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Camere con vista, curiosità su Palazzo Ducale, Giacomo Cecchin, La Reggia, Le finestre del Palazzo Ducale, Palazzo Ducale, Società per il Palazzo Ducale
E’ uscito sull’ultimo numero de La Reggia, la rivista ufficiale della Società per il Palazzo Ducale, un altro mio articolo inserito nel ciclo dedicato al racconto della reggia gonzaghesca. E’ dedicato a cosa si vede da alcune delle finestre del Palazzo Ducale.
Qui trovate gli articoli usciti fino ad ora:
1. I nani di Mantova su La Reggia: spigolature “nanesche” a Palazzo Ducale (n. 2/2018)
2. Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori: un nuovo articolo per La Reggia (n. 3/2018)
3. Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori: la seconda puntata su La Reggia (n. 4/2018)
4. I giardini di Palazzo Ducale su La Reggia (1/2019)
5. Una facciata da leggere su La Reggia (2/2019)
Di seguito il testo integrale dell’articolo pubblicato sul n. 2/2020 della Reggia (ringrazio il presidente Gianpiero Baldassari e il direttore Fausto Amadei per l’ospitalità).
CAMERE CON VISTA
In uno dei precedenti articoli di questa serie dedicata al Palazzo Ducale di Mantova abbiamo raccontato di come si possa visitare la reggia gonzaghesca dall’esterno, girando per i suoi cortili e giardini e soprattutto leggendo quello che possono raccontare le facciate e i muraglioni. Oggi invece vi proponiamo di fare il contrario ovvero di entrare a palazzo ma non per ammirarne ambienti, affreschi e dipinti ma per guardare cosa si vede fuori dalle sue finestre.
È un itinerario che potremmo definire “Camere con vista” e proporrà ovviamente una scelta visto che di finestre il Palazzo Ducale ne ha forse tante quanti sono i giorni dell’anno. Partiamo da Corte Vecchia e saliamo al piano nobile entrando in quella che viene impropriamente chiamata Galleria del Passerino e che è il lungo e stretto corridoio che fronteggia piazza Sordello. In questo caso permettete una licenza scegliamo un balcone. È quello completamente rinchiuso da una grata e sormontato da una tettoia metallica. Vedere la piazza a scacchi è una sensazione strana, simile a quella che provavano i condannati esposti nella gabbia dell’omonima torre. Se poi potessimo indossare degli occhiali “temporali” potremmo anche osservare le modifiche intervenute in questa zona di Mantova sia con la demolizione del quartiere medievale per creare la piazza più grande della città, sia la costruzione di Palazzo Bianchi (attuale Palazzo Vescovile) e la trasformazione settecentesca della facciata della cattedrale.
Spostiamoci ora nella Sala dei Fiumi, quella che fiancheggia il giardino pensile e usciamo dalla porta a lato della finta grotta con lo stemma di Napoleone sulla piccola loggia di fianco al Duomo. Da qui si gode una bellissima vista non solo della piazza ma soprattutto delle parti più antiche della cattedrale: il campanile romanico e l’elegantissimo fianco gotico che fa rimpiangere l’intervento avvenuto sulla facciata di cui abbiamo parlato prima. Sempre rimanendo nel giardino pensile è molto suggestivo passeggiare sui due lati porticati che presentano aperture ad arco. Nel lato fronte alla cattedrale si vede la casa del Rigoletto ma soprattutto non si vede più il passaggio aereo che collegava il Palazzo Ducale alla cattedrale e che è stato abbattuto agli inizi del 1900 per esigenze di traffico. Spostiamoci sull’altro lato porticato e affacciandoci dalle aperture godiamo di una vista aerea del Cortile delle otto facce o degli orsi, uno degli spazi meno noti e più nascosti della reggia gonzaghesca. Dirigiamoci ora verso il Castello di San Giorgio e saliamo al piano nobile, entrando direttamente nella Camera degli Sposi. Qui possiamo dire a pieno titolo di essere in una “Camera con vista” e in questo specifico caso possiamo fare un confronto tra le immagini affrescate sulle pareti e il paesaggio che si vede dalle finestre. Sulla parete della scena dell’incontro vediamo infatti non solo una veduta ideale di Roma ma anche un arco in pietra che ricorda il ponte di Veia e rupi coronate da edifici turriti. Non dimentichiamo inoltre l’occhio della Camera Picta che ci fa intravedere un cielo con nuvole leggere in una delle quali si riconosce un volto umano. Guardiamo ora però quello che si vede dalle finestre: quella che sta tra le due pareti affrescate offre una veduta del Lago di Mezzo con un panorama profondamente mutato rispetto al passato visto che sono scomparse le mura che cingevano Mantova ma soprattutto è apparsa la Cartiera Burgo. L’altra finestra è invece più interessante perché ci consente di osservare il ponte di San Giorgio con la Rocchetta oggi detta di Sparafucile. Il ponte non è più coperto ma la vista non è così cambiata da come la dipinse Andrea Mantegna come sfondo della sua Morte della Vergine oggi al Museo del Prado. È un’opera che ancora oggi commuove tutti i mantovani quando la vedono a Madrid e dimostra l’assoluta unicità del nostro Paese che consente, a distanza di 500 anni, di osservare un paesaggio praticamente immutato. Basta spostarsi poco più in là e affacciarsi dalla finestra della Grotta, uno dei camerini di Isabella d’Este che originariamente erano proprio uno sull’altro qui in Castello. Anche qui la vista è incantevole e da non perdere. Suggeriamo anche di salire all’ultimo piano della fortezza e provare a vedere la vista che si gode dalle finestre delle Carceri dei Martiri di Belfiore, magra consolazione per i detenuti. Scendiamo ora al piano terra del Castello e saliamo lo Scalone di Enea che conduce alla Sala di Manto. Qui troviamo alcune finestre dipinte ma sono quelle vere in cima alla scala che ci interessano. Da qui abbiamo una vista perfettamente in asse con il ponte di San Giorgio e se ci affacciamo possiamo anche verificare che lo scalone scavalca il fossato che circonda il Castello. Entriamo poi nella Sala di Manto e qui la vista che mi interessa di più è quella dei due finestroni a destra: vediamo infatti il passetto di Santa Barbara, che collega il palazzo alla chiesa palatina e il Vòlto oscuro chiuso da una cancellata verso la piazzetta della basilica e che fu il passaggio usato dai Lanzichenecchi per entrare nel Palazzo Ducale in occasione del Sacco del 1630. Entriamo ora nell’Appartamento Grande di Castello ed entrati nella sala dei Capitani osserviamo le finestre che si trovano alla nostra destra e che ci offrono una vista insolita di un giardino cinto da mura: è il Cortile dei cani, il secondo giardino pensile del Palazzo. Entriamo poi nella sala dei Marchesi e imbocchiamo il corridoio che la collega alla Sala dei Duchi: è qui che si trova la Loggia detta del Tasso e da queste tre aperture si gode una vista incantevole del ponte di San Giorgio e dei laghi.
Torniamo all’interno dell’Appartamento di Troia, arriviamo alla Camera delle Teste ed entriamo nel Camerino dei Cesari. La finestra ci consente di vedere il Lago inferiore attraverso la Loggia di Eleonora: qui lavorava il duca Federico II Gonzaga e diventa difficile pensare che riuscisse a farlo senza cedere alla tentazione di guardare ogni volta questa vista incantevole. Proseguiamo verso la Galleria dei Mesi e da qui all’interno della Galleria della Mostra. Queste finestre sono davvero “ipnotiche” perché guardano sul Cortile della Cavallerizza, uno degli spazi più suggestivi del Palazzo, con il bugnato, le variazioni cromatiche e soprattutto le colonne tortili. Al termine della Galleria della Mostra giriamo a destra ed entriamo nell’appartamento delle Metamorfosi le cui finestre offrono una visione idilliaca del Giardino dei Semplici. Siamo tornando verso Corte Vecchia ed entriamo nel corridoio aereo che fronteggia piazza Santa Barbara.
Da queste finestre vediamo la splendida facciata del capolavoro di Giovan Battista Bertani ma è da quelle verso l’interno che abbiamo la vista più curiosa: possiamo infatti vedere le piccole scale dell’Appartamento dei Nani e qui siamo diretti per un’altra veduta interessante. Salite i minuscoli gradini che portano alle piccole stanze che tanto hanno incuriosito i visitatori ed entrate nella stanza sulla destra. Affacciatevi alla finestra e vedrete piazza Paradiso e via Rubens. Una piccola curiosità: da questa finestra si affaccia Bruno Gambarotta ne I Promessi Sposi di Salvatore Nocita (1989) interpretando il Vicario di provvisione durante la rivolta di Milano. Riprendiamo il nostro percorso e arrivati nell’appartamento di Vincenzo I prendiamo a destra e saliamo la scala di Eleonora in direzione dei Camerini delle Città. Entriamo nel camerino delle Cicogne e poi nella Camera dei quattro elementi per arrivare alla vista più spettacolare del nostro itinerario delle camere con vista. Siamo infatti sotto uno dei torrioncini laterali della Domus Nova e abbiamo davanti il Giardino dei semplici, con la sua geometria perfetta, il porticato che lo chiude e poi il Lago inferiore. Siamo alla fine dell’itinerario delle finestre e ricordiamo che questa era la vista paradisiaca che, secondo la tradizione, dava il nome di Appartamento del Paradiso a queste stanze e ora anche all’omonima piazza.