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Il sagrato è “uno spazio antistante alla chiesa compreso nella zona consacrata” come dice il dizionario. In realtà a Mantova anche piazza Sordello va considerata sagrato del duomo (non per niente si chiamava piazza grande di San Pietro) e piazza Mantegna di S.Andrea ma a noi interessano di più quei piccoli slarghi che non sono piazze autonome ma rimangono strettamente legati alla chiesa che li sovrasta. Eccone 5 da scoprire e riscoprire tra le vie della città: qual è il vostro preferito?

Santa Carità

La chiesa risale al medioevo, come testimonia il campanile, ma l’edificio attuale è del 1613 e fu decorato nel settecento da un ciclo di opere di Giuseppe Bazzani. La caratterizza un piccolo sagrato, sopraelevato rispetto al piano di via Corridoni e chiuso da una cancellata. Oltre all’orientamento della chiesa parallelamente alla via, la sua particolarità è data dal fatto che è costellato di lapidi che lo trasformano in una piccola “Spoon river” mantovana che meriterebbe di essere maggiormente conosciuta.

Sant’Apollonia

Per chi passa da via Benzoni in direzione di via Salnitro la chiesa di Sant’Apollonia appare alla sua sinistra protagonista di un piccolo sagrato che regala un po’ di spazio alla facciata del 1781. Il titolo della chiesa in precedenza era S.Maria di Betlem poi diventato l’attuale che per i mantovani si trasforma in un’esclamazione tutta unita “Santapulonia”. Di fianco alla chiesa c’è il cinema Mignon, forse la prima sala d’essais della città.

Santo Spirito

La chiesa fu da sempre conventuale e lo ricordano alcuni degli affreschi rimasti che ricordano santi francescani. Il sagrato incorniciato tra due muretti consente di osservare meglio la facciata e presenta alcune lapidi che ricordano Vittorino da Feltre. Fu proprio in questa chiesa (rinnovata con un convento grazie a Paola Malatesta, la moglie del marchese che chiamò a Mantova Vittorino) che infatti fu sepolto l’umanista veneto nel 1468.

Santa Trinità

Forse il più piccolo tra i sagrati mantovani, ricavato nello spazio dovuto all’arretramento rispetto a via Ardigò della facciata della chiesa dei Gesuiti. La scelta di questa sede per l’edificazione della loro chiesa non fu casuale: infatti i padri gesuiti individuarono il punto più vicino al Palazzo ducale e al quartiere ebraico. Da un lato i padri potevano tessere relazioni con il potere, dall’altro convertire i giudei facendo quasi un porta a porta. Oggi sede dell’archivio di stato vi studiò anche San Luigi Gonzaga.

San Maurizio

Su questo piccolo spazio delimitato da colonnine e catene si apre la facciata molto mossa della chiesa di San Maurizio. Almeno tre curiosità vanno ricordate: la prima è che si può ancora vedere la scritta San Napoleone, quando la chiesa fu ridedicata al santo omonimo dell’imperatore durante l’occupazione napoleonica. La seconda che all’interno ci sono molte opere del seicento tra cui una santa Margherita di Ludovico Carracci. La terza che vi si trova anche la lapide sepolcrale di Giovanni dalle Bande nere, precedentemente nella demolita chiesa di San Domenico.

Giacomo Cecchin

#Mantova2016

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