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Perché la nascita dei laghi? Ma Mantova non è sempre stata circondata dall’acqua? E poi laghi, ma non è un fiume che si allarga, il Mincio? Quante domande ma la risposta è solo una: senza Alberto Pitentino la storia di Mantova sarebbe stata molto diversa e non esisterebbero i 3 laghi (che poi in realtà erano almeno 4 ma per me sono 5). Quindi anche se non conosciamo il giorno preciso dell’inizio o della fine dei lavori possiamo far riferimento al 1190, l’anno riportato sulla lapide dedicatoria del ponte dei Mulini che si trova esposto al MACA a Palazzo San Sebastiano.
Nel 1190 si rivoluziona il rapporto della città con l’acqua ed è per questo che per me è cronologicamente l’evento numero 5 che cambia la storia di Mantova.
Chi era Alberto Pitentino
E’ un ingegnere idraulico bergamasco che è documentato in attività tra la fine del 1100 e l’inizio del 1200. Il suo intervento a Mantova è fondamentale per la regolamentazione delle acque, per la creazione di un vero e proprio fossato difensivo intorno alla città e per la trasformazione di un piccolo corso d’acqua nel Rio che consente di collegare il lago Superiore al lago Inferiore. Le sue attività mantovane sono registrate nella lapide dedicatoria che si trovava sul ponte dei Mulini e che fu poi trasferita nel museo patrio e oggi si trova al Maca – Museo della città a San Sebastiano. Con un linguaggio magniloquente e retorico si elencano: il ponte dei Mulini, il ponte di porta Guglielmo (il futuro ponte di San Giorgio), il Rio e la deviazione dell’Osone nel lago Superiore.
La situazione prima dell’intervento
Prima dell’intervento di Alberto Pitentino Mantova era in balia delle piene e delle secche del Mincio. Una situazione che già Dante registra ancora nel XX canto dell’Inferno quando descrive il corso del fiume che nasce dal lago di Garda. Ecco i versi del poeta:
“Tosto che l’acqua a correr mette co,
non più Benaco, ma Mencio si chiama
fino a Governol, dove cade in Po.
Non molto ha corso, ch’el trova una lama,
ne la qual si distende e la ’mpaluda;
e suol di state talor essere grama.”
Dante scrive quando l’intervento di Pitentino è già stato fatto ma ricorda che il Mincio si impaluda a Mantova e quindi la città aveva un’aria pestilenziale quando il fiume andava in secca. Dall’altra parte le piene allagavano le aree periferiche di Mantova lasciando liberi solo i luoghi più elevati. L’intervento di regolazione delle acque del Mincio diventa quindi un passaggio fondamentale nello sviluppo della città.
Il ponte dei Mulini e il ponte di Porta Guglielmo
E’ un peccato che questi due ponti non siano più nelle forme che la storia gli aveva dato. Il Ponte dei Mulini è un ponte diga che alza di quasi tre metri il livello del lago Superiore ampliandone di molto la superficie. Era un ponte coperto con 12 mulini che lo rendevano abbastanza unico sia per il rumore che per il profumo della macinazione dei cereali. Subì un danno quando un Visconti cercò di conquistare Mantova deviando il corso del Mincio a Valeggio: la famosa “rotta di porto” (ne ho parlato qui). I danni maggiori però li fecero i bombardamenti alleati della Seconda Guerra Mondiale che lo distrussero e spinsero il comune a non ricostruirlo com’era e dov’era. Il ponte di porta Guglielmo è il ponte di San Giorgio, chiamato così dopo la costruzione del castello da parte dei Gonzaga alla fine del 1300. Era un ponte coperto e che verso la città era interrotto da un ponte levatoio. La trasformazione di questo ponte invece risale agli anni ’20 del secolo scorso, spinte dalle esigenze del traffico moderno. Dei due ponti rimangono immagini fotografiche ma soprattutto nei dipinti e nelle mappe antiche.
Il Rio
Questo piccolo corso d’acqua viene probabilmente scavato da Alberto Pitentino che lo trasforma nel Rio. E’ un canale che collega il lago Superiore al lago Inferiore con varie funzioni. La prima è quella di regolatore del livello delle acque dei laghi. La seconda è quella di un fossato che chiude la città della seconda cerchia, inglobando il cosiddetto suburbio nel centro cittadino. E’ questo avvenimento che viene registrato nella lapide dedicatoria del ponte dei Mulini quando si dice che “le case del borgo diventano case di città”. Da ultimo è un canale che viene utilizzato come cloaca non solo dalle case ma anche dal macello e dal mercato del pesce che si trovavano dietro il convento di San Domenico, dove oggi troviamo il Lungorio e le Pescherie di Giulio Romano. E’ per quello che il Rio nasce senza vie che lo affiancano e viene nascosto tra le case: un fossato maleodorante e sicuramente con poco di pittoresco, qualità invece che gli attribuiscono i mantovani di oggi. La copertura del Rio degli anni cinquanta del secolo scorso ha cambiato completamente il volto di Mantova e ha fatto dimenticare anche i ponti rimasti a scavalcare il canale.
E’ la politica bellezza: una curiosità sulla lapide dedicatoria
Torniamo infine alla lapide dedicatoria del ponte dei Mulini. E’ in marmo bianco di Verona e in esametri latini. E’ un linguaggio retorico e magniloquente che deve celebrare l’intervento che ha cambiato il volto di Mantova. Ebbene come capita ancora oggi tutto il focus è sui committenti che vengono elencati con i loro titoli mentre solo in ultima istanza si cita l’autore dell’intervento. Provate ad andare a leggerla al MACA, la lapide dedicatoria: Albertus Pitentinus è citato nell’angolo in basso a sinistra poco prima dell’autore dell’iscrizione lo scriba Raimondo. Sarà la storia a fare giustizia visto che quasi nessuno ricorda i nomi dei politici e tutti invece conoscono il nome di Pitentino, non foss’altro per la via e la scuola che gli sono state dedicate.
Per approfondire
– La lapide dedicatoria del Ponte dei Mulini – sito Lombardia Beni Culturali
– La città e il fiume: libri da riscoprire per un museo della città da realizzare
Questo è il quinto appuntamento di una serie dedicata ai 10 giorni che hanno cambiato la storia di Mantova. Si tratta di una scelta personale che mi consente di raccontare Mantova in sintesi e in modo divertente e stimolante (almeno secondo me).
Eccovi la serie completa che sarà pubblicata a cadenza periodica.
I 10 giorni che cambiarono la storia di Mantova
1. 1422 La fondazione di Mantova da parte di Manto
2. 15 ottobre 70 A.C. Il Compleanno di Virgilio
3. 804 la scoperta della reliquia del Sangue di Cristo (12 marzo 1048 – sabato)
4. 24 luglio 1115 la morte di Matilde di Canossa (sabato)
5. 1190 intervento di Alberto Pitentino
6. 16 agosto 1328 i Gonzaga prendono il potere (martedì)
7. 16 giugno 1465 Mantegna inizia a dipingere nella Camera degli Sposi (domenica)
8. 2 aprile 1530 la festa a Palazzo Te per Carlo V (sabato)
9. 18 luglio 1630 il Sacco di Mantova (giovedì)
10. 7 dicembre 1852 L’esecuzione dei Martiri di Belfiore (martedì)
Il testo completo della lapide dedicatoria
Trascrizione
ANNI MCLXXXX VIII TEMPUS FUERAT TUNC INDICIONIS/ PRUDENTESQUE NOVEM RECTORES QUANDO
REGEBANT/ PROCURATORES TRES URBEM VIRGILIANAM / PRIMUS ADEST IUDEX URBIS PATRONUS
AGNELLUS / NUNC RIPALTENSIS CONSTANSVE SECUNDUS ACERBUS/ TERCIUS ALBERTUS DOMINIQUE
SAGAX ADELARDI/ TERRE RIPALTE DOMINUS QUARTUS IULIANUS / GANDULFUM NUNQUAM GUAZONIS
RETRO RELINQUE/ ALBERTUS NATUS RAVASI SEXTUS HABETUR / SEPTIMUS EX ISTIS CAPITANEUS INSIT
ACERBUS/ OCTO SIT ET DOMINI IAM FILIUS UGICIONIS/ ALBERTUS TRIVOLUS NONUS COMUNIS AMATOR / PROCRATORUM IUDEX MALVICIUS UNUS/ ALTER ET ALBERTUS DOMINI NATUS RAIMONDI/ ALEXANDRORUM GANDOLFUS TERCIUS ADSIT / CERNAT IN HOC LECTOR SUA FACTA SCRIPTA LAPILLO/ COMPLERUNTQUE DECEM DUO MOLENDINAQUE PONTEM/ HOC POPULUS GAUDET GAUDEBIT DENIQUE PONTE/ FACTO NAMQUE SUO FULGEBIT ROBORE MAGNO / FECERUNT PULCRUM PONTEM PORTE GUILIELMI/ MINCIUS HAC FOSSAM DEDUCTUS MINIT ET ORNAT / ET DOMUS EST BURGI DOMUS URBIS FACTA PER IPSOS/ INQUE LACUM TUNC DEDUXERUNT ET LASIONEM/ MANTUA DIVES ERIS
Note
Traduzione: “Era allora l’anno 1190, tempo dell’ottava indizione, quando la città di Virgilio era governata da nove saggi rettori e da tre procuratori. Il primo è il giudice Agnello, patrono della città; secondo è poi il tenace Acerbo da Rivalta; il terzo è Alberto, sagace figlio di messer Adelardo; il quarto è Giuliano, Signore della terra di Rivalta; non si tralasci Gandolfo di Guazzone; il sesto è Alberto figlio di Ravasio; il settimo di questi è il capitano Acerbo; e sia ottavo il figlio del fu signor Uguccione; nono è Alberto Trivolo amico del Comune. Uno dei procuratori è il giudice Malvezzo; il secondo è Alberto figlio di messer Raimondo; il terzo è Gandolfo degli Alessandri. Il lettore veda in questa piccola lapide le loro opere: portarono a termine i dodici mulini ed il ponte. Della costruzione di esso il popolo si rallegra e si rallegrerà in
seguito, poiché il ponte splenderà per la sua grande solidità. Fecero il bel ponte di Porta Guglielmo; il Mincio, fatto passare di qua, fortifica e alimenta un fossato; e per merito loro le case del borgo diventano case di città. Nel lago fecero poi sfociare l’Osone. Mantova, tu sarai ricca se avrai cura delle opere fatte; conserva per i posteri i preziosi vantaggi realizzati. Dà sempre lode a codesti degni rettori; i successori imparino da tale esempio a fare bene ogni cosa. E Alberto Pitentino fu maestro su codeste opere; colui che ha creato i versi si chiama Raimondo, lo scriba”.
Trascrizione recuperata da questo sito https://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/M0250-00813/