Tag
18 luglio 1630, Giacomo Cecchin, giovedì 18 luglio 1630, Gonzaga di Nevers, i 10 giorni che cambiarono la storia di Mantova, Lanzichenecchi, Lanzichenecchi a Mantova, Mantova, Sacco di Mantova

Il sacco di Mantova insieme alla vendita della quadreria gonzaghesca sono due episodi che ancora oggi segnano i mantovani. E come potrebbe essere altrimenti visto i tesori che Mantova ha perso e considerato che la città recupererà il numero di abitanti che aveva prima del 1630 solo agli inizi del secolo scorso. D’altra parte l’evento del sacco fu terribile anche in relazione alle testimonianze che ce ne sono rimaste e alla peste che, seppur endemica, si scatenò con estrema violenza tanto da essere ricordata anche da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. Tra l’altro la città non era mai stata conquistata e questo avvenimento segnò l’inizio della fine per la famiglia Gonzaga.
E’ per tutti questi motivi che ho scelto quel giovedì 18 luglio 1530 quando muore la città, un evento che rientra a pieno titolo nei 10 giorni che hanno cambiato la storia di Mantova.
I figli di Vincenzo Gonzaga tra vaiolo, finti matrimoni e un toyboy
E’ un classico che quando si raggiunge il vertice la caduta sia ancora più fragorosa. E’ quello che accade a Mantova quando raggiunge il suo vertice con Vincenzo I Gonzaga , anche grazie all’immenso patrimonio lasciatogli dal padre Guglielmo. Il duca di Mantova è famoso nel mondo e il futuro gli sorride con almeno tre figli maschi e una discendenza che sembra non dargli problemi. Eppure dopo la sua morte il tempo sembra accelerare. Francesco IV muore di vaiolo lasciando solo una figlia femmina, Maria che non può succedergli. E’ il turno del cardinale Ferdinando che diventa duca di Mantova lasciando la porpora ma è come il padre, spende e spande e non riesce ad avere una discendenza visto che l’unico figlio gli nasce da un finto matrimonio, orchestrato da lui. E’ la volta di Vincenzo II, cardinale che non va nemmeno a ritirare la porpora e sposa una sua parente, vedova e con il doppio dei suoi anni.
E’ uno dei mie preferiti questo Vincenzo che ho definito come “il toyboy che sposa la vedova e svende la quadreria”. Si perché è lui che vende la famosa “Celeste Galeria” al re d’Inghilterra ed è lui che richiama dalla Francia i Gonzaga di Nevers e che offre all’imperatore il pretesto per il Sacco di Mantova.
Arrivano i Gonzaga di Nevers ovvero la rivincita dei cadetti
E’ la rivincita dei cadetti il ritorno dei Gonzaga francesi. Si tratta del ramo cadetto che ha origine con Ludovico Gonzaga, il fratello minore di Francesco III e di Guglielmo. Quando muore il duca “ragazzino” a 17 anni si riapre la successione e tocca a Guglielmo che però la famiglia aveva già destinato ad una carriera ecclesiastica. Tra l’altro il secondogenito non è un adone e sicuramente molti gli preferirebbero Ludovico. Però Guglielmo è coriaceo e quindi il cadetto viene mandato a far fortuna in Francia dove sposa Enrichetta di Nevers, duchessa di Nevers e contessa di Rethel. I due erano lontani cugini visto che le loro nonne erano sorelle. Per i casi della storia basta una generazione a far tornare a Mantova questo ramo cadetto. Il nipote di Ludovico, Carlo sposerà infatti Maria, l’ultima discendente dei Gonzaga mantovani e suo padre Carlo diventerà duca di Mantova. La sfortuna colpisce ancora la famiglia e Maria rimane vedova molto velocemente tanto che il duca di Mantova Carlo II sarà il nipote di Carlo I e non il figlio.
La punizione dell’imperatore: il sacco di Mantova
I Gonzaga hanno fatto i conti senza l’imperatore per la successione al ducato di Mantova. Gli imperiali infatti sostenevano i Gonzaga di Guastalla, mentre i francesi erano a favore di Carlo I dei Gonzaga Nevers. Tra l’altro questa disputa che riguardava non solo Mantova ma anche il Monferrato si inserisce nella cornice della Guerra dei Trent’anni. Tra scontri, richieste di tregua, battaglie vinte e sconfitte alla fine si arriva a quel fatidico luglio del 1630 quando gli imperiali riescono finalmente ad avere ragione delle difese di Mantova. I nomi dei generali imperiali sono tristemente famosi Aldringhen, Wallenstein e soprattutto Collalto che tra l’altro era sembra fosse di origini mantovane. E c’era un altra mantovana che si trova ad essere in prima linea durante il sacco. Per uno di quei casi della sorte infatti l’imperatrice era Eleonora Gonzaga, figlia del duca Vincenzo I e sorella degli ultimi tre duchi di Mantova. Nei mesi di occupazione da parte dei Lanzichenecchi la città passa da 30.000 a 10.000 abitanti e non si risolleverà più colpita anche dalla peste.
Crede lei che non ci sia altro che Mantova a questo mondo?
Della situazione di Mantova si parla anche nei Promessi Sposi dove Alessandro Manzoni fa proprio riferimento al caso della successione dei Gonzaga. Durante una cena sarà il conte zio a pronunciare la celebre frase “Crede lei che non ci sia altro che Mantova a questo mondo?” L’altro riferimento mantovano è la peste portata dai Lanzichenecchi. Se si vuole vivere il dietro le quinte della Mantova assediata il luogo migliore è l’Archivio di Stato di Mantova dove si trovano moltissimi documenti. In particolare sono davvero interessanti quelli riferiti ai modi per evitare il contagio che, nonostante siano passati alcuni secoli, ricordano da vicino quelli adottati durante l’ultima pandemia. Del sacco di Mantova rimane traccia anche sulle scritte graffite sulle pareti della camera dei Giganti di Palazzo Te che riportano i nomi della soldataglia che occupò la città durante quei terribili mesi fino a quel 21 settembre del 1631 con il ritorno del duca Carlo I Gonzaga-Nevers.
Quando muore una città…
Le città sono come le persone, nascono e allo stesso tempo muoiono. Mantova ad esempio muore proprio quel 18 luglio del 1630 quando i Lanzichenecchi la mettono a ferro e fuoco. Ci sono anche altre città italiane che per alcuni eventi della loro storia perdono qualsiasi energia ed ambizione. Facciamo alcuni esempi: Ferrara muore nel 1598 quando l’ultimo degli Estensi muore senza un erede maschio e la città deve tornare allo Stato della Chiesa visto che si trattava di un feudo pontificio. Gli Estensi si devono spostare a Modena che avevano ottenuto in feudo dall’imperatore. Anche Urbino subirà la stessa sorte. Nel 1631 torna di proprietà del papa e la città si svuota rimanendo una pallida ombra rispetto a quella che aveva visto il governo dei Montefeltro e dei Della Rovere. Particolare è il caso di Piacenza che era la capitale del ducato di Pierluigi Farnese che comprendeva anche Parma. L’uccisione del duca nel 1547 determina una damnatio che inverte il nome del ducato mettendo Parma al primo posto. Da ultimo citiamo il caso di Sabbioneta che muore quando muore il suo fondatore il duca Vespasiano Gonzaga il 26 febbraio del 1591: il sogno del Gonzaga diventa l’incubo dei sabbionetani condannati a vivere in una città che forse era ideale solo per il suo creatore.
Per approfondire
– Il sacco di Mantova su wikipedia – https://it.wikipedia.org/wiki/Sacco_di_Mantova
– Uccidere una città? Quando la storia presenta il conto.
– La peste del 1630 su wikipedia – https://it.wikipedia.org/wiki/Peste_del_1630
– La peste a Mantova in Archivio di Stato: Giacomo Cecchin ne parla a Mantova Segreta
Questo è il nono appuntamento di una serie dedicata ai 10 giorni che hanno cambiato la storia di Mantova. Si tratta di una scelta personale che mi consente di raccontare Mantova in sintesi e in modo divertente e stimolante (almeno secondo me).
Eccovi la serie completa che sarà pubblicata a cadenza periodica.
I 10 giorni che cambiarono la storia di Mantova
1. 1422 La fondazione di Mantova da parte di Manto
2. 15 ottobre 70 A.C. Il Compleanno di Virgilio
3. 804 la scoperta della reliquia del Sangue di Cristo (12 marzo 1048 – sabato)
4. 24 luglio 1115 la morte di Matilde di Canossa (sabato)
5. 1190 intervento di Alberto Pitentino
6. 16 agosto 1328 i Gonzaga prendono il potere (martedì)
7. 16 giugno 1465 Mantegna inizia a dipingere nella Camera degli Sposi (domenica)
8. 2 aprile 1530 la festa a Palazzo Te per Carlo V (sabato)
9. 18 luglio 1630 il Sacco di Mantova (giovedì)
10. 7 dicembre 1852 L’esecuzione dei Martiri di Belfiore (martedì)