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Mantova è una città il cui centro storico sembra ancora come ai tempi del Rinascimento. In realtà molte cose sono cambiate a partire per esempio dalla demolizione delle mura nel secolo scorso. I cambiamenti sono legati alle motivazioni più diverse come ad esempio per la cinta muraria la volontà di allargare la città, o danni da bombardamenti come per il ponte dei Mulini o a progetti di miglioramento urbano come nel caso del Rio ma soprattutto delle demolizioni del Ghetto. Proprio di queste ultime parliamo nella cinquina di oggi che affronta la storia del quartiere riservato agli ebrei che costituiva nei secoli scorsi il centro finanziario della città visto che il divieto per i cristiani del prestito ad interesse (ostacolo superato dai francescani con l’invenzione del Monte di Pietà). Ecco allora 5 luoghi da riscoprire prima e dopo lo sventramento del ghetto ebraico.

Rotonda di San Lorenzo – oggi pochi tra i turisti (ma forse anche tra i mantovani) sanno che la Rotonda di San Lorenzo scomparve per oltre tre secoli inglobata tra le case del Ghetto ebraico. La chiesa viene chiusa nel 1580 per volere del duca Guglielmo Gonzaga che giustifica la cosa con il fatto che gli strepiti del mercato di piazza Erbe disturbassero la celebrazione della messa. La Rotonda diventa pertanto da luogo di culto un “centro commerciale”, viste tutte le attività economiche e i negozi che si trovano attorno al cortile (oggi la parte centrale circondata dalle colonne con la cupola ricostruita). Ecco perché inseriamo questa chiesa romanica tra i luoghi finanziari. Due curiosità: conosciamo i nomi degli abitanti del “condominio” della Rotonda grazie al catasto Teresiano e ci troviamo anche un Moisé Ariani (un ossimoro che farebbe sorridere se non ci fosse stata la Shoah). La seconda è che il nome di piazza Concordia deriva dall’abbattimento dei cancelli del ghetto e dalla ritrovata “concordia” tra gentili ed ebrei.

Monte di Pietà – si possono ancora trovare tracce del Monte di Pietà a Mantova in via Giustiziati. Si tratta dell’edificio che fa angolo con via Dottrina Cristiana e oggi occupato da un ‘attività commerciale che fa rima con pietà. Il monte viene fondato dai francescani, grazie alla predicazione del beato Bernardino da Feltre, ed è uno dei primi in Italia (1484). Si tratta di un’invenzione dei frati di San Francesco per contrastare la piaga dell’usura e dell’indebitamento delle classi più povere. Da sempre i francescani avevano una predicazione centrata sulla guerra agli usurai e famose furono le omelie di S.Antonio da Padova in tal senso. Grande intelligenza dell’ordine fu anche quella di scegliere una collocazione all’interno della città che garantisse i maggiori vantaggi e la massima visibilità. Per questo a Mantova il Monte di Pietà fu collocato proprio ai margini del Ghetto: in questo modo si potevano intercettare clienti che si recavano nel quartiere ebraico per chiedere dei prestiti.

Camera di Commercio – è uno dei tre edifici che nascono dal progetto di “risanamento” del Ghetto di Mantova che ha fatto perdere alla città uno dei suoi luoghi più caratteristici. L’idea era proprio quella di creare un centro economico (una specie di city) nel centro cittadino e quale miglior sede per la Camera di Commercio che si spostava dalla storica sede di Piazza Broletto (si possono ancora vedere i capitelli dei portici con il simbolo camerale). Il progetto è dell’architetto Aldo Andreani ed è una rivisitazione liberty in senso eclettico con riferimento al medioevo, scelta di materiali eterogenei e grande impiego di ferro battuto. E’ un edificio di grandi contrasti: spazi pubblici enormi come la loggia del Grano destinata al mercato e lo scalone trionfale che conduce alle sale dedicate a presidente, segretario e consiglio con affreschi studiati nei minimi dettagli dall’architetto mantovano. Spazi minimali e ridottissimi per gli impiegati della Camera di Commercio, ambienti destinati al lavoro e non alla rappresentanza.

Banca d’Italia – la Banca d’Italia ha chiuso i battenti a Mantova dal 2009. Oggi per fortuna è stata acquisita da un’importante società mantovana che ne ha fermato il declino. La collocazione in quest’area segue quella della Camera di Commercio e del consorzio di bonifica (di cui parliamo nella prossima voce). Un edificio fondamentale per il centro di Mantova realizzato dall’architetto Moretti di Milano tra il 1914 e il 1923 con chiara ispirazione modernista e con una logica di organizzazione degli spazi che segue quella adottata da Andreani per l’edificio camerale. Gli spazi pubblici sono curati nei minimi dettagli con scelta di marmi particolari, lampadari di Venini e decorazioni originali. Stesso dicasi per gli ambienti riservati al direttore a al cassiere non solo come uffici ma anche come alloggi che si trovavano all’ultimo piano. Sistemazioni spartane e minimaliste invece per gli uffici e per la parte del seminterrato dove si trovava il caveau. L’importanza dell’edificio della Banca d’Italia è sottolineata non solo dall’altezza ma anche dal fatto che occupa due isolati, con il portale ad aprirsi sulla via che separa la Camera di Commercio dal Consorzio di Bonifica.

Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po – è uno dei tanti edifici che i Consorzi di bonifica hanno nel centro città (basti pensare ad esempio al palazzo del Consorzio di Bonifica Sud Ovest – ora Territori del Mincio – in piazza Broletto dove esiste ancora una splendida cartina 3 D nella sala del Consiglio al primo piano. La sede si è spostata in via Principe Amedeo). Questo edificio appartiene al Consorzio di bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po e viene costruito nello stile degli edifici degli inizi del secolo scorso. Anche qui decorazioni studiate nei minimi dettagli per una istituzione fondamentale per Mantova. Oggi infatti sembra che ci ricordiamo dei consorzi di bonifica solo quando ci arriva il bollettino da pagare ma in realtà la loro attività è fondamentale almeno dai tempi del Comune e dei Gonzaga per evitare che il territorio vada sott’acqua. Una curiosità è l’enorme spazio destinato a balcone che occupa un intero angolo al primo piano dell’edificio e sarebbe perfetto per un cocktail party.

Giacomo Cecchin

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