Oggi è il 25 marzo festa dell’Annunciazione della Vergine, uno dei temi più rappresentati della storia dell’arte occidentale.
A Mantova basta andare nella Basilica Palatina di Santa Barbara a vedere le ante dell’organo dipinte da Fermo Ghisoni, uno dei collaboratori di Giulio Romano.
Scrive Mons. Roberto Brunelli in un saggio pubblicato nei Quaderni di San Lorenzo: “un angelo di elegante levità e una Vergine quasi annichilita dal suo strepitoso annuncio”.Un tema, quello dell’Annunciazione, rappresentato da molti artisti e da ognuno di loro in modo diverso dimostrando che i limiti non inibiscono la creatività ma la stimolano. Provate a dare un’occhiata a queste tre immagini, tre capolavori di tre grandi maestri della pittura italiana. La storia è la stessa: eppure quanto diverse l’una dall’altra.
Il preziosismo quasi fiammingo di Carlo Crivelli con quel raggio di luce che si fa strada attraverso un’architettura rinascimentale, il pavone e i soliti cetrioli o altra frutta e ortaggi appoggiati sulla finta soglia marmorea.
La perfezione rarefatta ed eterna di Piero della Francesca, in una luce metafisica e che, all’interno della cimasa di un polittico ancorato nel gotico e nel medioevo introduce una prospettiva che apre verso un giardino e una pietra resa in tutti i suoi dettagli.
Infine Lorenzo Lotto che racconta un’Annunciazione dove una Vergine atterrita e scomposta riceve l’annuncio da un angelo nerboruto e saldamente ancorato al suolo che indica un Dio Padre incombente, il tutto in un interno domestico con dettagli fiamminghi e un gatto dalla schiena inarcata che diventa il vero fulcro del dipinto.
Come scrive Giovanni Agosti: “la storia dell’arte libera la testa”.