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Cardinale Gianfranco Ravasi, Domenicale, Domenicale - Il Sole 24 ore, Elia, festivaletteratura, Festivaletteratura2004, Gianfranco Ravasi, Umberto Eco, una voce di silenzio sottile
Al mattino della domenica leggo sempre il Domenicale del Sole24ore e oggi il Breviario di Gianfranco Ravasi mi ha colpito molto.
Per due motivi: uno è che si parla di silenzio e in questi giorni stiamo recuperando almeno questa possibilità. Sperimentare il silenzio è corroborante.
Il secondo invece è la magia della lettura che ti porta in un altro mondo e in un altro tempo. Io sono tornato al 5 settembre del 2004, al pomeriggio, nel cortile del Palazzo di San Sebastiano.
No, non sono andato solo a memoria ma ho provato a consultare l’archivio del Festivaletteratura (lo trovate qui) che mi ha dato i dati corretti. Fu un incontro incantato con il cardinal Ravasi che parlava di “Parola e ascolto” e ad un certo punto arrivò questa espressione in aramaico per Dio che tradusse con “Voce di silenzio sottile”. Che bello sarebbe poter tornare là e riascoltare quelle parole.
Ecco forse questo sarebbe il momento di pubblicare tutto l’archivio di Festivaletteratura, dimenticandosi della privacy e dei diritti d’autore.
Proviamo?
Eccovi il breviario
PRIMA PAGINA – 22 MARZO 2020 – Domenica
Breviario – #Broadway di Gianfranco Ravasi
<<Non si può trovare Dio nel rumore. Dio si palesa solo nel silenzio. Dio non è mai nei mass media, Dio non è mai sulle prime pagine dei giornali, Dio non è mai in tv, Dio non è mai a Broadway.
Era il 20 settembre 2013 e all’università di Bologna, la più antica d’Europa, si celebravano i 25 anni della Magna Charta Universitatum. Chi meglio di Umberto Eco poteva essere il celebrante di questo rito accademico-culturale? Il suo discorso, da ex-credente, comprendeva anche la provocazione che abbiamo citato e che sbocciava da una celebre frase biblica, incastonata all’interno di una sorprendente epifania divina.
Il focoso profeta Elia, avvilito e perseguitato, attendeva che Dio ritornasse a sostenerlo (1Re 19). Forse si sarebbe rivelato nel «vento impetuoso e gagliardo» che stava soffiando? O nel terremoto che, all’improvviso, aveva squassato le rocce del Sinai? O nel fulmine della tempesta che si era scatenata? No, Dio gli si era presentato in una qol demamah daqqah, che in ebraico può significare letteralmente «una voce di silenzio sottile». Nella nostra sgangherata società, ove impera il rumore, ove i mass media fanno a gara negli eccessi, ove essere alla ribalta è decisivo per contare, Dio si cela nel grembo misterioso del silenzio, della contemplazione quieta. Solo là può essere incontrato e svelarsi.>>