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I Gonzaga furono da sempre appassionati di caccia e per questo prediligevano tra gli animali i cavalli, i falconi e i cani. Li troviamo rappresentati in molti affreschi e in numerosi dipinti (senza dimenticare il famoso cortile dei cani con la sepoltura di una delle cagnette predilette di Isabella d’Este). Oggi ci occupiamo proprio di questi ultimi provando a vedere quanti ce ne sono nella Camera degli sposi che è ricchissima di animali. Per questa cinquina tuttavia ci concentriamo sui cani andando a proprio a cercarli sulle pareti e sulla volta della camera affrescata da Andrea Mantegna. In realtà se li contiamo sono di più ma andiamo per razze e tipologie e recuperiamo così il nostro prediletto numero 5 tra cani preferiti, cani da caccia e cani infernali.

Rubino – partiamo proprio da lui, il cane preferito del marchese Ludovico II Gonzaga rappresentato nella scena dove tutta la famiglia è riunita. E’ l’unico di quelli all’interno della stanza di cui conosciamo il nome. Non si capisce bene di che razza sia ma potrebbe essere anche uno di quei meticci (o bastardi con un termine meno elegante) quasi sempre più svegli e affettuosi dei cani di razza. La dimostrazione dell’affetto del Marchese per Rubino viene non solo dal fatto di aver deciso di farlo rappresentare nella Camera degli Sposi e proprio sotto la sedia del suo padrone, ma anche dalle citazioni che Ludovico II gli riserva nelle lettere. Fa sorridere che sia scomparsa la memoria di molti dei nomi dei personaggi umani che affollano gli affreschi sulle pareti mentre non abbiamo dubbi sull’identità del miglior amico del Gonzaga.

Cane Spinone – di questo cane conosciamo la razza ma non il nome: si tratta di uno spinone, probabilmente in una delle sue prime rappresentazioni in pittura. Lo troviamo sulla parete della scena dell’incontro che appare dietro le gambe di Ludovico II, fasciate da calze multicolori. Anche questo doveva essere uno dei cani preferiti dal marchese visto che lo accompagna in un viaggio così importante come quello verso Milano. Inoltre queste continue rappresentazioni del miglior amico dell’uomo, assurto a simbolo di fedeltà assoluta, sono sicuramente da considerare anche un rimando iconografico a questa virtù che per il marchese era fondamentale. Lo spinone è il più vivace tra tutti i cani della Camera degli Sposi e talmente realistico che vien voglia di lanciargli un bastone per giocare con lui.

Cane corso – sempre sulla parete dedicata alla scena dell’incontro, troviamo ancora cani di razza. Partiamo dai due più vicini all’angolo che sembrano essere esemplari di cane corso o in ogni caso di tipo molossoide. In questo caso sono i servitori del marchese a tenerli al guinzaglio pronti a liberarli in caso di necessità. Uno dei due guarda proprio verso il centro della stanza mentre dell’altro si vede solo la parte posteriore. Orecchie diritte e sguardo fiero in attesa di ricevere un ordine o di essere lanciato all’inseguimento di qualcosa o qualcuno in difesa del marchese di Mantova. Una curiosità è quella che vede il cane che guarda nella stanza appoggiare la zampa sopra il finto zoccolo, aumentando ancora di più la sensazione di tridimensionalità data dalla tecnica della prospettiva applicata da Mantegna.

Gli alani – proprio tra la porta e la finta colonna dipinta troviamo altri due cani al guinzaglio di cui non conosciamo il nome ma che potremmo identificare con due alani. Ancora un tipo di cane che poteva essere dedicato alla caccia, alla guardia o semplicemente per assicurare nobiltà ed eleganza al seguito che accompagna il marchese Ludovico II verso Milano. I due esemplari sono entrambi rivolti verso l’interno della Camera e mentre uno sembra osservare attento la situazione, con una zampa che fuoriesce dallo spazio dipinto per appoggiarsi sul finto zoccolo, l’altro da segni di vivacità, muovendo il muso verso l’alto in uno di quegli atteggiamenti tipici dei cani quando si scrollano dopo una lunga immobilità. Un terzo alano lo troviamo anche nelle lunette della volta: è quello rappresentato in una delle imprese più note dei Gonzaga, quella del cane retrospiciente (il cane che guarda indietro) dove i colori bianco (cane), verde (prato) e rosso (sfondo) richiamano i colori araldici della famiglia e le tre virtù teologali.

Cerbero – l’ultimo cane da cercare nella camera degli Sposi è un cane che appartiene al repertorio iconografico della mitologia e alla Divina Commedia. Si tratta di Cerbero, il cane infernale a tre teste. Lo troviamo in due scene delle vele dipinte da Mantegna sulla volta e che rappresentano i miti di Arione, Orfeo e Ercole. Proprio questi due ultimi personaggi sono messi a confronto con Cerbero. Orfeo lo ammansisce con il suo canto e la sua musica quando scende all’inferno per recuperare la sua amata Euridice. Ercole invece lo cattura durante la sua dodicesima e ultima fatica per portarlo a Micene da Euristeo e poi rimetterlo al suo posto come guardiano. Una curiosità è che questo mito viene rappresentato anche da Giulio Romano nella sala dei cavalli di Palazzo Te, in uno dei finti bassorilievi in bronzo posti in alto, all’interno dell’architettura dipinta.

Giacomo Cecchin

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