Tag

, , , , ,

Sono tra quelli che, prima di partire, non legge guide turistiche sui luoghi dove andrà. Di solito preferisco che a farlo siano gli altri componenti del gruppo mentre io mi dedico ai romanzi o altri testi letterari. Questo consente di vedere le cose senza averle già viste (con un’attenzione molto più forte ai dettagli e anche mantenendo la sorpresa) ma con lo spirito giusto ovvero quello del luogo che si respira nelle storie lì ambientate. Per Mantova questa indicazione è ancora più valida perché altrimenti si resta imprigionati dal dualismo Palazzo ducale e Palazzo Te e si rischia di perdere di vista i particolari più interessanti. Ecco allora 5 libri da leggere (o parti di essi) prima di venire a Mantova tra storie del mondo piccolo, matrimoni e segreti di stato.

Delitto di Stato (1972) di Maria Bellonci  – è uno dei tre racconti contenuti in Tu vipera gentile (gli altri sono Soccorso a Dorotea e quello che fornisce il titolo al volume). Racconta una storia mantovana ambientata nel ‘600 in una Mantova che sta raggiungendo il vertice della sua storia prima della fragorosa caduta del Sacco del 1630. Una vicenda che mette insieme rigorosa ricerca storica e invenzione sfruttando il corpo mummificato di Passerino Bonacolsi come motore del tutto. Si tratta di una scelta dovuta anche al fatto che Delitto di Stato fu un famoso sceneggiato televisivo interamente girato a Mantova. Un libro per capire la famiglia Gonzaga, i suoi vizi e le sue virtù.

Mondo Piccolo (1948) di Giovannino Guareschi  – so che direte subito che i racconti del primo libro di Don Camillo e del sindaco Peppone non sono ambientati a Mantova ma sull’altra sponda del Po. Eppure è come se lo fossero perché la Bassa non è tanto un luogo definito ma una categoria dello spirito e Guareschi restituisce tutto il sapore e l’atmosfera dei posti che stanno vicino al grande fiume, il Po, che come dice Giovannino “inizia a Piacenza e fa benissimo!. Partite dai tre racconti Noi del Boscaccio e poi immergetevi nel mondo della pianura: è il modo migliore per avvicinarsi all’umore di Mantova e dei mantovani.

Un matrimonio mantovano (1972) di Giovanni Nuvoletti  – non so quanti di voi abbiano letto questo delizioso piccolo libro  del conte Nuvoletti ma glielo consiglio vivamente. Una storia d’amore in una società agricola ancora lontana dai grandi cambiamenti che la sconvolgeranno. Una specie di “I Promessi Sposi” mantovano, come ha scritto qualcuno, ma scritta in modo leggero e preciso e che, visto il successo, avrà un seguito dal titolo Adulterio mantovano. Un libro che parla di piccole cose come se fossero grandi e tratta temi importanti in modo lieve.

Quel che vide il Màt Cùssi (1992) di Fausto Coen – è un piccolo romanzo su grandi temi come la cultura ebraica e la Shoah. E’ un modo per entrare nel mondo degli ebrei mantovani, una comunità tra le più importanti in Italia (non dimentichiamo che a Mantova esiste una delle biblioteche in lingua ebraica più significative del mondo fuori da Israele) e che come tutte le altre ha subito i colpi dello sterminio durante la Seconda Guerra mondiale. Una storia ambientata nelle zone del ghetto mantovano e al cimitero ebraico in una Mantova che non ha avuto un Giardino dei Finzi-Contini e un Giorgio Bassani a raccontare questo particolare aspetto culturale.

Canto XX Divina Commedia (XIV secolo) di Dante Alighieri – è la migliore descrizione di Mantova e del suo territorio che si possa trovare. Provate a seguire il Mincio che esce dal Garda come l’acqua che tracima da una vasca da bagno e scende prima correndo (anche se parlare di corsa per il fiume mantovano è un po’ azzardato) poi rallentando fino a buttarsi nel Po. Una vista a volo d’uccello e una sintesi della storia di Mantova assolutamente da non perdere: la dimostrazione, anche in assenza di documenti, che Dante sia passato da Mantova e che l’abbia amata profondamente.

Salva

Salva