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Oggi 16 agosto 2022 è giorno di Palio dell’Assunta e forse ho capito perché mi piacciono così tanto la corsa, Siena e i Senesi. Perché ci sono molti elementi che legano Mantova a Siena.
Ne ho già scritto su questo blog e gli articoli li trovate qui:
Il Palio di Siena: si ama, si odia, si critica ma per me…non si discute
Il Palio di Siena si corre oggi ma c’era prima Ferrara o Verona e anche Mantova
I cavalli mantovani correvano al Palio: da Palazzo Te a Siena per il palio della Madonna di Provenzano
Santa Caterina da Siena e la beata Osanna: tra Siena e Mantova due vite a confronto
Mantova e Siena: due città, una storia parallela

Ecco di seguito alcuni appunti sulle relazioni più evidenti tra le due città.

Guidoriccio da Fogliano (1290 ca.-1352

Non è senese ma lo diventa sul campo per meriti acquisiti. Nasce nel 1290 ca. nel territorio di Reggio Emilia e, membro di una famiglia di capitani di ventura, è avviato ben presto al mestiere delle armi.

Nel 1327 entra al soldo dei senesi e nell’anno successivo sconfigge Castruccio Castracani conquistando i castelli di Montemassi e Sassoforte. Per questo il comune commissiona a Simone Martini un affresco celebrativo all’interno del Palazzo pubblico della città. Si tratta di uno dei capolavori del gotico senese: Guidoriccio vi è rappresentato a cavallo mentre avanza nel paesaggio collinare di Siena, tra i due castelli espugnati. Le mura turrite, gli accampamenti, il bianco e il nero delle bandiere senesi, l’ocra delle colline trasformano l’affresco in un inno all’ideale cavalleresco.

Guidoriccio vive al tempo dell’ascesa dei Gonzaga e spesso si trova a combattere contro di loro. Ma i capitani di ventura sono dei manager medievali, combattono per chi li paga e non si creano nemici di sangue. Per questo non stupisce che Luigi Gonzaga inviti a Mantova Guidoriccio in occasione delle sue nozze con Novella Malaspina, sua terza moglie. Nello stesso giorno, oculata saggezza contadina dei nobili mantovani, si sposano anche il figlio e il nipote di Luigi oltre ad Azzo da Correggio che prende in moglie una dama di casa Gonzaga.

Probabilmente nominato cavaliere in quest’occasione, Guidoriccio da Fogliano continuerà il suo mestiere di capitano di ventura con alterna fortuna e concluderà la sua vita a Siena come capitano del popolo. Alla sua morte nel 1352 è sepolto nella chiesa dei domenicani con solenni esequie che costano al comune la somma di 500 fiorini.

Santa Caterina da Siena (1347-1380)

Santa e mistica domenicana, Caterina nasce a Siena nel 1347 penultima di venticinque figli del tintore Jacopo Benincasa e di Lapa Piagenti. La fanciulla, bella e pia, sin dall’infanzia ha visioni mistiche e si oppone ai tentativi della madre di accasarla rinchiudendosi in una stanza di casa dicendo “Io non vi chieggio nulla di veruna spesa, altro che pane ed acqua, lasciatemi stare a vivere di mio senno”.

A soli 16 anni entra a far parte di un gruppo laico femminile collegato all’ordine domenicano detto delle mantellate. Da questo momento Caterina può dedicarsi alla meditazione, alla cura dei poveri e dei malati e ad altre attività sociali oltrechè al suo forte impegno politico. A Firenze in Santa Maria Novella predica la crociata con fra’ Raimondo da Capua, ad Avignone perora la causa della pace tra la Repubblica di Firenze e il pontefice, a Siena mette fine alle controversie tra i Salimbeni e la città. Caterina riceve le stimmate e vive l’esperienza delle nozze mistiche con il Cristo. Muore a Roma il 29 aprile del 1380, ad appena 33 anni, dopo aver convinto con le sue lettere perorazioni e viaggi  Papa Gregorio XI a porre fine alla “cattività avignonese” tornando a Roma.

Caterina, pur essendo analfabeta, lascia circa 381 lettere indirizzate a monarchi, pontefici ed autorità politiche oltre al dialogo della divina provvidenza. Caterina è canonizzata nel 1461 da Pio II Piccolomini e dichiarata compatrona d’Italia nel 1939 da Papa Pacelli, Pio XII. Nel 1970 è insignita del titolo di doctor ecclesiae da Paolo VI (unica donna insieme a Santa Teresa d’Avila). 

Caterina è stata modello da seguire per la beata Osanna Andreasi (1449-1505), mistica mantovana e laica domenicana che muore a Mantova il 18 giugno 1505. Osanna, ora sepolta in cattedrale e rappresentata in una delle statue del coronamento del duomo, è stata beatificata da Leone X nel 1515 anche grazie all’impegno di Isabella d’Este. Nella sua vita molto fa rivivere la figura della mistica senese: l’ascetismo precoce, l’intervento attivo nella vita della città come consigliera politica (di Isabella e del marito Francesco II), l’impegno nell’attività caritativa, lo stato di religiosa domenicana pur vivendo nel secolo, le numerose lettere rimasteci.

Anche San Luigi Gonzaga (9 marzo 1568 – 21 giugno 1591) è stato grande devoto di Santa Caterina da Siena. Il principe e futuro santo serve messa all’interno dell’oratorio ricavato a fianco della cella della santa. Luigi sosta a Siena nel 1590 durante il viaggio verso Roma e, come scrive Roberto Brunelli nella sua biografia del Santo, “richiesto, parlò ad un gruppo di giovani con un fervore che li impressionò”. Una lapide posta di fronte all’ingresso dell’oratorio rende memoria del fatto: “A ricordare la devozione di S. Luigi Gonzaga che nell’anno 1590 volle rendere pubblico onore alla SANTA senese servendo egli principe la messa e comunicandosi nella cameretta di LEI – La confraternita pose questa pietra il 29 aprile 1927.

San Bernardino da Siena (1380-1444)

Famoso predicatore francescano nasce nel 1380 (anno della morte di Caterina) a Massa Marittima dalla famiglia senese degli Albizzeschi. Rimane orfano giovanissimo ed è educato a Siena dove nel 1402 entra a far parte degli stretti osservanti della regola di Francesco nell’ordine dei frati minori.

Predicatore e viaggiatore instancabile, per riconciliare le parti in lotta nell’Italia settentrionale e centrale  e anche al termine delle sue famose prediche, aveva l’abitudine di presentare una tavola sulla quale era riportato il trigramma del nome di Gesù (IHS) nella speranza che in questo modo le opposte fazioni dimenticassero l’ostilità reciproca. Nel corso della sua vita per tre volte Bernardino rifiuta la carica di vescovo (per questo spesso è rappresentato con tre mitrie ai suoi piedi) e muore il 20 maggio del 1444 all’Aquila nel ducato di Spoleto. E’ canonizzato a soli sei anni dalla morte nell’anno giubilare 1450 dal Papa Niccolò V.

Le sue prediche riempivano le piazze e ci sono state tramandate grazie alla trascrizione che ne fece un confratello  con un metodo di sua invenzione. Ciò che sorprende nelle prediche di Bernardino è la capacità di utilizzare le immagini per trasmettere i concetti (è il patrono dei pubblicitari). Per citare alcuni esempi quando fustigava i ricchi e condannava l’usura diceva “Se tu hai della robba assai e non n’hai bisogno, e tu non la dispensi e muori, tu te ne vai a casa calda” oppure ricorreva ad esempi familiari come quello della cipolla “tu che hai tanti spogli più che non ha la cipolla, ricopri la carne del povero, quando tu il vedi così stracciato e ignudo: la sua carne e la tua è una medesima carne”.  

Bernardino è chiamato a Mantova nel 1421 da Paola Malatesta, moglie di Gianfrancesco Gonzaga per predicare la quaresima. Le sue prediche in città e nel contado contro l’usura e per la carità verso i poveri furono memorabili e sopravvive tutt’ora in alcune parti della città come segno del suo passaggio il trigramma del nome di Cristo iscritto nel sole (v. ad esempio all’angolo del palazzo tra vicolo Deserto e via della Mainolda). L’attributo di Bernardino è tutt’ora visibile anche sulla facciata del Palazzo pubblico di Siena in piazza del Campo. Il futuro santo inoltre fu protagonista di un miracolo che lo vide arrivare a Mantova, via lago, dal Santuario delle Grazie, insieme ad un discepolo utilizzando il proprio mantello. Inoltre Paola Gonzaga progettò con fra’ Bernardino il convento delle Clarisse e la contigua chiesa di Santa Paola dedicata al Corpus Domini.

Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini (1405-1464)

Il futuro papa nasce a Corsignano (l’attuale Pienza così chiamata in suo onore) nel 1405 dalla famiglia Piccolomini, importanti nobili e banchieri senesi. Letterato e umanista riceve nel 1442 la corona poetica da Federico III. Dopo essere entrato nella cancelleria imperiale di Vienna, dove resta fino al 1444, scrive un romanzo passionale “La storia dei due amanti (Historia de duobus amantibus) e altre opere forse poco adatte ad un futuro pontefice. Prende gli ordini nel 1447 e partecipa al concilio di Basilea come segretario del cardinale Capranica, scrivendo la cronaca dell’evento (De gestis basileensis concilio, 1450).

Enea Silvio Piccolomini è successivamente nominato vescovo di Trieste e poi di Siena (1450). Nel 1458 è eletto papa e prende il nome di Pio II, ma non abbandona la scrittura. E’ autore di un’autobiografia dove senza reticenze descrive accadimenti e personaggi suoi contemporanei: si tratta dei famosi “Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contingerunt”.

Convinto della necessità di una nuova crociata contro i Turchi, che nel 1453 avevano conquistato Costantinopoli, tenta di organizzarla convocando la dieta di Mantova del 1459. Nonostante l’insuccesso del tentativo (la crociata non si farà) l’arrivo del Papa senese a Mantova è fondamentale per la città virgiliana (senza dimenticare che occorrerà aspettare il 1991 per avere la visita di un altro papa, Giovanni Paolo II).

Mantova diventa per otto mesi (27 maggio 1459 – 19 gennaio 1460) sede della Dieta[1] e centro dell’Europa. La città cambia veste: i Gonzaga si spostano in castello lasciando il Palazzo del Capitano al Papa e commissionando a Mantegna la Camera degli Sposi, Leon Battista Alberti, abbreviatore pontificio, fornisce i progetti per Sant’Andrea e per il San Sebastiano. Durante il soggiorno mantovano Pio II assiste alla consacrazione della chiesa di San Francesco (come ricorda una lapide all’inizio della navata di destra con lo stemma del papa e quello del cardinale Bessarione), presta particolare devozione ai Sacri Vasi che lo guariscono da un attacco di podagra che gli impediva di camminare[2] e si reca al convento delle Grazie (Pio II è rappresentato nell’impalcata lignea in fondo alla navata, a destra vicino a Carlo V) e all’abbazia di San Benedetto in Polirone dove è conservato un suo busto in terracotta.

Dopo il soggiorno mantovano Pio II conferisce la carica di cardinale a Francesco, figlio di Ludovico II e primo Gonzaga a ricevere la porpora cardinalizia (l’evento è ricordato nella scena dell’incontro affrescata da Mantegna nella Camera degli Sposi).

Il papa senese muore ad Ancona nel 1464 senza essere riuscito a dare il via alla crociata. Una delle sue opere fondamentali fu la rifondazione del suo borgo natale Corsignano d’Oria (ne parla nei Commentari): il pontefice trasforma il piccolo villaggio in Pienza, cittadina ideale del Rinascimento, realizzata da Bernardo Rossellino probabilmente su progetto di Leon Battista Alberti. Qui seguendo l’esempio di altri prelati come Rodrigo Borgia (futuro Alessandro VI) Francesco Gonzaga edifica il proprio palazzo, poco distante da Palazzo Piccolomini.

Anche altri discendenti di Pio II hanno un ruolo nella storia di Mantova. Ottavio Piccolomini, generale imperiale, si reca a Mantova dopo il sacco del 1630 su incarico dell’imperatore per registrare i danni e le perdite subite dalla reggia gonzaghesca. Al seguito di Ottavio troviamo il nipote Enea Silvio Piccolomini (una nemesi storica il fatto che porti lo stesso nome del Papa che tanto importante fu per la città) che acquista dai lanzichenecchi luterani pezzi importanti delle collezioni gonzaghesche ora conservati a Siena nella collezione Spannocchi-Piccolomini.

Monti di Pietà

I monti di pietà sono istituti di credito sorti in Italia nel sec. XV per concedere prestiti su pegno a basso interesse. Nel medioevo il divieto canonico di prestare denaro ad usura, operazione pesantemente punita dal braccio secolare, fa sì che l’attività di credito sia esercitata principalmente dagli ebrei (si pensi alla figura di Shylock tratteggiata da Shakespeare nel Mercante di Venezia).

Per fronteggiare la pratica dell’usura fra’ Bernardino da Feltre (Feltre, 1439 – Pavia, 28 settembre 1494) crea a Mantova un Monte di pietà (1484). Con il concorso finanziario di Francesco II, di nobili e di mercanti fu possibile costituire un banco di prestiti in cui si esigeva dal 2 al 6% d’interesse a fronte del 25% praticato dai banchieri ebrei. E proprio per sottolineare la volontà di contrapporsi a questi ultimi il Monte di Pietà, approvato da bolla pontificia, sorse nel quartiere dove gli ebrei si erano maggiormente concentrati, dietro il Palazzo della Ragione, in via Giustiziati, dove un secolo e mezzo più tardi sarà costituito il ghetto ebraico[3]. Nel 1476 anche a Siena nasce un Monte di Pietà, il Monte Pio che nel 1649 sarà inglobato dal Monte dei Paschi. Cfr. più avanti la descrizione di Palazzo Salimbeni.

Studenti senesi alla battaglia di Curtatone e Montanara (29 maggio 1848)

E’ giusto ricordare in occasione della celebrazione del sacrificio dei martiri di Belfiore il tributo di sangue versato in territorio mantovano dai senesi per l’unità d’Italia. Nell’aprile del 1848 tre professori, un assistente e 55 studenti universitari senesi formano la Compagnia della Guardia Universitaria per partecipare alla battaglia di Curtatone e Montanara (29 maggio 1848).

Seppur sconfitto e costretto a ripiegare il Battaglione Universitario Toscano infligge agli austriaci grosse perdite e, ritardando la loro avanzata, consente all’esercito piemontese di ottenere il giorno dopo la vittoria nella battaglia di Goito. La bandiera di quella Guardia è ancora oggi custodita nel palazzo del Rettorato di Siena e il sacrificio degli studenti è ricordato dal monumento inaugurato nel 1893 all’interno della sede dell’Università. Ricordiamo anche il monumento che sorge a Curtatone (loc. Quattro Venti) in memoria del valore degli studenti toscani.


[1] Una rappresentazione ideale della Dieta è visibile in un affresco realizzato nel transetto del Duomo di Mantova e accompagnato dalla seguente iscrizione “PIUS II ANNO MCDLIX SYNODVM MANTUAE CELEBRAVIT VT CHRISTIANORUM PRINCIPUM ANIMOS AD TERRAM SANCTAM RECVPERANDAM INDVCERET” – una traduzione libera potrebbe essere: Pio II celebrò a Mantova la dieta per incoraggiare i principi cristiani alla liberazione della Terrasanta.

[2] Riportiamo il testo latino dell’invocazione di Pio II alla reliquia: “Si verus sanguis Christi est de pectore fusus/et dignus latria, dira podagra fuge:/at si membra diu possessa delinquere nescis,/urgeat a! saltem flamma, dolore minus”.

[3] Secondo taluni studiosi fu il predicatore Michele da Carcano a costituire il primo Monte di Pietà a Perugia nel 1462. L’usura era una vera e propria piaga già condannata a suo tempo da S. Antonio di Padova,  da San Bernardino da Siena e stigmatizzata dalla predicazione di altri francescani come fra’ Barnaba da Terni e il già citato beato fra’ Bernardino da Feltre.