enrico_VI lettori questo blog lo sanno e gli altri porteranno pazienza. Il 25 ottobre, giorno dei santi Crispino e Crispiano non può passare senza un accenno alla battaglia di Agincourt.
Siamo nel periodo della Guerra dei Cent’anni e il re inglese Enrico V sbarca in Francia e dopo aver conquistato Harfleur è costretto a tornare in Inghilterra e si dirige verso Calais.
In un piccolo villaggio, Agincourt appunto, un esercito francese molto più numeroso degli inglesi decide di dare battaglia. L’esito sembra segnato ma ancora una volta la storia e soprattutto il coraggio degli uomini e di un re faranno la differenza.
Sarà la grande vittoria di Enrico V che, tuttavia, sarebbe rimasta una semplice nota nei libri di testo se William Shakespeare non l’avesse scelta come soggetto di uno dei suoi grandi drammi storici.
Una lezione di come lo storytelling fatto bene conquisti le persone che lo ascoltano.
Provate a leggere il prologo dell’Enrico V (nella versione utilizzata nel film di Kenneth Branagh) dove tutti gli strumenti dell’immaginazione vengono chiamati a raccolta.
CORO: Oh, avere una Musa di fuoco, che si levasse al più fulgido cielo dell’immaginazione… Un regno per palcoscenico, dei prìncipi come attori, e dei sovrani che assistono alla rutilante azione. Allora il bellicoso Enrico assumerebbe da par suo il portamento di Marte, e alle sue calcagna, come segugi al guinzaglio, la fame, il ferro e il fuoco smanierebbero per entrare in azione. Ma perdonate, gentili signori, le basse e pedestri menti che hanno l’ardire di voler rappresentare su questo indegno tavolato un argomento così grande. Questo palcoscenico può forse contenere le vaste vallate di Francia? Possiamo forse far entrare in questo cerchio di legno anche i soli elmi che quel giorno atterrirono l’aria di Azincourt? Dunque, perdonate; e lasciate che noi, zeri in questo grande conto, mettiamo in moto la vostra immaginazione, poiché sarà lei, ora, ad equipaggiare i nostri re, a condurli di qua e di là, saltando nel tempo, condensando le imprese di molti anni nel volgere di una clessidra. E a questo fine accoglietemi come Coro di questa storia, Coro che a mo’ di Prologo, implora da voi grande pazienza, perché ascoltiate e siate indulgenti col nostro spettacolo!

Qui di seguito l’originale inglese

Chorus
O for a Muse of fire, that would ascend
The brightest heaven of invention,
A kingdom for a stage, princes to act
And monarchs to behold the swelling scene!
Then should the warlike Harry, like himself,
Assume the port of Mars; and at his heels,
Leash’d in like hounds, should famine, sword and fire
Crouch for employment. But pardon, and gentles all,
The flat unraised spirits that have dared
On this unworthy scaffold to bring forth
So great an object: can this cockpit hold
The vasty fields of France? or may we cram
Within this wooden O the very casques
That did affright the air at Agincourt?
O, pardon! since a crooked figure may
Attest in little place a million;
And let us, ciphers to this great accompt,
On your imaginary forces work.
Suppose within the girdle of these walls
Are now confined two mighty monarchies,
Whose high upreared and abutting fronts
The perilous narrow ocean parts asunder:
Piece out our imperfections with your thoughts;
Into a thousand parts divide on man,
And make imaginary puissance;
Think when we talk of horses, that you see them
Printing their proud hoofs i’ the receiving earth;
For ’tis your thoughts that now must deck our kings,
Carry them here and there; jumping o’er times,
Turning the accomplishment of many years
Into an hour-glass: for the which supply,
Admit me Chorus to this history;
Who prologue-like your humble patience pray,
Gently to hear, kindly to judge, our play.

Per approfondire
La versione del prologo dell’Enrico V dal film Anonymous del 2011
La versione del prologo secondo Lawrence Olivier
Ed ecco quella del film di Kenneth Branagh

Il sito di Richard Olivier – http://www.oliviermythodrama.com

Giacomo Cecchin