Nel 2021 ricorrono i 200 anni dalla morte di Napoleone e per Ferragosto voglio regalarvi una storia divertente sull’imperatore. La Rivoluzione francese aveva abolito la religione cattolica come religione dello stato. I rivoluzionari si erano accaniti contro il culto dei santi disperdendo reliquie e decapitando statue.
Napoleone era un “figlio” della rivoluzione e aveva mantenuto un approccio laico allo stato. Tuttavia quando prese il potere ritenne utile gestire i rapporti con la chiesa cattolica firmando un concordato che ristabiliva molte feste dei santi.
La scoperta di San Napoleone Ecco allora che ci si accorse che all’imperatore mancava un santo epònimo e con il suo nome. Ci si diede da fare quindi per recuperarne uno che fosse adatto allo scopo. A Roma si scoprì un santo martire chiamato Neopolis, compagno di s. Saturnino. I due compagni furono martirizzati il 2 maggio 304 sotto l’imperatore Diocleziano.
La festa di San Napoleone: 15 agosto Ecco dunque recuperato San Napoleone che si decise di festeggiare il 15 agosto, compleanno dell’imperatore. Il culto fu autorizzato e celebrato per la prima volta il 15 agosto del 1806, ponendo in secondo piano la festa dell’Assunta. Ecco da dove viene il titolo, volutamente ironico, che racconta di come Napoleone licenziò l’Assunta. La festa di San Napoleone fu eliminata con decreto di Luigi XVIII il 16 luglio del 1814, dopo l’abdicazione dell’imperatore e il suo esilio all’Isola d’Elba.
Una curiosità mantovana – la chiesa di San Napoleone A Mantova fu la chiesa di San Maurizio ad essere scelta per diventare la sede del culto dedicato a San Napoleone. Invito i più curiosi a recarsi davanti alla facciata di San Maurizio dove in alto sopra il portale, nella lapide nera dedicatoria, si intravede ancora inciso il titolo di San Napoleone.
Tutti abbiamo dei numeri, sarà la vita a dirci se li abbiamo sfruttati a pieno.
Da questo presupposto abbiamo deciso di provare a “giocare” con i numeri di Napoleone Bonaparte e di vedere se, il grande corso, aveva rispettato quello che la numerologia gli prometteva.
Ne ho parlato con Alessio Caramaschi, imprenditore, formatore, attore e appassionato di numerologia e abbiamo provato a mettere in relazione la data di nascita di Napoleone con quello che i numeri raccontano di lui e con quello che è successo nella sua vita. Il risultato lo trovate qui di seguito
La numerologia ha origini antiche e potete trovare alcune indicazioni a questa pagina di wikipedia.
Dopo le grandi celebrazioni dei 200 anni dalla battaglia di Waterloo (18 giugno 1815) e prima dei 200 anni dalla morte (il 5 maggio del 2021) quest’anno si ricordano i 250 anni dalla nascita di Napoleone Bonaparte e vorrei segnalare alcune letture interessanti.
Si tratta di libri o film che affrontano la vita di Napoleone o eventi legati alla sua storia, sia nei momenti di grande fortuna sia nelle cadute vertiginose: da Marengo a Austerlitz per arrivare alla ritirata di Russia e a Waterloo, dalla partenza da Fontainbleau al primo esilio sull’Isola d’Elba, dai cento giorni fino ad arrivare all’esilio definitivo a S.Elena. Qui infatti stanno molti dei punti forti e dei punti deboli di un personaggio che oggi può insegnare ancora molto.
Per noi italiani non è possibile prescindere dal Manzoni e dall’incipit della sua 5 maggio
1821: Ei fu…(qui trovate il testo integrale del poema)
*Un’anticipazione: sto lavorando ad un nuovo racconto su Napoleone che mette insieme alcune delle sue grandi battaglie per raccontarne l’evoluzione. Da giovane generale fortunato a condottiero senza difetti, per chiudere con l’imperatore sconfitto e sottolineare come occorra gestire le situazioni non solo in relazione agli eventi esterni ma anche e soprattutto a come cambiamo noi (sarà un’iniziativa in linea con quella dove nel 2018 avevo portato in scena una sorta di lezioni di marketing da Napoleone sfruttando la battaglia di Waterloo – trovate le informazioni qui e anche qui).
La giornata della memoria può essere una bella occasione per una passeggiata nella zona dell’ex ghetto ebraico di Mantova. Tra l’altro si tratta di una zona molto centrale e che, negli anni, è diventata un’area residenziale molto apprezzata. Nelle piccole piazze e nei vicoli infatti si respira ancora l’atmosfera di quando il Ghetto era una delle zone più vivaci di Mantova con i suoi vicoli e le facciate particolari delle quali rimane traccia nell’attuale Casa del Rabbino. Purtroppo molto è andato perduto e solo grazie alle vecchie foto si può intuire come fosse la vita nel quartiere ebraico. Per questo vi suggerisco questo itinerario in 5 punti che vi porta a scoprire storie e curiosità del Ghetto di Mantova.
* nell’itinerario non è compresa l’ultima Sinagoga rimasta in città che, dopo essere stata smontata, è stata rimontata in via Gilberto Govi.
La Rotonda di San Lorenzo – può sembrare strano partire dalla Rotonda per un itinerario ebraico a Mantova. Eppure quando il tempio matildico fu chiuso dal duca Guglielmo Gonzaga alla fine del 1500, fu inglobato nelle case che entrarono a far parte del Ghetto nel 1610. Per chi volesse approfondire suggerisco di leggersi gli estratti del catasto teresiano dove si possono recuperare i nomi e le attività di chi abitava case e botteghe ricavate negli spazi della Rotonda. Uno di loro si chiamava Moisè Ariani che, se non ci fosse stata la tragedia della Shoa, sarebbe un improbabile e divertente ossimoro. Uno dei portoni d’ingresso al Ghetto si trovava proprio a fianco delle case che avevano inglobato la Rotonda.
Piazza Concordia – il nome antico della Piazza era piazza dell’Aglio perché qui si teneva il mercato ebraico della frutta e della verdura, speculare rispetto a quello cristiano di Piazza Erbe (così come l’attuale Via Spagnoli era via degli Orefici ebrei in linea con la via degli Orefici tuttora esistente). Il suo nome cambiò nel gennaio del 1798 (era il 21 gennaio per precisione) quando i francesi decisero l’abbattimento dei portoni del Ghetto e li bruciarono proprio in questa piazza che divenne piazza Ghetto. L’ultimo cambiamento toponomastico risale invece al 1867 quando in virtù dell’impegno degli ebrei nelle lotte per il Risorgimento italiano le venne attribuito il nome di Concordia, a celebrazione di una rinnovata intesa tra ebrei e cattolici. Una particolarità era che questa piazza era l’unica presente all’interno del Ghetto, le piazze attuali Bertazzolo e Sermide sono frutto di demolizioni.
Via Dottrina Cristiana – un’altra stranezza per un Ghetto Ebraico. Pensato ad un ebreo in vacanza che scrive una cartolina a casa e deve scrivere nell’indirizzo via Dottrina Cristiana, robi da mat direbbero a Mantova. Eppure la via mantiene il nome che le era stato dato nel 1595 quando venne creato in questo luogo un oratorio dedicato alla Dottrina Cristiana dal vescovo Francesco Gonzaga. Successivamente fu anche chiamato vicolo del Monte di Pietà, la banca dei francescani, che si trovava proprio dove oggi c’è il negozio di detersivi. Vicolo Dottrina Cristiana è uno dei pochi vicoli quasi perfettamente rettilinei del centro di Mantova e divideva perfettamente il Ghetto ebraico dall’Isola degli Studi dei Gesuiti (oggi Archivio di Stato, Biblioteca Teresiana e Liceo Virgilio).
La Mezuzah – è l’unico segno di questo tipo ancora visibile. Bisogna imboccare vicolo Norsa da Piazza Bertazzolo. Nello stipite destro della prima porta a sinistra si vede un piccolo incavo ricavato nel marmo, a due terzi d’altezza. Si tratta dello spazio dove veniva inserita la Mezuzah, ovvero un piccolo astuccio contenente l’inizio della preghiera dello Shema. E’ una tradizione che ricorda l’ultima delle 10 piaghe d’Egitto, quando gli ebrei dovettero segnare con il sangue dell’agnello le porte di casa per avvertire l’angelo della morte di passare oltre e non uccidere i primogeniti. Di regola chi entra in casa tocca la mezuzah con le dita in segno di rispetto per la Torah di cui contiene passi. Per approfondire potete leggere la pagina di Wikipedia.
La Casa del Rabbino – è una delle poche case del Ghetto ebraico ad aver mantenuto pressoché intatto il suo aspetto originale. Si trova al numero 54 di via Bertani e la sua parte più caratteristica è la facciata, non solo per lo splendido balcone in ferro battuto ma anche per i bassorilievi, posti tra le finestre del piano terra e del primo piano che rappresentano vedute architettoniche di città. Il nome di Casa del Rabbino deriva dalla tradizione che vi abbiano abitato le famiglie dei capi religiosi della Comunità
ebraica mantovana. Il palazzo fu probabilmente ricostruito dopo il Sacco di Mantova del 1630 e ricorda nello stile delle decorazioni della facciata altri edifici del centro città costruiti in epoche analoghe come Palazzo Sordi o Palazzo Valenti.
Grande successo e divertimento soprattutto per l’evento dedicato al racconto della battaglia di Waterloo tenutosi al Cinema del Carbone domenica 18 giugno alle 17.30 con la partecipazione di Giacomo Cecchin e Stefano Donati (nella foto da sinistra Stefano e Giacomo).
Che quasi 50 persone abbiano deciso di dedicare una domenica di giugno di pieno sole all’ascolto della storia della battaglia che cambiò il mondo è il segnale che tutti gli argomenti possono essere interessanti: tutto dipende da come li racconti. Lo spettacolo, della durata di un’ora e venti circa, ha presentato gli avvenimenti che hanno preceduto Waterloo, come si è svolta la battaglia e cosa successe dopo lo scontro, alternando storia e marketing e focalizzando su quattro personaggi principali: Napoleone, Wellington, Blucher e Billy lo smilzo.
Giacomo Cecchin ha avuto il ruolo del narratore, mentre Stefano Donati del formatore che ha saputo distillare 5 suggerimenti da portarsi a casa ed applicare nella vita personale o professionale.
Eccoli: ve li regaliamo insieme ad alcune immagini dello spettacolo, al programma di sala e a due video dello spettacolo (l’introduzione e il finale).
1. è necessaria UNA STRATEGIA
2. l’importanza dei FONDAMENTALI
3. bisogna interpretare il CONTESTO
4. è necessario COORDINARE le azioni in azienda
5. la RESILIENZA
Waterloo! A lezione di MarketingdaNapoleone
Domenica 18 giugno 2017 ore 17.30(termine previsto 19.00)
presso Cinema del Carbone – Via Oberdan 11 a Mantova
Con la partecipazione di Giacomo Cecchin – narratore, Stefano Donati – formatore – Giacomo Cecchin, storico per passione, e Stefano Donati, formatore, insieme per la prima volta su un palcoscenico per condividere col pubblico alcune delle loro passioni e in particolare quella per la storia e per le imprese o meglio per le imprese che hanno fatto la storia.
Perché Waterloo, Perché il Marketing, Perché Napoleone Il 18 giugno 1815 Napoleone si gioca tutto a Waterloo contro Wellington, Blucher e Billy lo Smilzo. Una battaglia che ha cambiato la storia del mondo e che ha ancora molte cose da insegnare. A 200 anni dalla storica vittoria (ma chi vinse poi?) Giacomo Cecchin e Stefano Donati provano a raccontare Waterloo e a ricavarne lezioni di marketing valide ancora oggi e applicabili in azienda o nella vita e ogni volta che il destino ti mette davanti alla battaglia decisiva.
Si ringrazia per il contributo alla realizzazione dell’iniziativa Advance Group e per il gratuito patrocinio l’Associazione Marketing per le PMI e Coldiretti Giovani Impresa.
Quando chiedi ad un mantovano il perché le pareti del Palazzo ducale siano spoglie ti guarderà con malinconia e ti parlerà del Sacco della città del 1630. E’ una tragedia che a Mantova non abbiamo ancora metabolizzato e che insieme alla vendita dei capolavori della collezione gonzaghesca al re Carlo I d’Inghilterra (1627) e ai “prelievi” napoleonici ha privato la nostra città di un patrimonio davvero importante. Eppure nell’ottica del bicchiere mezzo pieno potremmo pensare al fatto che questa diaspora di opere d’arte ha portato il nome di Mantova in giro per il mondo e che oggi chiunque vada nei musei più importanti si imbatte in qualcosa che rimanda alla nostra città. Ecco allora 5 modi di riscoprire Mantova al Louvre tra Mantegna, Giulio Romano e Caravaggio. Continua a leggere →
Prima di abbandonare il 2016 mi fa piacere ricordare un avvenimento di 200 anni fa e in particolare il rientro in Italia dei capolavori rubati durante la dominazione napoleonica dal 1796 al 1814. Una bella occasione anche per visitare la mostra aperta alle Scuderie del Quirinale dal titolo “Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova” a cura di Valter Curzi, Carolina Brook e Claudio Parisi Presicce (16 dicembre 2016-12 marzo 2017). E’ proprio il 4 gennaio del 1816 che il “Diario di Roma”, giornale dello Stato pontificio, descrive l’arrivo a Roma dei capolavori con queste parole: «Giunsero in questa Capitale diversi carri contenenti vari dei migliori capi d’opera in Pittura e Scultura, che con trasporto di giubilo e per il Bene delle Arti, ritornano ad associarsi a questi Monumenti Romani, vale a dire a quel centro di riunione ch’è il solo capace di formare gli Artisti e d’inspirar loro la sublimità de’ concetti. Questo avvenimento ha eccitato il più grande entusiasmo del Popolo Romano».