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Come passa il tempo…690 anni fa Luigi Corradi de’ Gonzaga prendeva il potere su Mantova con un perfetto colpo di stato. In realtà si tratterebbe del 16 agosto ma io ne parlo il 15 perché non è un caso che abbia scelto di agire la notte della festa dell’Assunta: dopo i festeggiamenti e le gozzoviglie la guardia dei Bonacolsi avrebbe dovuto essere abbassata e così fu.
A me di questa presa del potere rimangono impresse tre immagini: Luigi Corradi che a 60 anni raggiunge il suo obiettivo, il quadro di Domenico Morone, La Cacciata dei Bonacolsi, che racconta cinematograficamente il susseguirsi degli eventi e Cangrande della Scala, lo sconfitto insieme a Passerino Bonacolsi. Partiamo da Luigi.
1. Luigi Gonzaga ovvero il sogno di conquistare una città – io immagino Luigi che da bambino, a chi gli chiedeva cosa volesse fare da grande, invece di rispondere l’astronauta o il calciatore diceva “Voglio conquistare una città!”. Sono solo i sogni che fai da bambino che ti danno la carica giusta per realizzarli anche in tarda età. Nel 1328 a sessant’anni non eri vecchio ma eri già un vegliardo e Luigi invece conquista il potere a Mantova. Morirà a quasi 90 anni, con tre mogli all’attivo e un numero imprecisato di figli. (qui potete leggere un breve profilo di Luigi insieme ad altri componenti della famiglia).

 

2. Il quadro di Domenico Morone, la Cacciata dei Bonacolsi – siamo nel 1494 ed è al potere Francesco II Gonzaga. Il marchese commissiona al pittore veronese Domenico Morone un grande dipinto dove raccontare “La cacciata dei Bonacolsi”. Sono passati 166 anni dall’omicidio a sangue freddo di Passerino Bonacolsi (il cui corpo mummificato riposa all’interno dei Palazzi dei Gonzaga, su un ippopotamo impagliato) e si può raccontare l’evento come una grande epopea di liberazione. Il quadro è pensato con una visione cinematografica ovvero da fumetto, dove gli eventi si susseguono da sinistra con l’ingresso dei congiurati da Porta Mulina, gli scontri di piazza tra le due fazioni davanti al Palazzo del Capitano e il Te Deum di ringraziamento davanti alla cattedrale. Il quadro è un perfetto anacronismo: il pittore infatti inserisce gli eventi in una piazza che all’epoca degli eventi non era così grande (occupava lo spazio del sagrato del Duomo) e con la facciata della cattedrale realizzata dai fratelli Dalle Masegne alla fine del ‘300.
3. Cangrande Della Scala – il veronese aiuta i Gonzaga con l’obiettivo di fargli fare il lavoro sporco e poi farsi assegnare dall’imperatore il titolo di vicario imperiale per Mantova. Il suo progetto non si realizzerà perchè nel 1329 Cangrande morirà dopo aver conquistato la città di Treviso. Fino a tempi recenti si pensava ad una congestione o ad un colpo di calore, ma le indagini al fegato contenuto nelle Arche Scaligere ha evidenziato la presenza di digitale, un veleno vegetale potentissimo. Perchè non pensare che nasca da proprio da questo episodio l’avversione tra Mantova e Verona e che magari il veleno per Cangrande sia stato acquistato proprio a Mantova, come accade per Romeo nella tragedia scritta da William Shakespeare?

Un’ultima curiosità: Dante non parla dei Gonzaga nella Divina Commedia. Il poeta fiorentino muore infatti nel 1321, 7 anni prima della presa del potere da parte dei Corradi. Dante conosceva però i Bonacolsi e anche Cangrande che lo ospiterà a Verona.
Ecco come descrive la situazione politica di Mantova nel XX canto dell’Inferno
“Già fuor le genti sue dentro più spesse, 
prima che la mattia da Casalodi 
da Pinamonte inganno ricevesse.”
Ecco invece come descrive Cangrande nel XVII canto del Paradiso:
“Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello 
sarà la cortesia del gran Lombardo 
che ‘n su la scala porta il santo uccello;

ch’in te avrà sì benigno riguardo, 
che del fare e del chieder, tra voi due, 
fia primo quel che tra li altri è più tardo.

Con lui vedrai colui che ‘mpresso fue, 
nascendo, sì da questa stella forte, 
che notabili fier l’opere sue.”

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