Il Palazzo ducale di Mantova è “una città nella città” secondo la celebre definizione che Baldassarre Castiglione attribuisce in realtà al palazzo di Federico da Montefeltro a Urbino. Eppure la reggia dei Gonzaga è proprio uno spazio a sé stante, costruito nei secoli collegando edifici un tempo isolati e realizzando l’attuale insieme labirintico di più di 35.000 metri quadrati. Una delle immagini che meglio offre questa idea del Palazzo ducale di Mantova è quella che si trova nella veduta a volo d’uccello della mappa realizzata alla metà del 1600 da Gabriele Bertazzolo. Lì si vedono anche le porte che chiudevano gli accessi alla corte che, pensate un po’, erano 5. Allora proviamo a riscoprire queste cinque porte del Palazzo ducale che si possono ancora individuare passeggiando attorno al perimetro della reggia dei Gonzaga.
Voltone del Palazzo del Capitano – E’ l’ingresso più antico al complesso di Palazzo ducale e si apre al centro del Palazzo del Capitano, la parte più alta e merlata del complesso gonzaghesco che affaccia su piazza Sordello. Da qui si accedeva al cortile principale della reggia (attuale piazza Lega Lombarda ma per tutti i mantovani meglio nota come piazza Pallone) e tramite una scala in legno addossata al muro si saliva al primo piano entrando dalla Sala di Pisanello. Un modello in legno posto di fronte agli affreschi riscoperti negli anni ’70 del secolo scorso presenta un’ipotesi ricostruttiva della scala. Nell’arco del voltone sono dipinti cimieri con stemmi gonzagheschi risalenti al periodo quattrocentesco.
Vòlto di Piazza Castello – questo ingresso viene realizzato nella seconda metà del cinquecento per accogliere l’arrivo a Mantova di Filippo II di Spagna. L’avvenimento è rappresentato in uno dei cosiddetti “Fasti di Tintoretto”, gli 8 grandi teleri commissionati dal duca Guglielmo per l’appartamento grande di Castello e oggi conservati a Monaco di Baviera. Questo ingresso fa parte della risistemazione del cosiddetto prato di Castello, area destinata alle manovre militari e che viene circondata da un portico a serliane chiuso dall’emiciclo che introduce al Castello di San Giorgio. L’ingresso è decorato con architetture dipinte ed è stato intitolato a Gabriele D’Annunzio per ricordare una sua sosta mantovana.
Vòlto oscuro – E’ forse il più difficile da individuare ma il Vòlto oscuro racconta una delle storie più terribili del Palazzo ducale. Partiamo dalla sua ubicazione: lo trovate di fianco al fossato del Castello di San Giorgio, a sinistra (avendo alle spalle il ponte) ed è chiuso da un cancello. Il Vòlto oscuro conduce alla piazzetta di Santa Barbara passando sotto la Sala dei Marchesi e dei Capitani (Appartamento Grande di Castello), sotto il Salone di Mantova, infilandosi tra il corridoio del Bertani e la Basilica palatina collegati da piccolo cavalcavia di collegamento. Per chi invece guarda la chiesa di Santa Barbara lo individua proprio sulla sinistra della facciata nell’angolo verso piazza Castello. E veniamo ora alla storia terribile per il Palazzo ducale, i Gonzaga e per la città di Mantova: da qui entrarono i Lanzichenecchi per dare inizio al sacco della città nel 1630 e ancora oggi mette i brividi pensare a questa fiumana di soldati che infilandosi in questo stretto passaggio metteranno a ferro e fuoco Mantova uccidendola (qui potete scoprire come anche le città abbiano una data di morte).
Via Rubens – E’ difficile che i turisti si accorgano che questo era uno degli ingressi a Palazzo ducale. Oggi infatti sembra una semplice via con le auto parcheggiate. Forse solo il fatto che i due palazzi che la fiancheggiano sembrano avere una struttura coerente potrebbe aiutare il passante. Eppure proprio questo era uno degli accessi più importanti al Palazzo ducale visto che fiancheggiava la lista di case destinate ai canonici e ai religiosi al servizio della Basilica palatina di Santa Barbara e consentiva di arrivare proprio al centro della Reggia. Percorrere la via in direzione di piazza Paradiso offre una sensazione strana, con i giardini di Piazza Pallone che si aprono sulla sinistra e la discesa verso la chiesa del Duca Guglielmo, incorniciata dal retro della Domus Nova, dalla loggia con torretta e dalle finestrelle che si aprono sul voltone e che pochi sanno appartenere all’appartamento dei Nani.
Via Teatro Vecchio – un’altra delle porte di Palazzo ducale che oggi è difficile vedere come tali. Si tratta infatti della via che prende il nome da uno dei tanti teatri della reggia gonzaghesca, smantellato dagli austriaci durante il primo assedio napoleonico a Mantova. Ne rimangono delle tracce all’interno della Galleria nazionale dei Vigili del Fuoco e nella locanda della Fragoletta, un’attrice in pensione amica del padre di Giacomo Casanova e dove alloggiò l’avventuriero veneziano e il commediografo Carlo Goldoni. Questo accesso che parte da piazza Arche nei pressi della torre di S.Alò presenta un’altra curiosità: ci trovate una delle salite “mozzafiato” di Mantova, protagoniste di un’altra cinquina che trovate qui.
Giacomo Cecchin
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