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Il Sabato Santo non suonano le campane a sottolineare la disperazione per la morte del Cristo, colui che gli apostoli credevano Figlio di Dio e che invece morendo sembra abbandonarli al loro destino.
E’ una disperazione come quella che colpisce ognuno di noi quando perde una persona cara e capisce, proprio in quel momento, che non tornerà più, che non sarà più possibile parlargli, che non potrà più abbracciarlo. Per chi ha fede tuttavia c’è una grande consolazione. L’annuncio della Resurrezione appunto, ovvero che la vita non ha perso e la morte sarà sconfitta.
Ma per chi non ha fede oppure per chi come nel caso degli Apostoli aveva creduto in Cristo come Figlio di Dio e se lo vede portare via dalla morte come un uomo qualsiasi la disperazione non può avere fine.
E’ proprio questo momento che gli artisti interpretano nella tipologia del Cristo morto di cui la versione più famosa è quella di Andrea Mantegna esposta a Brera dove tre persone piangono disperatamente per la scomparsa del Signore. La spettacolare esibizione di abilità prospettica fa sì che lo scorcio (il quadro veniva definito “Cristo in iscurto”) metta in secondo piano la disperazione assoluta della scena: i parenti (forse la Vergine) piangono inconsolabili per la perdita di un loro caro. In realtà Cristo aveva detto che sarebbe risorto ma “tra il dire e il fare”…
Anche Orazio Borgianni si cimenta con il tema del Cristo Morto dove mette in evidenza più della disperazione una sorta di rassegnata tristezza nei personaggi che affiancano Gesù.
Tra le tante rappresentazioni della morte del Messia ce ne sono anche due rappresentano solo Gesù,senza la presenza di altri soggetti. Penso ad esempio all’opera di Annibale Carracci dove si evidenziano anche alcuni strumenti della Passione, come ad esempio la corona di spine o i chiodi della crocifissione. Oppure penso ancora a quella che mi sembra essere l’immagine più cruda della morte di Cristo realizzata da Hans Holbein e dove nel corpo rappresentato prevale l’idea della morte come passaggio doloroso e solitario. Gesù è solo, con gli occhi semiaperti e i segni della Passione e della sofferenza indagati con dettaglio da teatro anatomico. Ebbene questo è davvero un cadavere nella tomba, l’umanità del Cristo prevale sulla natura divina in attesa della Resurrezione.
Così come scrive Papa Francesco nell’enciclica Lumen Fidei citando lo scrittore russo dell’Idiota: “F. M. Dostoevskij, nella sua opera L’Idiota, fa dire al protagonista, il principe Myskin, alla vista del dipinto di Cristo morto nel sepolcro, opera di Hans Holbein il Giovane: « Quel quadro potrebbe anche far perdere la fede a qualcuno ».[14] Il dipinto rappresenta infatti, in modo molto crudo, gli effetti distruttivi della morte sul corpo di Cristo. E tuttavia, è proprio nella contemplazione della morte di Gesù che la fede si rafforza e riceve una luce sfolgorante, quando essa si rivela come fede nel suo amore incrollabile per noi, che è capace di entrare nella morte per salvarci. In questo amore, che non si è sottratto alla morte per manifestare quanto mi ama, è possibile credere; la sua totalità vince ogni sospetto e ci permette di affidarci pienamente a Cristo”.
L’arte arriva dove a volte le parole non si spingono e gli artisti riescono a comunicare concetti anche molto complessi in modo immediato.
D’altra parte a quanti guardano a Cristo come ad un personaggio storico fondamentale e si dimenticano della parte della Resurrezione considerandola un particolare che nulla aggiunge o toglie a quanto fatto da Gesù occorre ricordare quanto dice San Paolo nella Prima lettera ai Corinti: “12Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? 13Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! 14Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”.
E quindi quella tomba vuota che per chi ha fede in Cristo è segno di speranza, senza resurrezione diventerebbe invece un segno senza significato che ci getta nello sconforto più nero, così come accadde a coloro che assistettero alla crocifissione prima che la verità gli fosse rivelata dall’apparizione di Gesù.

Per approfondire
Su questo blog – il dialogo a Brera sul Cristo Morto di Andrea Mantegna
oppure
il Cristo morto di Andrea Mantegna a nella Pinacoteca di Brera a Milano
il Cristo morto di Orazio Borgianni nella Galleria Spada a Roma
Il Cristo morto di Annibale Carracci alla Staats Galerie di Stoccarda
il Cristo morto di Hans Holbein al Museo d’arte di Basilea
La Lumen Fidei di Papa Francesco
La Prima lettera di San Paolo ai Corinti

Giacomo Cecchin