A scaldare la temperatura già quasi estiva si aggiungono quest’anno anche gli incendi delle infiorescenze dei pioppi. Anche se la pioggia interrompe un attimo la nevicata di quelli che i mantovani chiamano familiarmente “piumini” il calore facilità le possibilità di combustione e anche il vento degli ultimi giorni ha contribuito a creare cumuli di fiocchi ai lati delle strade. È interessante pensare che questo materiale infiammabile, i piumini appunto costituiti da cellulosa, siano invece secondo la mitologia antica il ricordo delle lacrime di un lutto talmente inconsolabile che ogni anno il fenomeno si ripete. È un mito padano quello legato alla fioritura dei pioppi. Fetonte figlio di Elio chiede al padre di guidare il carro con cui ogni giorno porta il sole in giro per il firmamento. Il genitore rifiuta perché teme l’inesperienza del figlio. Tuttavia, come spesso accade, cede ben presto alle insistenze di Fetonte che alla guida del cocchio del sole si lancia in una folle corsa. Il ragazzo si spaventa quando vede da vicino gli animali dello zodiaco e scende con il carro troppo vicino alla terra, incendiando i terreni e i raccolti. Zeus dall’alto dell’Olimpo colpisce il cocchio con una delle sue saette per evitare guai peggiori. Fetonte cade dal carro nell’Eridano, il fiume Po, dove annega e viene raccolto dalle sue sorelle, le Eliadi che iniziano a piangerlo sconsolate. Zeus impietosito dal loro dolore le trasforma in pioppi: fratello e sorelle saranno sempre vicini (i filari di pioppi fiancheggiano il grande fiume) e ogni anno a primavera, le lacrime delle Eliadi, i bianchi fiocchi primaverili, rinnovano il lutto per la scomparsa di Fetonte. Chi volesse vedere una rappresentazione del mito non ha che da andare a Palazzo Te nella camera delle aquile oppure nella sala dei miti nel Palazzo del giardino a Sabbioneta
. Forse Zeus non pensava che anche le lacrime delle Eliadi, trasformate in fiocchi, avrebbero potuto essere utilizzate per innescare incendi. La perversa fantasia dei moderni supera quella degli antichi.
Editoriale pubblicato sul quotidiano La Voce di Mantova (testo leggermente modificato)