E’ vero che questo blog è legato a Mantova e alla sua storia ma alle passioni non si comanda e oggi si corre il Palio, a Siena, un’emozione unica per chi l’ha vissuta dal vivo almeno una volta (ne potete leggere qui). Eppure quello di Siena non è il più antico.
Basti pensare a cosa scrive Dante Alighieri nella Divina Commedia:
«Poi si rivolse, e parve di coloro
che corrono a Verona il drappo verde
per la campagna; e parve di costoro
quelli che vince, non colui che perde.»
(Inferno. Canto XV, vv. 121-124)
Dante passa per Verona e parla di questo palio che però non si corre più.
E poi c’è Ferrara che sul sito dichiara di essere il palio più antico del mondo (https://www.paliodiferrara.it) dove si corre a piedi (sia le putte che i putti), a cavallo e anche con le asine sul circuito di piazza Ariostea.
E Mantova? Anche qui sicuramente si correva ma all’epoca dei Gonzaga la città era una sorta di “motor valley”, quando i motor non c’erano ed erano i cavalli ad essere le “Formula 1” dell’epoca. Basta andare a Palazzo Te nella Sala dei Cavalli o anche a Palazzo d’Arco per rendersi conto di questo amore viscerale tra i mantovani e i destrieri.
Se Giulio Romano dipinge i cavalli preferiti del marchese Federico II, nella biblioteca dei Conti d’Arco troviamo un trattato sulle malattie degli equini, un vero manuale di veterinaria del quattrocento.
“Intorno alla concava, inclinata Piazza del Campo… corre un anello di pietra lungo poco più di trecento metri. Su questo perimetro, cinque giorni prima del Palio, una speciale miscela di tufo o sabbia, conservata e curata d’anno in anno in certe cantine dei magazzini del comune, viene sparsa e pressata per uno spessore di venti centimetri e una larghezza di sette metri e cinquanta. Si dice allora che “c’è la terra in piazza”, ossia che la febbre della gara è entrata nello stadio acuto”. Fruttero & Lucentini, Il Palio delle contrade morte, 1983
Oggi a Siena si corre il Palio e pur essendoci, a prima vista, poche similitudini tra la città toscana e Mantova si possono trovare molti punti di contatto.
Pensiamo ad esempio che i cavalli dei Gonzaga erano richiestissimi per questo tipo di gare e corsero non solo a Siena ma anche a Ferrara.
D’altra parte a Palazzo Te la sala più importante della villa è decorata con i cavalli delle scuderie gonzaghesche. Quando l’imperatore Carlo V arriva a Mantova nel 1530 fargli vedere i destrieri gonzagheschi era come mostrargli oggi le Ferrari oppure dei potentissimi strumenti di combattimento.
Ringrazio di cuore l’amico fotografo Paolo Barni che segue appassionatamente e visceralmente il Palio per avermi consentito di pubblicare queste foto dell’ultima carriera. Secondo me sono splendide.