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A volte capitano le occasioni e uno non deve lasciarsele sfuggire. Tra queste metto la possibilità di intervistare Paolo Cevoli, un imprenditore prestato al cabaret (come dice lui), che ha animato la serata degli auguri di Apindustria Confimi Mantova.
Ecco qui di seguito il testo completo (mentre qui potete sfogliare l’intera rivista o leggere la mia rubrica Mantovagando).
Paolo Cevoli, mi piace vedere il lato comico della vita
Per molti è il comico di Zelig, per tutti invece è Palmiro Cangini, l’assessore alle attività varie ed eventuali di Roncofritto Superiore, un paese dell’entroterra romagnolo. Questo è infatti il personaggio che ha reso famoso Paolo Cevoli, romagnolo di Riccione, che passa dallo Zelig, il locale, per poi approdare a Zelig, la trasmissione televisiva. Famosi gli slogan dell’Assessore tra cui ricordiamo “Fatti e non pugnette” oppure “Con questo cosa voglio dire? Non lo so. Però c’ho ragione e i fatti mi cosano” e la sua spalla Claudio Bisio, costretto a scrivere improbabili lettere e preda delle sfuriate di Cangini. Tuttavia sbaglia chi considera Paolo Cevoli semplicemente un comico anche perché in realtà la sua esperienza professionale nasce nel settore della ristorazione e solo per una serie di coincidenze approda sul palcoscenico. Ma lo chiediamo direttamente a lui in questa intervista che riserva non poche sorprese.Lei si definisce un imprenditore prestato al cabaret: qual è il suo vero lavoro ovvero cos’ha scritto sulla carta di identità?Imprenditore. Che come recita il codice civile è “chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata ai fini della produzione e dello scambio di beni o di servizi” Io produco e scambio pataccate. Per anni mi sono occupato di ristorazione e alberghi. Da 15 anni ho cambiato settore, ma le regole sono sempre le stesse. Mettere il cliente e lo spettatore al centro. L’ho imparato facendo il cameriere nella Pensione Cinzia di Riccione, alla scuola di CRM dei miei genitori.
Da dove nasce la sua comicità? Dalla realtà. La realtà supera la fantasia perché non ha bisogno di giustificarsi. Mi piace vedere il lato comico della vita. Il pesante lavoro di cercare la leggerezza. Ma soprattutto mi piace raccontare delle storie. La mia comicità non è fatta solo di battute ma da storie.
A quale dei suoi personaggi è più legato? Tra quelli televisivi sicuramente l’assessore Cangini. Con quello sono diventato famoso. Ma da sei anni non c’è più Zelig. Faccio teatro dove interpreto me stesso. Me stesso è il personaggio a cui sono più legato.
In effetti Paolo Cevoli è un comico atipico che non ha paura di cimentarsi con temi che a, a prima vista, comici non sono e spaventerebbero chiunque. Stiamo parlando ad esempio dello spettacolo sulla Bibbia, la quarta produzione teatrale dell’attore, che porta in scena un mondo affollato di personaggi antichi quanto moderni. Dio ad esempio assume le sembianze di un capocomico, quel sempliciotto di Adamo ha a che fare con una scaltra Eva, mentre lo sfortunato Giobbe viene deriso dalla moglie e Davide il furbetto è impegnato a studiare come vincere Golia.
Gli chiediamo allora come ha affrontato il “libro dei libri”? Con curiosità e leggerezza. Come il sussurro della leggera brezza del mattino che parla al profeta Elia. Come l’Angelo che dice a Maria di non avere paura. Non bisogna avere paura. Mi sembra uno dei messaggi della Bibbia. Perché in fondo la Bibbia è una commedia. Finisce bene.
Paolo Cevoli con questo spettacolo riesce a far ridere, sorridere e riflettere le persone in modo intelligente uscendo anche dall’idea del comico come macchietta o personaggio a una sola dimensione. D’altra parte l’attore romagnolo non è nuovo a sfide di questo tipo come ad esempio quando ha esordito al cinema come regista e attore protagonista del film Soldato Semplice (2015) ambientato durante la prima guerra mondiale e dopo la disfatta di Caporetto. Paolo Cevoli riesce a far ridere anche su argomenti difficili e per questo gli chiediamo, visto che molti dicono che con la crisi non c’è niente da ridere: come si fa a far ridere la gente?
Per me bisogna volergli bene. Se non vuoi bene alle persone come fai a farle ridere? Lo dice anche un proverbio tedesco: “Was sich liebt, das neckt sich.” Chi si ama si dileggia. Circa. E’ così anche nel business del “Da Mangiare”. Lo dice Sophia Loren: “L’ingrediente segreto di chi cucina è l’affetto che si prova per le persone che mangeranno”.
Quando si ascolta Paolo Cevoli si viene colpiti dalla varietà delle sue esperienze professionali e dal fatto che riesca a portare avanti sia la sua attività “seria” di imprenditore con competenze nel settore della ristorazione sia l’attività “ludica” che lo ha portato in televisione a diventare uno dei personaggi di spicco di Zelig e oggi sul palcoscenico con spettacoli che mettono in evidenza la sua voglia di cambiare. In effetti Zelig è stato un fenomeno di costume e un successo televisivo senza precedenti, riportando la comicità al centro del palinsesto come era già accaduto in passato con trasmissioni come Il Poeta e il Contadino, Drive In, Su la testa e oggi con Colorado Cafè.
Chiediamo allora a Paolo Cevoli: Zelig le ha dato la notorietà: si sente un orfano di Zelig? I figli devono andare via di casa per crescere.
E’ stato comico, scrittore, regista: quale sarà la prossima sfida?
Il web e i ragazzi. Sto lavorando ad una canale mio su YouTube. I ragazzi non guardano la tv, non vanno al cinema né tantomeno a teatro. Stanno sul web. Se vuoi raccontare delle storie ai ragazzi bisogna cercarli li dove sono. Come imprenditore mi piacerebbe aprire una Pensione Cinzia 4.0 e portare il modello della ospitalità romagnola in tutto il mondo. Troppo? Può darsi ma per essere romagnoli veri bisogna essere sburoni.
Non c’è che dire, Paolo Cevoli ha l’entusiasmo e la voglia di fare tipica dei Romagnoli (e degli italiani N.d.R) che li porta a non guardare mai alle cose fatte ma sempre alle cose che restano da fare. Sono tanti i progetti che il comico ha in cantiere e in contesti assolutamente diversi gli uni dagli altri. Basti ricordare lo spettacolo che ha debuttato a maggio su Rossini, realizzato in occasione dei 150 anni della sua morte, dove insieme a quattro maestri sassofonisti ripropone la vita del maestro e i suoi brani più importanti, sempre in chiave ironica e divulgativa. La chiave del registro di Cevoli è proprio quella di far divertire ma raccontando delle storie che in questo modo conquistano e appassionano e diventano parte del proprio patrimonio culturale. Senza dimenticare che sta riscuotendo notevole successo il tour dello spettacolo sulla Bibbia e in prospettiva Paolo Cevoli sta già lavorando ad un nuovo testo questa volta concentrato sul Nuovo Testamento. Troppo sburone il Cevoli: no, romagnolo dentro.
Giacomo Cecchin