “La Voce di Mantova di venerdì 15 novembre 2014