
Mantova offre particolari che ai più sembrano poco interessanti e invece raccontano di un luogo a misura di viaggiatore. Basti pensare a quei palazzi del centro storico che, a fianco dei loro portali di ingresso, offrivano dei sedili per gli ospiti in attesa o semplicemente per i passanti bisognosi di riposo. Oggi pochi sfruttano questa possibilità vuoi perché si vive freneticamente e quando si cammina in città si ha sempre una meta ben precisa, vuoi per non essere guardati con sorpresa dai proprietari dei palazzi o dai condomini. Eccovi allora 5 palazzi dove potersi sedere durante le vostre passeggiate cittadine e osservare mercati, giardini o semplicemente la gente che passa (cinquina ispirata dagli amici Maria Cristina e Luciano che ringrazio).
Palazzo Cavriani – uno dei palazzi nobiliari ricostruiti nel settecento e tra i più grandi di Mantova. Ci sono tanti giorni dell’anno quante son le finestre del marchese Cavriani. Lo trovate in via Trento e l’imponente portale sormontato da un balcone offre ai due lati due sedili in pietra. Da qui si gode una splendida vista del giardino con la statua di Virgilio e i busti dei mantovani illustri che sembrano sentinelle a guardia del parco. Oggi purtroppo il palazzo è abbandonato in attesa di un compratore che lo riporti agli antichi fasti e il giardino ha visto giorni migliori. Basta però sedersi ai lati dell’ingresso e chiudere gli occhi per essere rituffati ai tempi che furono quando i marchesi Cavriani erano tra i più ricchi della città e il palazzo risuonava dei suoni di feste e banchetti.
Palazzo Bianchi (Vescovile) – questo palazzo ottocentesco costruito dalla famiglia Bianchi in piazza grande di San Pietro (attuale piazza Sordello) fu poi acquistato dal vescovo di Mantova che qui spostò l’episcopio prima posto di fianco alla cattedrale. L’origine laica del palazzo è dimostrata dalle statue di divinità che ne coronano la facciata e dai due telamoni o ercoli che ne affiancano l’ingresso reggendo il balcone. Proprio qui si trovano i due sedili che nelle belle giornate di sole consentono di osservare il mercato o semplicemente la piazza e la facciata di Palazzo ducale. Vi suggeriamo di provarli anche la sera durante le calme notti estive con le stelle e la luna che si specchiano nelle finestre del Palazzo del Capitano e invitano ad ascoltare le storie della città che, la tradizione vuole, sono numerose quanti i sassi che pavimentano lo slargo.
Palazzo Ippoliti – chi non ricorda quando qui c’era la sede della Gazzetta di Mantova (il quotidiano ne occupò i locali dal 1946 al 2008 prima dello spostamento in piazza Mozzarelli) ma forse non tutti sanno che fu anche sede della Federazione Fascista durante il ventennio. Il palazzo già presente in via Fratelli Bandiera nel ‘500 fu acquisito dagli Ippoliti (famiglia di Gazoldo che ne ricorda ancora il nome) nel seicento che lo portarono al massimo splendore. Anche qui come negli altri casi sotto il balcone che ne corona il portale d’ingresso stanno i due sedili. Forse queste sedute sono quelle che potrebbero raccontare più storie visto che sicuramente hanno accolto le terga di molti giornalisti, una professione che invita a raccogliere aneddoti, vicende e pettegolezzi.
Palazzo Barbetta – meglio conosciuto anche come Albergo Reale questo palazzo di via Cavour fu costruito nel 1782 dai marchesi Canossa, proprietari dell’omonimo palazzo. Fu il primo albergo moderno della città, con tutti i servizi che lo rendevano simile agli hotel che si trovavano nelle principali capitali europee (ivi compresa una ghiacciaia sotterranea ancora esistente alimentata da un’apertura che si trova nel vicino vicolo Albergo. Qui potete leggere ulteriori informazioni sull’edificio). Il marchese pensava in grande ma l’albergo chiuse dopo pochi anni perché troppo oneroso diventando carcere e poi palazzo privato. I sedili non sono così evidenti come negli altri casi ma i blocchi di marmo alla base delle colonne offrivano sicuramente un appoggio ai turisti in attesa delle carrozze.
Palazzo Sordi – è l’unico tra i palazzi citati ancora abitato dalla famiglia che lo costruì, i Sordi appunto. Edificato nel 1680 dall’architetto fiammingo Frans Geffels per volere del marchese Benedetto Sordi, tesoriere del duca Ferdinando Gonzaga di Nevers, il palazzo di via Pomponazzo presenta una splendida facciata che riporta insegne araldiche della famiglia e all’angolo destro (per chi guarda il frontone) il busto del committente. Anche qui ai lati delle colonne del portale che sorreggono l’immancabile balcone stanno i due sedili pensati per chi chiedeva (e forse chiede ancora) udienza a palazzo. Da notare che l’ingresso è in posizione asimmetrica rispetto alla facciata per aprirsi proprio di fronte all’attuale via Calvi, consentendo maggior agio alla vista di chi si affacciava dal poggiolo d’onore.
La foto dell’ingresso di Palazzo Cavriani è di Gianmaria Pontiroli che ringrazio.
Giacomo Cecchin
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