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Carcere della Mainolda, Carceri Castello di San Giorgio, Castello di San Giorgio, Convento di San Domenico, Convento di Santa Teresa, Il trip advisor delle carceri a Mantova, Le prigioni a Mantova, Torre e Palazzo del Podestà
Mantova città di conventi e monasteri, poi Mantova città di caserme ma anche città di carceri. Una prigione non si nega a nessuno: c’erano quelle comunali, quelle gonzaghesche e quelle austriache. Nessuno di questi luoghi è ancora utilizzato come carcere. Di alcune prigioni rimane solo una lapide o un campanile, altre sono diventate museo e di alcune aspettiamo il restauro. Eccovi allora un itinerario con 5 prigioni storiche da ricordare…
Carcere della Mainolda – lo ricorda ancora una lapide nel vicolo omonimo. Era uno dei carceri più duri della città. Da qui passarono anche alcuni dei Martiri di Belfiore come ad esempio Carlo Poma che vi passò tre mesi senza poter leggere nè scrivere e in condizioni che descrive in modo vivido in una lettera alla madre come un pagliericcio e due olle di terracotta, una per gli escrementi e una per bere. Le condizioni carcerarie erano tra le più dure soprattutto per mancanza d’aria e di luce.
Castello di San Giorgio – qui ci sono le più famose tra le prigioni mantovane: sia quelle austriache legate ai Martiri di Belfiore (che per la maggior parte furono tenuti prigionieri qui) sia quelle gonzaghesche. Se dovessimo darne una definizione moderna potremmo dire che erano una “Guantanamo padana”. Se eri un terrorista (per gli italiani patriota) di serie A dovevi essere passato per Mantova. Sono poste all’ultimo piano del Castello e ancora oggi sono piene di graffiti e incisioni di tutti i detenuti che vi sono passati con un commovente “viva l’Italia” inciso sul marmo di una finestra. L’unico che riuscì a scappare da qui fu Felice Orsini, un romagnolo sanguigno che finì decapitato a Parigi per aver attentato alla vita di Napoleone III. Una curiosità: in una delle celle c’è affrescato un magnifico zodiaco.
Le prigioni gonzaghesche sono poste nelle cantine del Castello di San Giorgio. Se volessimo fare un paragone con le carceri veneziane le carceri dei Martiri sono come i piombi, quelle di epoca gonzaghesca sono invece i pozzi. Aperte raramente queste prigioni di epoca gonzaghesca si aggiungono alla terribile gabbia appiccicata all’omonima torre. Nella gabbia sappiamo da notizie d’archivio che fu tenuto prigioniero per almeno tre mesi un borseggiatore.
Torre e palazzo del Podestà – meno famose delle altre carceri già citate queste tuttavia venivano segnalate anche dalla toponomastica. L’attuale piazza Broletto infatti era piazza delle Carceri. In attesa del restauro che dovrebbe restituire questo spazio alla città può essere visitato in occasione di una delle tante giornate “cantieri aperti” per rendersi conto della struttura di queste prigioni medievali. La torre del Podestà fu utilizzata anche durante il periodo austriaco quando Mantova era diventata una città carcere per tutti i patrioti del lombardo-veneto. Qui infatti furono detenuti anche alcuni dei Martiri di Belfiore. Una curiosità: gli ultimi detenuti lasciarono questo carcere per la nuova casa circondariale il 17 luglio del 1911.
Convento di Santa Teresa dei Carmelitani scalzi – nell’attuale via Mazzini si trova la chiesa di Santa Teresa con annesso convento dei Carmelitani scalzi (1668). Dopo la soppressione alla fine del ‘700 il convento divenne carcere politico e qui furono rinchiusi i “Martiri di Belfiore” nell’ultima settimana prima dell’esecuzione. Le celle sono vicine alla sagrestia e ancora oggi dalla via si può vedere una lapide che segnala il luogo e richiama il Confortatorio di Luigi Martini, libro simbolo del risorgimento mantovano dove si descrivono proprio i momenti prima del patibolo.
Convento di San Domenico – è il destino dei conventi o dei monasteri soppressi di divenire scuole, ospedali o carceri. Anche il convento dei domenicani di cui rimane solo il campanile sul Lungorio subì questa sorte. In realtà il convento aveva già delle celle anche durante la presenza dei frati e soprattutto in epoca gonzaghesca quando era sede dell’inquisizione mantovana. Trasformato in carcere politico durante il periodo austriaco anche da qui passarono molti dei protagonisti della congiura di Belfiore.
Giacomo Cecchin
#Mantova2016
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