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Quando si avvicina l’anno nuovo ci sono due categorie di persone: quelle che vanno subito a vedere come cadono le festività per organizzare i ponti festivi e quelli che li verificano solo al rientro al lavoro perché farlo prima porta sfortuna.

Io non rientro in nessuna delle due categorie: a me piace osservare il calendario per vedere dove, nella settimana, cadono i giorni che per me hanno un significato (e poi naturalmente anch’io vado a vedere i ponti…).

Quest’anno è bisestile e il 29 febbraio cade di giovedì (sto già facendo la lista di cose che faccio ogni 4 anni proprio questo giorno) mentre per i ponti le notizie non sono buone: il 25 aprile e il 1 maggio sono a metà settimana, mentre il 2 giugno e l’8 dicembre cadono di domenica e il 15 agosto non conta (perché ditemi chi non va in ferie ad agosto). Unico ponte possibile è quello del 1° novembre che cade di venerdì.

E poi c’è il patrono che per quelli di Mantova è Sant’Anselmo da Baggio e cade di lunedì 18 marzo e quindi va bene per allungare il fine settimana.

Quest’anno mi è venuto in mente anche di vedere da dove nascono queste feste comandate, ovvero quelle dove ci si astiene dal lavoro e, per i credenti cattolici, si va a messa . Per molti è come se queste festività ci fossero sempre state e invece non è proprio così.

Facciamo un esempio: il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, è festa dal 1947 per consentire di godersi di più il giorno di Natale. Il 17 marzo, giorno della proclamazione del Regno d’Italia, è stato giorno festivo solo nel 1911, nel 1961 e nel 2011 mentre oggi si festeggia senza stare a casa come “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”.

Ci sono poi feste come l’Epifania che sono sparite con un colpo di spugna nel 1977 salvo poi riapparire nel 1985. Poi ci sono le feste del periodo fascista dove ad esempio il 1 maggio era stato sostituito dalla festa del lavoro il 21 aprile, giorno del natale di Roma.

Proviamo a fare un po’ d’ordine partendo dal dopoguerra e arrivando ai nostri giorni.

Le festività istituite nel 1949

Con questa legge si confermano tutte le festività istituite con il Concordato del 1929 e se ne aggiungono alcune. I giorni di festa in un anno (escluse le domeniche) sono 16.

tutte le domeniche; 
il primo giorno dell’anno; 
il giorno dell’Epifania; (6 gennaio) 
il giorno della festa di San Giuseppe; (19 marzo) 
il 25 aprile, anniversario della liberazione; 
il giorno di lunedì dopo Pasqua; 
il giorno dell’Ascensione;  (40 giorni dopo la Pasqua)
il giorno del Corpus Domini; (domenica successiva alla festa della Santissima Trinità, giovedì per gli altri paesi)
il 1 maggio: festa del lavoro;
il 2 giugno: festa della Repubblica
il giorno della festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo; (29 giugno)
il giorno dell’Assunzione della B. V. Maria; (15 agosto) 
il giorno di Ognissanti; (1 novembre)
il 4 novembre: giorno dell’unità nazionale; 
il giorno della festa dell’Immacolata Concezione; (8 dicembre) 
il giorno di Natale;  (25 dicembre)
il giorno 26 dicembre.

Le festività soppresse nel 1977

Nel 1977 l’Italia dichiara la guerra alle festività a causa della loro «negativa incidenza sulla produttività sia delle aziende che dei pubblici uffici». Ecco quindi che si assiste ad una vera e propria strage che colpisce non solo le feste religiose ma anche quelle civili del 4 novembre e del 2 giugno. Le feste in un anno escluse le domeniche rimangono 9.
Riportiamo il testo dell’articolo della legge per mantenere il tono freddo e burocratico:

“I seguenti giorni cessano di essere considerati festivi agli effetti civili: Epifania; S. Giuseppe; Ascensione; Corpus Domini; SS. Apostoli Pietro e Paolo. A decorrere dal 1977 la celebrazione della festa nazionale della Repubblica e quella della festa dell’Unità nazionale hanno luogo rispettivamente nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre. Cessano pertanto di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre.”

Le festività riapparse

L’Epifania torna ad essere festività con la legge del 1985 emanata in occasione del nuovo Concordato tra Stato e Chiesa Cattolica. Nel 2000 il presidente Carlo Azeglio Ciampi propone di far tornare il 2 giugno festività (e non festeggiarla la domenica successiva al 2 giugno). La proposta viene accettata e dal 2001 si torna a stare a casa per la festa della Repubblica.

Per approfondire

Gli articoli del blog del 31 dicembre