In occasione del 1° maggio possiamo provare a cercare in città vie o piazze che ricordano il lavoro. Nel medioevo quasi sempre i nomi dei luoghi rimandavano alle professioni che vi venivano svolte: basta pensare solo alle frezzerie a Venezia dove potevi trovare i fabbricanti di frecce. Anche Mantova non sfuggiva a questa regola e anche in tempi recenti, e senza nessuna imposizione dall’alto, c’era una via dove si erano localizzate la maggior parte delle agenzie di lavoro interinale (per i curiosi via Principe Amedeo e via Acerbi). Proviamo allora a cercare il 1° maggio le vie o piazze che ancora oggi ricordano i lavori che vi venivano svolti tra gioielli, pescivendoli e lattonai…Via Orefici – è una delle vie pedonali del centro storico dove le auto non passano nemmeno con il permesso. In una fila ininterrotta di edifici non si trovano palazzi signorili ma solo case mantovane e soprattutto molte vetrine che ricordano ancora l’aspetto fortemente commerciale del luogo. La via ricorda naturalmente il luogo dove si trovavano i gioiellieri (per gli amanti di Maigret basta ricordare il quai des orfevres dove ha sede la polizia parigina) e ancora oggi è rimasto almeno un negozio di orologiaio che tra l’altro aggiusta ancora gli orologi. Un’ultima cosa interessante è a metà della via, sulla destra andando verso la Camera di Commercio, sopra una delle vetrine si trova il simbolo di San Bernardino da Siena, molto presente a Mantova e che ricorda la predicazione della quaresima ad opera del frate francescano agli inizi del 1400.

Via Pescheria – è un’altra delle vie del centro di Mantova che rimanda ad attività commerciali. Si ricorda infatti che qui stazionavano i pescivendoli, ancora in anni non lontani, che vendevano la loro merce sotto i porticati costruiti da Giulio Romano. I pescatori potevano arrivare con le loro barche direttamente qui per vendere il pescato. Non dimentichiamo inoltre che a fianco delle pescherie c’erano anche le beccherie, ovvero il macello costruito anche questo da Giulio Romano e demolito poi alla fine del 1800. Il Rio consentiva di smaltire gli scarti delle lavorazioni e chissà quali effluvi salivano dalle sue acque. La zona venne pesantemente modificata quando si demolì anche il convento di San Domenico, uno dei più grandi di Mantova, lasciando solo il campanile. A ricordo del mercato del pesce c’è tuttora un pescivendolo attivo nella via.

Via Massari – il nome attuale è una storpiatura di mazari, dovuta alla risistemazione dei nomi delle vie di Mantova ordinata dal Governo austriaco nel 1786. I mazari erano infatti dei panettieri che avevano le botteghe in questa via. Si tratterebbe dei fornai che esercitavano l’arte di confezionare il pane biscotto. La via è assolutamente da percorrere per passare su uno dei ponti che scavalcano il Rio, quello che ha mantenuto la sua struttura medievale, da cui si gode una splendida vista del vicolo Sottoriva e dei portici delle Pescherie. Ultime due curiosità: chi scende in direzione di via Frattini, scavalcato il ponte si trova sulla destra un edificio con i caratteristici merli ciechi dovuti a Luca Fancelli (qui li trovate elencati nella cinquina di riferimento). La seconda è invece che la via è una delle salite mozzafiato che si trovano a Mantova: non ridete e provate a farla di gran carriera verso via Corridoni: mi saprete dire.

Piazza Erbe – è la piazza del mercato della frutta e della verdura che ospita tuttora il mercato del giovedì mattina. Come in tutte le città e il luogo che da sempre offre il materiale per le foto da cartolina. Questa piazza in origine si allargava fino ad inglobare lo spazio del palazzo del Podestà e di piazza Broletto. Fu proprio la costruzione del Palazzo comunale a suddividere gli spazi. Sulla piazza fronteggia pertanto la facciata del Palazzo del Podestà (detto vecchio e costruito nel 1227), la facciata del palazzo della Ragione (detto nuovo perché del 1250) la Torre dell’Orologio e i portici che chiudono il lato della Basilica di S.Andrea. Fino agli inizi del 1900 la piazza si spingeva fino ai portici delle case che fiancheggiano la bottega del mercante Boniforte: la Rotonda di San Lorenzo infatti era inglobata nelle case del Ghetto e non esisteva la scalinata. E’ una delle piazze più frequentate dai mantovani.

Sottoportico dei Lattonai – chissà quando riaprirà questo spazio con il suo scalone medievale coperto che conduce al piano nobile del Palazzo del Podestà (il suo aspetto dovuto a restauro ricorda lo scalone del cortile del museo del Bargello a Firenze). Speriamo che riapra presto anche perché è una delle scorciatoie urbane più utilizzate dai mantovani e uno dei luoghi più frequentati dai turisti. Immancabile la foto davanti alla cancellata provando a schivare la pioggia di guano dei piccioni che frequentavano il il Palazzo completamente vuoto. Il cortile del Palazzo del Podestà è da sempre conosciuto come sottoportico dei lattonai, perché sembra che qui lavorassero questi artigiani. Si tratta di un voltone che, seppure ricostruito come si diceva, sa molto di Medioevo e costituisce uno dei luoghi più pittoreschi della città.

Giacomo Cecchin

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