Tag

, , , , , , , , , , , ,

Quanti di noi/voi risponderebbero Rinascimento se gli venisse chiesto di scegliere un’epoca in cui tornare per un viaggio nel tempo? Molti direi. Ma forse solo perché innamorati di un’immagine ideale di quel periodo e non per una conoscenza effettiva.
Dal punto vista politico infatti era un mondo pesantemente in crisi e, per l’Italia, furono guerre continue culminate con il Sacco di Roma del 1527 *.
Se pensiamo invece alla cultura e alla letteratura era davvero un periodo fantastico che  può ancora insegnarci molto ed essere di stimolo.

Parte da qui l’idea del libro RINASCERE – storie e maestri di un’idea italiana, scritto da Nicola Gardini e pubblicato da Garzanti.

Il testo è scoppiettante e racconta le storie di 9 personaggi rinascimentali dal punto di vista della loro idea di cultura e soprattutto riscoprendo cosa fosse davvero la civiltà del Rinascimento. E’ illuminante questo passaggio dove si parla del recupero del passato ma con sguardo diretto al futuro:
“Vedremo che l’interesse dei rinascimentali per l’antico non significa passatismo, retrospettivismo, anacronismo. Sia chiaro fin da adesso che, con tutto il suo studio del passato, il Rinascimento è civiltà del futuro: il pensiero dell’avvenire è sempre posto al centro dell’indagine intellettuale, linguistica e artistica. La conoscenza si forma su prototipi di eccellenza che la tradizione ha consegnato, ma il fine ultimo di tale conoscenza è l’interpretazione del futuro, perché, rinascimentalmente, l’uomo deve pensare il futuro, e, pensando il futuro, preparare felicità e pace universali” pag. 19.

Ecco i nove personaggi scelti da Nicola Gardini:
1. Leonardo da Vinci (1452-1519)
2. Agnolo Poliziano (1454-1494)
3. Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494)
4. Giovanni Pontano (1429-1503)
5. Cassandra Fedele (1465-1558)
6. Lorenzo de’ Medici (1449-1492)
7. Niccolò Machiavelli (1469-1527)
8. Girolamo Fracastoro (1478-1553)
9. Ludovico Ariosto (1474-1533).

Ecco come lo scrittore giustifica la sua scelta:
“Abbiamo così rappresentati lo scienziato-artista (Leonardo), l’uomo di lettere totale (Poliziano), il filosofo (Pico), il teorico del-la politica (Machiavelli), il medico-poeta (Fracastoro), lo statista che scrive versi (Lorenzo e Pontano), la donna letterata (Cassandra Fedele), il narratore enciclopedico (Ariosto), oltre che alcune delle capitali del Rinascimento (Firenze, Ferrara, Napoli, Milano, Padova). Per quanto diversi per temperamento, interessi, capacità e perfino lingua (alcuni scrivono nel volgare italiano, altri in latino), questi nove individui condividono una stessa volontà di rigenerazione e di rifondazione, convinti della propria modernità grazie a un’acuta coscienza del divenire storico e a una strenua applicazione allo studio. Sono contemporanei, sono in contatto gli uni con gli altri e costruiscono una cultura; e, a dispetto delle divisioni politiche e delle distanze geografiche e perfino delle invasioni straniere, creano una sola Italia, un’Italia intellettuale e spirituale, che sarà a lungo l’unica vera Italia. Sono altresì inventori di pensieri e di soluzioni che avranno immensa fortuna in Europa, contribuendo alla formazione di un sentire e di un’immaginazione sovranazionale” pag. 16.

Per ognuno di questi autori Nicola Gardini propone frammenti di testi, interpretazioni, approfondimenti che consentano di vedere in una molteplicità di approcci una linea comune: quella della rinascita. Sono molte le sorprese (almeno per me) e tanti gli stimoli alla lettura e anche al recupero di quel latino (dimenticato per me dopo la parentesi scolastica). Al termine del libro sembra di aver dialogato con loro in senso “rinascimentale”, un po’ come ci racconta Machiavelli nella sua famosa lettera a Francesco Vettori del 1513.

Gli ultimi quattro elementi che vorrei evidenziare sono legati a temi rinascimentali ma profondamente moderni come la valorizzazione degli errori, la crisi della cultura, la ricchezza della molteplicità dei punti di vista e da ultimo l’invito a rifuggire dalla iperspecializzazione dimenticando la trasversalità. Ecco come ne parla Nicola Gardini:

La valorizzazione degli errori
“Rinascimentalmente anche gli errori del passato non finisicono nella cantina delle cose trascorse. Anche gli errori del passato, infatti, servono. Senza capire quelli, senza averli sempre davanti, non si va oltre. Solo perché avevano in mente le false rappresentazioni degli antichi, certi individui hanno rinnovato la struttura dell’universo e la geografia del mondo. Il passato è interrogazione continua, che sprona alla ricerca sia attraverso le certezze che fornisce sia attraverso i dubbi o le sviste o perfino i silenzi che consegna. Per questo ci aiuta a rinnovarci” pag. 21. 

La crisi della cultura
Nessun notiziario, però, ci informa su un’altra crisi, collegata alla prima come causa e come effetto a un tempo, più profonda e più capace di dissimularsi dietro le maschere dell’ovvietà, ma non per questo meno visibile e meno degna di attenzione: quella dei rapporti tra individuo e discorso pubblico. Sta svanendo il galateo del confronto e del dibattito; sta svanendo l’amore del ragionamento; sta svanendo il rispetto delle posizioni alternative. Gli spazi stessi del discorso pubblico tendono a impedire il dibattito e il ragionamento. Trionfano i gerghi, gli slogan, le terminologie, i tweet; trionfa l’intransigenza del “piace-a-me-e-questo-basta”. La comunicazione sembrerebbe potenziata, e invece decresce ogni momento, perché si privatizza sempre più. Il parlare davanti al mondo – cosa che oggi è possibile a chiunque grazie alle tecnologie digitali -non tiene conto del mondo; e i parlanti si compiacciono della loro solitudine, ignari di esser compiaciuti e di esser soli. Sta svanendo la cultura” pag. 23.

La molteplicità dei punti di vista
“L’impulso più genuino del Rinascimento è quello da cui io traggo l’insegnamento più fertile: la capacità di osservare le cose da più punti di vista; l’impegno a non fermare la mente in una visione esclusiva, che neghi lo sguardo di altri o prescinda dalle condizioni sempre nuove del vedere. Tutti uguali nella diversità, potremmo dire, parafrasando Poliziano, o riassumendo Leonardo. E diversi si è non solo l’uno dall’altro, ma anche ciascuno da sé stesso, perché il singolo è molti e molto può compiere da solo, con il pensiero, con lo studio, con le scritture e le voci più diverse” pag. 268.

L’iperspecializzazione e il falso ideale di efficienza
“Alla dilagante religione dell’iperspecialismo di oggi – per cui i primi a rimetterei sono i giovani e i giovanissimi, costretti a sprecare talento e creatività in nome di un falso ideale di efficienza – il Rinascimento oppone l’antidoto di un sapere eterogeneo e aperto, costruito sul confronto continuo tra le molteplici manifestazioni della vita, aperto al piccolo e al grande, impegnato nella contemplazione e nell’azione, certo della parentela circolare di tutte le forme di conoscenza, desideroso di scoperta e di trasformazione. Il Rinascimento è cultura della libertà e delle differenze, e per questo, pur allontanandosi sempre più temporalmente da noi, sempre più si rivela capace di indicarci la via giusta” pag. 268.

Un libro davvero stimolante e sorprendente come tutti i testi che ci invitano ad osservare e ad approfondire un argomento noto partendo da un punto di vista originale e senza dimenticare la necessità, una volta finita la lettura, di ripartire per una ricerca e rielaborazione personale**. Ecco cosa scrive Nicola Gardini invitando a tornare al Rinascimento:
“Invitando a tornare al Rinascimento, intendo semplicemente che certi suoi discorsi, certi suoi sogni possono fornirci i concetti per agire oggi: armonia, esperienza, fede nel sapere, volontà di comprensione e di interpretazione, immaginazione enciclopedica, attenzione alla natura” pag. 266.

Per dirla con Giovanni Pontano: quam multa scire (sapere il più possibile” (dal De Principe 27).

* Ecco come Nicola Gardini ricorda cosa fu il Rinascimento dal punto di vista politico e l’invito a recuperarne gli aspetti di novità.
“Il Rinascimento fu la cultura di un tempo di diffusa crisi, quando molti stati concorrenti e infiniti particolarismi locali faticavano ad assicurare stabilità a qualunque livello e i disaccordi spianavano la strada agli invasori. Ne derivarono guerre, distruzioni, perdite incalcolabili, una generale umiliazione, di cui il sacco di Roma del 1527 fu solo il simbolo più clamoroso. Invitando a tornare al Rinascimento, intendo semplicemente che certi suoi discorsi, certi suoi sogni possono fornirci i concetti per agire oggi: armonia, esperienza, fede nel sapere, volontà di comprensione e di interpretazione, immaginazione enciclopedica, attenzione alla natura” pag. 266.

** Adesso leggerò Rinascimento, altro testo di Nicola Gardini, risalendo a ritroso come facevano nel Rinascimento. Ho un bellissimo ricordo di Nicola Gardini che introduce a Mantova Stephen Greenblatt che parlava di The Swerve, un bellissimo libro che raccontava la riscoperta del De Rerum Natura di Lucrezio nella prima metà del Quattrocento. Un incontro davvero stimolante.