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Cortile dei Cani, cortile dei quattro platani, Giardino dei semplici, Giardino pensile, giardino segreto, isabella d'este, tartaruga, tartarughe
E’ uscita sull’ultimo numero de La Reggia, la rivista ufficiale della Società per il Palazzo Ducale, un altro mio articolo inserito nel ciclo dedicato al racconto della reggia gonzaghesca. E’ dedicato ai giardini di Palazzo Ducale (nella foto di Giovanna Caleffi qui a fianco vedete il Giardino pensile dal campanile del Duomo).
Qui trovate gli articoli usciti fino ad ora:
I nani di Mantova su La Reggia: spigolature “nanesche” a Palazzo Ducale (n. 2/2018)
Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori: un nuovo articolo per La Reggia (n. 3/2018)
Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori: la seconda puntata su La Reggia (n. 4/2018)
Di seguito il testo integrale dell’articolo pubblicato sul n. 1/2019 della Reggia (ringrazio il presidente Gianpiero Baldassari e il direttore Fausto Amadei per l’ospitalità).
Dopo aver descritto i cortili di Palazzo Ducale proviamo a raccontarne i giardini, quelli rimasti e quelli che purtroppo sono stati pesantemente modificati o addirittura scomparsi. Uno dei modi più facili di scoprirli è guardare una fotografia aerea della reggia gonzaghesca, dove occhieggiano con i loro alberi, le siepi e le fontane. Per scoprire però anche i giardini che non ci sono più il modo migliore è osservare il complesso del Palazzo Ducale nella mappa di Gabriele Bertazzolo che ancora mostra il Giardino del baluardo e il giardino pensile della palazzina della Paleologa. E partiamo proprio da questi giardini che non ci sono più e da quelli che hanno subito trasformazioni. Il giardino del baluardo era proprio di fronte al Cortile della Cavallerizza. Oggi lo spazio è occupato da aiuole a prato: la sua forma è difficilmente leggibile perché interrotta dalla strada che segue il lungolago. Più che un baluardo difensivo si trattava di un muraglione di contenimento cui attraccavano i bucintori ducali. Il giardino che non esiste più è invece uno dei tre giardini pensili che si potevano trovare nel Palazzo Ducale. Si trattava del giardino creato a fianco della palazzina realizzata da Giulio Romano per la moglie del duca Federico II Gonzaga, Margherita Paleologo. Purtroppo sia questo spazio verde che la residenza della duchessa furono distrutti alla fine del 1800. Li si può vedere ancora non solo nella mappa del Bertazzolo ma anche in un paesaggio di Francesco Borgani, conservato a Palazzo Ducale dove appare il profilo di Mantova sullo sfondo di un San Francesco e della Vergine Maria. Anche alcuni dei cortili che abbiamo descritto nei precedenti articoli possono essere considerati dei giardini. Pensiamo ad esempio al Cortile d’onore che veniva chiamato “Giardin dela logia delle Cita’” al tempo di Isabella d’Este che aveva voluto questa decorazione nella loggia che fiancheggiava il suo appartamento vedovile in Corte Vecchia, fu poi definito Giardino de’ Bussi nel seicento e Giardino dei quattro platani nel settecento (platani che sono stati di recente ripiantati agli angoli del giardino). Ma anche il Cortile della Cavallerizza fu un tempo occupato da un giardino e la stessa Piazza Pallone, il cortile principale del Palazzo Ducale dove si svolgevano i tornei cavallereschi, oggi è un parco pubblico con aiuole circolari realizzato dall’ing. Aldo Badalotti nel 1926. Quali sono allora oggi i giardini ancora esistenti a Palazzo Ducale? Sono quattro e hanno tutti una loro particolarità che li rende unici e davvero suggestivi. Partiamo allora per questo percorso con il Giardino segreto dell’appartamento vedovile di Isabella d’Este. Quando nel 1519 muore il marchese Francesco II Gonzaga, la marchesana decide di spostarsi in Corte Vecchia al piano terra, lasciando le camere in castello al figlio Federico II. L’appartamento di Isabella, pur avendo subìto numerose modifiche e restauri ha ancora oggi un suo fascino e racconta molto delle passioni e della cultura della marchesana che veniva da Ferrara. E il giardino segreto è uno degli ambienti più suggestivi. Ci si arriva sia dal corridoio che parte dalla stanza della Scalcheria sia dal portico del Cortile d’onore che ci fa entrare dalla parte della loggia. Il Giardino Segreto ha rischiato più volte di essere distrutto e invece, per fortuna, è arrivato fino a noi. Non si è ancora riusciti ad attribuirne la paternità ad uno o all’altro dei prefetti delle fabbriche ducali ma sicuramente possiamo dire chi ne è la madre: Isabella d’Este. La marchesa lo firma con una scritta che corre lungo tutto il muro che racchiude il giardino e lo separa da Piazza Pallone. Eccola: ISABELLA ESTENSIS, REGUM ARAGONUM NEPTIS, DUCUM FERRARIENSIUM FILIA ET SOROR, MARCHIONUM GONZAGARUM CONIUX ET MATER, FECIT A PARTU VIRGINIS MDXXII. È una descrizione che sarebbe perfetta per un riepilogo di Linkedin e che dice: Isabella Estense, nipote dei re d’Aragona, figlia e sorella de i duchi di Ferrara, moglie e madre dei marchesi Gonzaga, fece nel 1522 anno dal parto della Vergine. Lo spazio rettangolare (circa 80 metri quadri) è decorato da semicolonne ed è organizzato ad aiuole con una fonte in mezzo, in luogo del pozzo citato in alcune descrizioni del giardino. Mancano anche le statue che lo decoravano, mentre in occasione di alcuni restauri si sono ritrovate nelle nicchie le cannule che avrebbero dovuto trasformare il giardino in una sorta di teatro delle acque. Passiamo ora a descrivere il Giardino dei Semplici, che prese questo nome dai “semplici”, ovvero le erbe officinali usate nella farmacopea, quando fu modificato agli inizi del seicento dal frate Zenobio Bocchi per volere del duca Vincenzo I.Questo spazio era già un giardino quando Luca Fancelli, su incarico del marchese Federico I Gonzaga, costruì la facciata dellaDomus Nova.Prenderà poi il nome di Giardino del Pavaglione quando Bernardino Facciotto realizza una loggia, un padiglione appunto nella parte verso l’appartamento delle Metamorfosi e della Rustica. Il giardino è stato restaurato nel1981 riportandolo alla pianta che aveva al tempo di Fra’Zenobio che lo aveva creato come orto botanico. Un’ultima curiosità su questo giardino prima di parlare dei due giardini pensili che si trovano a Palazzo Ducale: basta provare ad arrivare al portico che lo chiude dalla parte del lago inferiore. Se ci si affaccia dalla loggia ci si rende conto del dislivello molto significativo che lo separa dal cortile che si trova dietro le antiche scuderie e che è ancora più evidente se lo si osserva dal basso: sembra proprio un giardino pensile. In realtà il Giardino pensile per antonomasia del Palazzo Ducale è quello cui si accede dalla Galleria dei Fiumi o dalla Camera dello specchio tramite il corridoio dei Fauni o da una scala che parte dal Cortile delle Otto facce o degli Orsi. È uno degli spazi più particolari di tutta la reggia gonzaghesca. Non ci sono alberi ad alto fusto per evitare che le radici possano danneggiare i due livelli di arcate che reggono il giardino e che lo portano ad un livello di circa 12 metri dal piano stradale. Il Giardino Pensile lo si riconosce anche dall’esterno: basta mettersi con le spalle alla fiancata gotica del Duomo e alzare gli occhi al di sopra delle arcate strette e alte che sostengono uno dei lati porticati del giardino. Fu il duca Guglielmo a volere questo spazio verde che fu progettato probabilmente dall’architetto Pompeo Pedemonte, all’epoca direttore delle fabbriche di corte. Splendida è la fioritura delle rose del mese di maggio oltre alla fontana al centro del giardino che è l’unica rimastarispetto a quella non più esistente che si trovava dove oggi troviamo invece il Kaffeehaus. Quest’ultimo è un padiglione che si attribuisce al genio di Antonio Bibiena che ripropone la soluzione a doppia calotta con traforo della parrochiale di Villa Pasquali e che lo decora con marmi preziosi provenienti da Sabbioneta. Veniamo ora al secondo giardino pensile ancora esistente che noi conosciamo meglio come Giardino dei Cani. Lo troviamo ricavato in uno spazio trapezoidale tra l’appartamento di Troia e l’Appartamento Grande di Castello del duca Guglielmo. Il nome attuale deriva da una serie di piccole lapidi dedicate ai cani tra cui si ricordaquella della cagnetta Oriana realizzata da Giulio Romano. Si accede al giardino dalla Camera dei Cavalli dell’appartamento di Troia. Troviamo su questo lato una loggetta a serliana affiancata da due camerini chiamati dei falconi e degli uccelli. DalI’altro lato invece la parete che chiude il giardino verso il lago è quella dell’Appartamento Grande di Castello e in particolare delle stanze private di Guglielmo. Anche in questo caso la posizione del giardino è individuabile anche dall’esterno: basta infatti osservare l’edificio a sinistra del Castello di San Giorgio, il giardino si trova in corrispondenza della loggia detta del Tasso.
(Questo articolo deve molto all’intervento di Paolo Carpeggiani nel volume “I Giardini dei Gonzaga-un atlante per la storia del territorio, appena uscito per i tipi di Del Gallo Editori).