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I Martiri di Belfiore, tutti ne hanno sentito parlare ma pochi hanno approfondito la loro storia. E’ una congiura arrivata in ritardo o troppo in anticipo. Mantova era una delle fortezze del famoso Quadrilatero insieme a Peschiera, Verona e Legnago. Mantova era una città tranquilla che nel 1848 quando insorse persino Vienna rimase nel suo torpore. Mantova era la città giusta per Radetzky per dare l’esempio. E i congiurati erano dei dilettanti della congiura, e uso dilettanti nel senso buono del termine, con tanta passione ma senza esperienza. Basti pensare che don Enrico Tazzoli uno dei capi teneva traccia di tutti i versamenti a favore del prestito mazziniano con i rispettivi nomi, il tutto cifrato usando la preghiera del Padre Nostro. Con delle premesse così non stupisce che la congiura sia finita in tragedia. Però dai fatti di Mantova cambia il vento sul nostro Risorgimento e senza i Martiri di Belfiore l’Austria sarebbe probabilmente durata più a lungo.
Ecco perché ho scelto questo martedì 7 dicembre 1852 come ultima data all’interno dei 10 giorni che hanno cambiato la storia di Mantova.
Mantova, una fortezza del Quadrilatero
Ai miei tempi alle elementari ti parlavano sempre del quadrilatero che chiamarlo quadrato non si poteva perché assomigliava ad un trapezio scaleno. Era l’ultima risorsa di Radetzky, come in quegli annunci sugli autobus: “In caso di pericolo rifugiarsi nel Quadrilatero”. Mantova era una fortezza imprendibile cui gli austriaci avevano aggiunto una serie di fortificazioni ulteriori e tra queste una delle più potenti era il Forte di Pietole, iniziato durante il periodo napoleonico ma completato dall’Austria. Oggi è difficile rendersi conto di come fosse Mantova quando faceva parte del Lombardo Veneto: le mura non ci sono più se non in alcuni punti e anche le caserme sono scomparse.
La città doveva sentirsi oppressa e poco vitale se anche Dickens quando passerà nel 1844 la definirà “stagnante”. Dopo le aspirazioni fallite del 1848 anche la Mantova del Quadrilatero sente l’esigenza di fare qualcosa e quindi ecco la congiura.
La Congiura di Belfiore
Il nome dato alla congiura è legato alla Valletta di Belfiore dove avvennero la maggior parte delle esecuzioni. Tutto nasce dalla voglia di rivincita dopo le delusioni della prima guerra di indipendenza. Anche a Mantova i patrioti si organizzarono sotto la spinta del sacerdote don Enrico Tazzoli che era già stato arrestato per delle prediche particolarmente infuocate e aveva soccorso i feriti sul campo di battaglia di Curtatone e Montanara. Dopo la prima riunione nell’attuale via Chiassi i congiurati si ritroveranno anche a casa di don Enrico, nell’attuale via Tazzoli, e inizieranno la vendita delle cartelle del prestito mazziniano. La congiura viene scoperta per caso quando durante una perquisizione a Castiglione delle Stiviere si ritrovano alcune cartelle. Gli arrestati messi alle strette parlano e viene subito arrestato don Enrico Tazzoli. Seguiranno tutti gli altri e alla fine le persone coinvolte negli arresti saranno oltre un centinaio. Dopo il processo inizieranno le impiccagioni e i primi 5 martiri saranno giustiziati nella valletta di Belfiore il 7 dicembre 1852.
L’Austria forcaiola di Radetzky e il codice penale austriaco
Come dicevamo prima la congiura arriva fuori tempo massimo. Fino al 1848 ai patrioti veniva comminato il carcere duro ma sarà con la repressione che seguirà la prima guerra di indipendenza che si inizierà con le impiccagioni e le fucilazioni. E quando si scopre la congiura di Mantova Radetzky, che ha 86 anni, non vuole sentire ragioni e chiede la condanna a morte. Tra l’altro saranno 3 i sacerdoti che saranno giustiziati nella valletta di Belfiore cosa che dimostra che l’Austria ha dimenticato qualsiasi clemenza. Tra l’altro non tutti vengono condannati a morte perché il codice penale austriaco prevede che possano essere giustiziati solo i rei confessi. Emblematico è il caso di Luigi Pastro, veneto incarcerato a Mantova alla Mainolda, che nelle sue memorie scriverà: “Negare, negare e negare, a costo di sembrare imbecille ma negare” e così si salverà. Alla fine per molti la salvezza arriverà il 19 marzo del 1853: in occasione del compleanno dell’imperatore, Radetzky elargì l’amnistia a tutti gli inquisiti in attesa di sentenza ma l’ordine non fu fatto pervenire in tempo utile perché Pietro Frattini ne potesse beneficiare e sarà impiccato anche lui.
Abbiamo scelto il 7 dicembre ma le esecuzioni proseguirono
Le esecuzioni della Congiura di Belfiore alla fine saranno 11. L’esordio è con un sacerdote don Giovanni Grioli che sarà fucilato il 5 novembre del 1851. Seguiranno quelle del 7 dicembre del 1852 con don Enrico Tazzoli, Angelo Scarsellini, Bernardo De Canal, Carlo Poma e Giovanni Zambelli. Il 3 marzo del 1853 è la volta di don Bartolomeo Grazioli, Carlo Montanari e Tito Speri. Il 19 marzo viene impiccato Pietro Frattini nonostante l’amnistia. L’ultima esecuzione che viene associata ai Martiri di Belfiore è quella di Pietro Fortunato Calvi, impiccato il 4 luglio del 1855 nei pressi del borgo di San Giorgio. Ho scelto come data quella del 7 dicembre perché è l’esordio delle impiccagioni ed è un giorno particolare, si festeggia Sant’Ambrogio (l’8 dicembre diventerà festa solo dal 1854 quando Pio IX promulgherà il dogma dell’Immacolata Concezione) e gli austriaci impongono al Teatro Sociale di aprire con una rappresentazione teatrale che viene disertata da tutti i mantovani. Sarà proprio al Teatro Sociale che arriverà il presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi in occasione del centenario della congiura il 7 dicembre del 1952.
Quando il Mincio mormorava prima del Piave…
Mantova non ha un museo del Risorgimento eppure è una città risorgimentale come poche. Basta pensare al ruolo di fortezza del quadrilatero ma soprattutto al Mincio che mormorava molto prima del Piave. Pensiamo alle tre guerre di indipendenza che hanno sempre avuto lo stesso schema: arriviamo al Mincio e poi vediamo. Tutte le battaglie più importanti del Risorgimento si sono svolte vicino a questo fiume che è stato confine di stato tra il 1859 e il 1866. Forse non tutti i mantovani lo sanno ma la provincia di Mantova oltre ad produrre sia il Grana Padano che il Parmigiano Reggiano festeggia l’unità d’Italia per due volte: la destra Mincio nel 1861, Mantova e la sinistra Mincio nel 1866. In questi 5 anni chi doveva andare da Castellucchio a Mantova presentava il passaporto alle Grazie. Il Risorgimento è fatto di fiumi da superare e di ponti che consentono di attraversarli e il Mincio di ponti non ne ha tantissimi. E’ per questo che dopo aver perso a Custoza nella prima guerra d’indipendenza concediamo il bis, sempre a Custoza, nella terza guerra di indipendenza. Custoza è subito dopo uno dei ponti sul Mincio e quindi di lì dovevano passare. E’ anche per questo che io preferisco il Lugana al Custoza, ma questa è un’altra storia.
Per approfondire
– I Martiri di Belfiore su wikipedia – https://it.wikipedia.org/wiki/Martiri_di_Belfiore
– Il Mincio mormorava: un fiume e tre guerre per l’Unità d’Italia
– Due vini e tre battaglie: perché il Lugana é meglio del Custoza
– 5 carceri storiche a Mantova tra Gonzaga, Austriaci e conventi
Questo è l’ultimo appuntamento (o forse no…) di una serie dedicata ai 10 giorni che hanno cambiato la storia di Mantova. Si tratta di una scelta personale che mi consente di raccontare Mantova in sintesi e in modo divertente e stimolante (almeno secondo me).
Eccovi la serie completa che sarà pubblicata a cadenza periodica.
I 10 giorni che cambiarono la storia di Mantova
1. 1422 La fondazione di Mantova da parte di Manto
2. 15 ottobre 70 A.C. Il Compleanno di Virgilio
3. 804 la scoperta della reliquia del Sangue di Cristo (12 marzo 1048 – sabato)
4. 24 luglio 1115 la morte di Matilde di Canossa (sabato)
5. 1190 intervento di Alberto Pitentino
6. 16 agosto 1328 i Gonzaga prendono il potere (martedì)
7. 16 giugno 1465 Mantegna inizia a dipingere nella Camera degli Sposi (domenica)
8. 2 aprile 1530 la festa a Palazzo Te per Carlo V (sabato)
9. 18 luglio 1630 il Sacco di Mantova (giovedì)
10. 7 dicembre 1852 L’esecuzione dei Martiri di Belfiore (martedì)