Tag
Eugenio Montale, Filippo Tommaso Marinetti, Giuseppe Ungaretti, Poppy Day, Prima Guerra Mondiale, Rupert Brooke, Seamus Heaney, Sigfried Sassoon, Wilfred Owen
Per una volta l’Italia è arrivata prima: l’armistizio con l’Austria Ungheria che chiude la Grande Guerra è di domenica 3 novembre e entra in vigore il 4 novembre (qui potete leggere l’articolo del blog dedicato al centenario della fine della guerra sul fronte italiano). Tutti gli altri Paesi coinvolti invece festeggiano la fine della guerra l’11 novembre, il giorno di San Martino.
Ancora oggi infatti i vincitori e in particolare gli inglesi, i francesi e i belgi fanno festa in occasione di quello che viene chiamato con nomi diversi (in Inghilterra ad esempio è anche ricordato come Poppy Day, giorno dei papaveri) ma che celebra la fine della Prima Guerra Mondiale*.
Oggi però vorrei ricordare Wilfred Owen, un poeta inglese (uno dei tanti poeti di guerra**), che combattè durante la Prima Guerra Mondiale e morì per ironia della sorte lunedì 4 novembre 1918: una sola settimana prima della fine della guerra.
Si tratta davvero di una tragica coincidenza: l’uomo che aveva cantato dell’inutilità della guerra, che aveva messo a nudo “le vecchie bugie” che raccontavano di un conflitto pulito, eroico ed epico, che aveva visto morire tanti suoi commilitoni non riuscì a salutare la pace.Io devo a Silvana Ranzoli, mia antica professoressa di inglese al liceo, la conoscenza della poesia di Wilfred Owen. Oggi vorrei ricordarlo con un episodio che definirei di serendipity, quelle coincidenze che alla fine lo sono solo di nome.
L’11 giugno del 1997, un mercoledì, ero di passaggio a Parigi e prima di tornare a Bruxelles dove lavoravo passai per la libreria Shakespeare & Co. dove mi comprai un’edizione delle poesie di Wilfred Owen del 1964. Questo libro mi accompagnò fino al 5 maggio 2013, una domenica, quando a Mantova mi capitò di conoscere il poeta Seamus Heaney e parlando con lui mi disse che aveva citato Wilfred Owen nel suo discorso del Nobel e avrebbe partecipato ad un progetto che prevedeva di chiedere ad alcuni poeti di scrivere dei componimenti in occasione del centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 2014.
Allora decisi di fargli vedere la mia copia delle poesie di Wilfred Owen e lui mi scrisse una dedica proprio sul frontespizio del libro citando nella stessa frase due dei suoi riferimenti poetici: Virgilio e proprio il war poet inglese.
Ecco cosa scrisse Seamus Heaney:
To Giacomo
“The poetry is in the pity”
with happy memories
of Virgil in Virgilio.
Seamus Heaney
5 maggio 2013La pietas virgiliana, the pity di Wilfred Owen, la poesia di Seamus Heaney: una catena ininterrotta e che proseguirà nel futuro.
Se volete ricordare Wilfred Owen io partirei da questa poesia che mi ha sempre emozionato. Eccola nelle pagine del libro: il titolo è Futility
* Qui potete approfondire le celebrazioni in Inghilterra, Francia e Belgio.
** Altri war poet inglesi sono Rupert Brooke (che muore però troppo presto per capire la dura realtà del conflitto) e Sigfried Sassoon (che fu amico di Wilfred Owen, scrisse poesie altrettanto spietate e sopravvisse alla guerra). In Italia pensiamo invece a Giuseppe Ungaretti, a Eugenio Montale o ai poeti futuristi come Filippo Tommaso Marinetti.
Per approfondire su questo blog
– Vittorio Veneto o Caporetto? a 100 anni dalla fine della Grande Guerra è tempo di approfondire
– Storie mantovane della prima guerra mondiale
Per approfondire sul web
– La poesia scritta da Seamus Heaney nel 2014, centenario dello scoppio della grande guerra
– Il sito della War Poets Association
– Perché i papaveri