La Rotonda di San Lorenzo è la chiesa più amata dai mantovani e la più frequentata dai turisti.
E’ un elemento inconfondibile della cartolina più famosa di Mantova eppure per almeno tre secoli scomparve dalle mappe e dalla vista dei viaggiatori che passavano per la città.
Ne parliamo nella cinquina numero 23 del libro Mantova, 5 cose che so di lei, evidenziando alcune date che hanno cambiato la storia di questo “meteorite” romanico in un piazza gotica e rinascimentale.
Provate a immaginare se fossero esistiti i selfie a partire dalla fine del 1500. Ebbene la Rotonda non sarebbe entrata nelle fotografie scattate da Rubens, dai Mozart o da Dickens che invece avrebbero visto i portoni del Ghetto ebraico.
La prossima volta che passate davanti alla scalinata più amata dai bambini mantovani provate a immaginare Piazza Erbe senza la Rotonda. Scommetto che non ce la fate ma pensate che per tre secoli lì c’erano delle botteghe e di San Lorenzo rimaneva solo una cappella in Sant’Andrea e la dedicazione della parrocchia.
Ci sono alcuni punti nelle città dove bisognerebbe mettere una stella con la direzione in cui guardare. A Mantova io la vedrei bene ,, una stella, dietro la Rotonda di San Lorenzo, quasi all’inizio di via Bertani.
Qui se guardate verso la facciata della Basilica di Sant’Andrea potete fare un viaggio nel tempo in una Mantova che si rivela un palinsesto, una stratificazione che nei secoli ha creato un’unicità irripetibile.
Si parte dall’epoca di Matilde di Canossa e si arriva al tardo barocco della cupola di Sant’Andrea e a Mozart. Se non vi siete mai fermati ad osservare questo scorcio, andatelo a cercare la prossima volta che passate di lì: non riuscirete più a passare senza fermarvi almeno un momento.
Eccovi allora i 5 particolari per fare un viaggio del tempo in verticale. Continua a leggere →
Mantova è una città il cui centro storico sembra, in alcune zone, ancora come ai tempi del Rinascimento. In realtà molte cose sono cambiate a partire per esempio dalla demolizione delle mura nel secolo scorso. I cambiamenti sono legati alle motivazioni più diverse come ad esempio per la cinta muraria la volontà di allargare la città o a progetti di miglioramento urbano come nel caso del Rio ma soprattutto delle demolizioni del Ghetto. Ecco alcuni spunti per un percorso nella zona del quartiere riservato agli ebrei che costituiva nei secoli scorsi il centro finanziario della città, visto che il divieto per i cristiani del prestito ad interesse.
La Rotonda di San Lorenzo è la chiesa più amata dai Mantovani e la più frequentata dai turisti. E’ una chiesa (non un battistero) con una storia millenaria che offre tantissimi spunti per raccontare le vicende e i personaggi che hanno calcato le vie e le piazze di Mantova: da Matilde di Canossa a suo padre, dal duca Guglielmo a Charles Dickens per finire con Padre Celestino Battaglia che pochi conoscono ma che è fondamentale per capire come oggi possiamo ancora godere della Rotonda. Io vi propongo le mie 5 date fondamentali nella storia della Rotonda di San Lorenzo come le trovate sulla pagina Mantovagando dell’ultimo numero della rivista MCG (qui potete sfogliare tutto il numero). Continua a leggere →
I Sacri Vasi sono il fondamento della storia di Mantova non solo dal punto di vista religioso ma anche economico: nell’804 questa piccola cittadina sulle rive del Mincio (fino a quel momento nota per aver dato i natali a Virgilio) riceve la visita del papa Leone III, una notazione nei diari di Carlo Magno e la trasformazione in diocesi (anche se non abbiamo documenti ufficiali). Tutta Mantova ci racconta la storia dei Sacri Vasi che trova il suo culmine nella cripta della basilica di Sant’Andrea.
Giacomo Cecchin porta Mantova Segreta sulle tracce della reliquia più importante della cristianità da Santa Maria del Gradaro alla Rotonda, dalla Basilica di Sant’Andrea al Duomo per chiudere nella basilica palatina di Santa Barbara e nella sede della Compagnia del Preziosissimo Sangue. Qui potete vedere l’intera puntata mentre a questo link potete invece guardare tutte le puntate già andate in onda.
Di seguito trovate invece l’incipit della puntata e l’elenco di quelle già pubblicate su questo sito.
Bentornati a Mantova Segreta, un modo diverso per scoprire questa nostra città che è unica al mondo. E oggi parliamo proprio di una di queste singolarità che è la presenza a Mantova del Sangue di Cristo, la reliquia più importante della cristianità. Continua a leggere →
Per i residenti le città italiane sono immobili. A questa regola non sfuggono i mantovani che si lamentano di questo immobilismo salvo poi lamentarsi ancora di più quando lo si rompe (e purtroppo a ragione visto il caso avvenuto in Piazza Sordello!). Eppure Mantova è cambiata nei secoli e si può fare un gioco divertente provando a mettersi nei panni dei turisti dei secoli passati per vedere o non vedere quello che c’era in città. E visto che oggi è la notte di San Lorenzo proviamo a giocare con la Rotonda di San Lorenzo. Piazza Erbe sembra scolpita nei secoli eppure la Rotonda non c’era prima del 1083, scompare coperta dalle case alla fine del 1500 e riappare come per magia agli inizi del 1900.
Mantova è una delle tante città che facevano parte dei dominii di Matilde di Canossa e come le altre non amava la Gran Contessa. Nella puntata di Mantova Segreta del 21 novembre (la potete vedere qui mentre a questo link potete invece guardare tutte le puntate già andate in onda.) Giacomo Cecchin vi porta sulle tracce di Matilde a Mantova con alcune sorprese come un ‘immagine della Gran Contessa bambina in Sant’Andrea, la salita al matroneo della Rotonda e una chiusura in gloria con la birra di Matilde e il brindisi al Teatro delle Birre.
Nel frattempo eccovi l’incipit della puntata. “Bentornati a Mantova Segreta, la trasmissione che vi spiega come scoprire una Mantova diversa basta sapere dove guardare e cosa cercare. Oggi vorremmo seguire le orme di Matilde di Canossa la Gran Contessa. Siamo nell’XI secolo quando i Canossa sono arrivati al massimo del loro potere e quando hanno deciso di trasformare Mantova nella loro città d’elezione abbandonando il castello di Canossa sugli appennini reggiani. Nei dintorni di Mantova fondano nel 1007 il Monastero di San Benedetto in Polirone e qui tengono la loro corte. E proprio qui nasce Matilde nel 1046. E oggi partiamo da piazza Matilde di Canossa con una curiosità che il precedente nome del luogo era Piazza del Canossa ma non per la gran Contessa ma per questo splendido palazzo della famiglia Canossa dove possiamo vedere i due cani che sorvegliano l’ingresso come un vero e proprio stemma parlante. Li si vede anche sul bugnato del palazzo costruito nel XVII secolo. Una famiglia quella che costruì il palazzo che non era discendente di Matilde visto che lei morì senza figli. Il cambio di nome fu voluto per ricordare la Gran Contessa. Ma partiamo dall’inizio, dalla nascita di Matilde e andiamo in Sant’Andrea.” Continua a leggere →
La giornata della memoria può essere una bella occasione per una passeggiata nella zona dell’ex ghetto ebraico di Mantova. Tra l’altro si tratta di una zona molto centrale e che, negli anni, è diventata un’area residenziale molto apprezzata. Nelle piccole piazze e nei vicoli infatti si respira ancora l’atmosfera di quando il Ghetto era una delle zone più vivaci di Mantova con i suoi vicoli e le facciate particolari delle quali rimane traccia nell’attuale Casa del Rabbino. Purtroppo molto è andato perduto e solo grazie alle vecchie foto si può intuire come fosse la vita nel quartiere ebraico. Per questo vi suggerisco questo itinerario in 5 punti che vi porta a scoprire storie e curiosità del Ghetto di Mantova.
* nell’itinerario non è compresa l’ultima Sinagoga rimasta in città che, dopo essere stata smontata, è stata rimontata in via Gilberto Govi.
La Rotonda di San Lorenzo – può sembrare strano partire dalla Rotonda per un itinerario ebraico a Mantova. Eppure quando il tempio matildico fu chiuso dal duca Guglielmo Gonzaga alla fine del 1500, fu inglobato nelle case che entrarono a far parte del Ghetto nel 1610. Per chi volesse approfondire suggerisco di leggersi gli estratti del catasto teresiano dove si possono recuperare i nomi e le attività di chi abitava case e botteghe ricavate negli spazi della Rotonda. Uno di loro si chiamava Moisè Ariani che, se non ci fosse stata la tragedia della Shoa, sarebbe un improbabile e divertente ossimoro. Uno dei portoni d’ingresso al Ghetto si trovava proprio a fianco delle case che avevano inglobato la Rotonda.
Piazza Concordia – il nome antico della Piazza era piazza dell’Aglio perché qui si teneva il mercato ebraico della frutta e della verdura, speculare rispetto a quello cristiano di Piazza Erbe (così come l’attuale Via Spagnoli era via degli Orefici ebrei in linea con la via degli Orefici tuttora esistente). Il suo nome cambiò nel gennaio del 1798 (era il 21 gennaio per precisione) quando i francesi decisero l’abbattimento dei portoni del Ghetto e li bruciarono proprio in questa piazza che divenne piazza Ghetto. L’ultimo cambiamento toponomastico risale invece al 1867 quando in virtù dell’impegno degli ebrei nelle lotte per il Risorgimento italiano le venne attribuito il nome di Concordia, a celebrazione di una rinnovata intesa tra ebrei e cattolici. Una particolarità era che questa piazza era l’unica presente all’interno del Ghetto, le piazze attuali Bertazzolo e Sermide sono frutto di demolizioni.
Via Dottrina Cristiana – un’altra stranezza per un Ghetto Ebraico. Pensato ad un ebreo in vacanza che scrive una cartolina a casa e deve scrivere nell’indirizzo via Dottrina Cristiana, robi da mat direbbero a Mantova. Eppure la via mantiene il nome che le era stato dato nel 1595 quando venne creato in questo luogo un oratorio dedicato alla Dottrina Cristiana dal vescovo Francesco Gonzaga. Successivamente fu anche chiamato vicolo del Monte di Pietà, la banca dei francescani, che si trovava proprio dove oggi c’è il negozio di detersivi. Vicolo Dottrina Cristiana è uno dei pochi vicoli quasi perfettamente rettilinei del centro di Mantova e divideva perfettamente il Ghetto ebraico dall’Isola degli Studi dei Gesuiti (oggi Archivio di Stato, Biblioteca Teresiana e Liceo Virgilio).
La Mezuzah – è l’unico segno di questo tipo ancora visibile. Bisogna imboccare vicolo Norsa da Piazza Bertazzolo. Nello stipite destro della prima porta a sinistra si vede un piccolo incavo ricavato nel marmo, a due terzi d’altezza. Si tratta dello spazio dove veniva inserita la Mezuzah, ovvero un piccolo astuccio contenente l’inizio della preghiera dello Shema. E’ una tradizione che ricorda l’ultima delle 10 piaghe d’Egitto, quando gli ebrei dovettero segnare con il sangue dell’agnello le porte di casa per avvertire l’angelo della morte di passare oltre e non uccidere i primogeniti. Di regola chi entra in casa tocca la mezuzah con le dita in segno di rispetto per la Torah di cui contiene passi. Per approfondire potete leggere la pagina di Wikipedia.
La Casa del Rabbino – è una delle poche case del Ghetto ebraico ad aver mantenuto pressoché intatto il suo aspetto originale. Si trova al numero 54 di via Bertani e la sua parte più caratteristica è la facciata, non solo per lo splendido balcone in ferro battuto ma anche per i bassorilievi, posti tra le finestre del piano terra e del primo piano che rappresentano vedute architettoniche di città. Il nome di Casa del Rabbino deriva dalla tradizione che vi abbiano abitato le famiglie dei capi religiosi della Comunità
ebraica mantovana. Il palazzo fu probabilmente ricostruito dopo il Sacco di Mantova del 1630 e ricorda nello stile delle decorazioni della facciata altri edifici del centro città costruiti in epoche analoghe come Palazzo Sordi o Palazzo Valenti.
Oggi nel giorno di San Lorenzo tutti con gli occhi in cielo a caccia di stelle cadenti. Ma perché le stelle cadenti sono legate al santo della graticola? Ci sono almeno due versioni: nella più diffusa sono le lacrime del santo durante il supplizio a trasformarsi in una pioggia di stelle nel cielo della notte del 10 agosto. La seconda è invece quella cui sono più legato: le stelle cadenti sono le scintille che escono dalla graticola su cui viene posto San Lorenzo durante il suo martirio*. Da qui viene il detto veneto: “San Lorenzo dei martiri innocenti, casca dal ciel carboni ardenti” E allora questa sera tutti a scrutare il cielo a caccia di stelle cadenti e di un desiderio da esprimere.