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Chiara Frugoni non ha bisogno di presentazioni e il Medioevo è il periodo storico a cui ha dedicato la maggior parte delle sue pubblicazioni. Imprescindibili (almeno per me) sono i testi dedicati alla vita quotidiana, all’ordine Francescano e il dizionario del Medioevo scritto a quattro mani con Alessandro Barbero (qui potete avere un’idea della sua sterminata bibliografia).
Ma torniamo a Vivere nel Medioevo che è un libro godibile sia dagli appassionati del Medioevo che dai semplici curiosi perché consente di scrutare dietro le quinte della grande storia, capovolgendo alcuni dei pregiudizi che spesso ci si porta dietro rispetto a questo periodo storico, e raccontando invece particolari e dettagli della vita quotidiana che ci fanno superare la distanza tra noi e i nostri antenati.
In realtà ci si accorge che molte delle nostre abitudini vengono da lì, che nel Medioevo si viaggiava eccome, si facevano affari e gli uomini alla fine non sono così cambiati. Cambia il mondo, cambiano gli strumenti ma noi siamo rimasti bene o male gli stessi, con le nostre paure, le nostre passioni, i nostri difetti e le nostre virtù.
Vorrei segnalare tre passaggi che mi hanno colpito in particolare:
1. Leggere ad alta voce: il fatto che nel Medioevo si leggesse abitualmente ad alta voce è per me molto suggestivo (trovate un articolo in merito qui). A pagina 33 Chiara Frugoni ci racconta la storia di Cidippe che proprio perchè legge ad alta voce una lettera del suo innamorato Aconzio si lega a lui indissolubilmente. Ecco il passaggio.
“Cidippe è una delle protagoniste delle Eroidi di Ovidio (una raccolta di lettere immaginarie scritte composte da donne greche e latine). Cidippe è una sacerdotessa della dea Diana (Artemide n.d.r.) a Delo, e Aconzio, innamoratosi di lei, per farla sua sposa escogita un espediente. Scrive su una mela: “Giuro per il santuario di Artemide di sposare Aconzio”, poi invia il frutto alla fanciulla che legge ad alta voce quanto vi è inciso, legandosi così davanti alla dea. Cidippe però per tre volte viene promessa in nozze dal padre ad altri uomini ma sempre la fanciulla misteriosamente si ammala. Aconzio nel frattempo continua a scrivere alla fanciulla che teme tuttavia altri inganni dal suo innamorato. (…) Le sue parole sono riportate sono riportate nello spazio della pagina immediatamente di sotto (…) “Ho avuto una grande paura e un grande timore quanto vidi la tua lettera (di Aconzio n.d.r.) e i caratteri da te vergati. La lessi nel mio cuore e senza pronunciare le parole, dubitando di giurare e di offendere gli dei e che la mia lingua commettesse spergiuro e mi rendessi colpevole, leggendo la tua lettera sottile e ingannatrice”.
2. Imparare a leggere e scrivere: dal Medioevo ad oggi le cose non sono molto cambiate nel contesto dell’istruzione (lo dico naturalmente con una certa dose di ironia). Splendida è l’immagine riportata nel libro della parte centrale del trittico di Quentin Metsys, conservato a Bruxelles nei Musées Royaux des Beaux-Arts. E’ un’opera del 1509 che rappresenta La santa Parentela. i “cugini” di Gesù Bambino imparano a leggere sorvegliati dalle madri. Nel dipinto si vedono le Tre Marie (sembra di parlar di panettoni) con i bambini impegnati in attività di lettura. Non tutti in realtà: Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore, ai due opposti del dipinto, porgono alle loro madri due oggetti che li contraddistinguono: la cappa santa, nel caso del Maggiore, e il garofano rosso, nel caso del Minore. E’ una splendida immagine di quotidianità con il piccolo Giuda Taddeo incuriosito dalle immagini sacre. L’attenzione al mondo dei bambini nel Medioevo (si veda la parte dedicata ai giochi) è uno degli elementi più interessanti del libro.
3. Roma e una mappa turistica “laica”: il libro riporta un dipinto che si trova a Mantova nel Museo della città, nel Palazzo di San Sebastiano. Si tratta di una vista della città di Roma nel quattrocento, una sorta di “google map”. Il dipinto è datato con qualche incertezza al 1538. Ebbene vi si vede una Roma molto diversa da quella attuale. Ecco cosa scrive Chiara Frugoni a pag. 270 “La Roma medioevale entro la sua assurdamente lontana recinzione aureliana, è un agglomerato compatto di edifici in mattoni, contratto in un breve spazio tra i colli Capitolino e Quirinale. (…) Roma insomma appare un deserto in cui galleggiano i monumenti dell’Antichità.”
L’autrice utilizza come filo conduttore della descrizione della Roma del Medioevo una guida scritta da Maestro Gregorio (presumibilmente nella prima metà del Duecento) dal titolo “Narracio de mirabilibus Urbis Romae. E’ una guida “laica” perchè si sofferma sulle opere dell’antichità, con un quasi totale disinteresse per le chiese.
Qui diventano suggestive le congetture che l’autore fa sulla statua equestre dell’imperatore Marco Aurelio con due importanti differenze rispetto ad oggi.
La prima è che la statua si riteneva dell’imperatore Costantino o di Teodorico o di Marco Quirino e per questo non fu fusa come molti degli altri monumenti in bronzo. La seconda che all’epoca di Maestro Gregorio si trovava presso la chiesa di San Giovanni in Laterano.
Ecco la descrizione che l’autore antico fa della statua:
“Si tratta di un cavallo immenso con il suo cavaliere. I forestieri dicono che sia Teodorico, la gente di Roma invece Costantino, ma cardinali e chierici della curia romana lo chiamano invece Marco o Quinto Quirino. Questo monumento celebrativo, realizzato con arte straordinaria, stava in antico davanti all’altare di Giove sul Campidoglio, sopra quattro colonne di bronzo, ma il beato Gregorio fece tirare giù cavallo e cavaliere e trasportare quelle quattro colonne nella chiesa di San Giovanni in Laterano”. (pag. 272).
Da non perdere a questo punto le pagine successive dove si raccontano le varie versioni che il nostro autore propone per l’iconografia del monumento e dove appaiono un cuculo e un re nano dotato di arte magica.
Una lettura appassionante, stimolante e anche molto divertente.

Chiara Frugoni
Vivere nel Medioevo
Donne, uomini e soprattutto bambini
2017, Società editrice Il Mulino – Bologna