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Centuriazione a Mantova, Congiura di Belfiore, Invasione degli Ungari, martiri di belfiore, Peste a Mantova, Sacco di Mantova 1630

Ci sono dei momenti nella storia delle città in cui gli abitanti avrebbero voluto essere altrove. In quei casi gli unici che invece avrebbero voluto partecipare sono normalmente gli storici e i giornalisti per raccogliere informazioni di prima mano. Perché allora non pensare a quei momenti storici in cui sarebbe stato meglio non essere a Mantova (qui trovate invece quelli dove al contrario sarebbe stato bello essere in città)? Queste sono le mie 5 scelte ma naturalmente il gioco può ampliarsi e continuare… E voi? Quali scegliereste?
40 A.C. La centuriazione – Se i Romani espropriarono anche le terre dei genitori di Virgilio figuriamoci cosa fecero con quelle degli altri abitanti della città. Certo per le città che come Mantova avevano parteggiato per Bruto, uno degli uccisori di Cesare, il destino non poteva essere diverso. La centuriazione del territorio mantovano si coglie ancora oggi nella griglia dei terreni che si legge benissimo nelle foto aeree della provincia. Dopo questa sciagura Virgilio tornò a Roma con il padre ormai cieco portando con sé le Bucoliche, poesie dove esaltava la vita nei campi e condannava la violenza (citazione da Mantovastoria di Mario Cattafesta). Era il momento giusto: Mecenate lo presentò ad Ottaviano e il mantovano divenne uno dei cantori della pax augustea.
923 invasioni degli ungari – molti sono stati gli invasori del territorio di Mantova ma scelgo l’ondata degli Ungari perché è legata alla seconda scomparsa della reliquia dei Sacri Vasi. Infatti dopo che Longino, il soldato romano che aveva ferito Cristo al costato, viene martirizzato a Mantova (sembra nella zona del Gradaro) si perdono le tracce della reliquia da lui portata a Mantova. E’ nell’804 che si riscopre il Sangue di Cristo e la città inizia il suo sviluppo con l’arrivo di un Conte carolingio e la creazione della diocesi con la nomina di un vescovo. Nel 923 la paura degli Ungari fa sì che i mantovani nascondano la reliquia in modo così efficace da ritrovarla solo nel 1048 e grazie ad un miracolo con relativa visione: è la seconda inventio.
1478 la peste – anche in questo caso avremmo potuto scegliere tante altri anni in cui la peste flagellò la nostra città (pensiamo ad esempio a quella che seguì il Sacco del 1630 a opera dei Lanzichenecchi). Nel 1478 però la pestilenza si porta via tra gli altri (18.000 vittime in città) il marchese Ludovico II Gonzaga che si era trasferito a Goito per provare a sfuggire alla malattia. La morte di Ludovico chiude una stagione importantissima per Mantova che nel 1459 era diventata per alcuni mesi il centro del mondo con il Papa Pio II e i cardinali ad affollare la città insieme ai principi europei. Una città che aveva visto in quegli anni uno sviluppo in senso rinascimentale con i progetti di Leon Battista Alberti, l’arrivo di Andrea Mantegna e l’attività del tagliapietre fiorentino Luca Fancelli. Un periodo d’oro difficile da dimenticare.
1630 il sacco di Mantova – Era il 18 luglio quando l’armata dei Lanzichenecchi capitanata dall’Aldringen riuscì a penetrare in città attraverso il ponte di San Giorgio e tramite il “budello” del Vòlto oscuro arrivare al centro del Palazzo ducale per dare il via al saccheggio. L’occupazione straniera durò fino al 20 settembre del 1631 e la città non si riprese più da queste vicende. Ancora oggi chi parli del Sacco con i mantovani ha l’impressione che sia successo non più di qualche mese prima. Ma d’altra parte una ferita di questo genere non si rimarginerà mai: dati non confermati dicono che al rientro del duca Carlo I in città gli abitanti erano 6.000 (40.000 prima del 1630) e nel territorio 43.000 (da 170.000 prima del sacco).
1852 i martiri di Belfiore – prendiamo la data del 7 dicembre del 1852 come simbolo del martirio di Belfiore. In quella data furono impiccati Giovanni Zambelli, Angelo Scarsellini e Bernardo Canal (i congiurati veneziani) e i due mantovani don Enrico Tazzoli e Carlo Poma. Ma in realtà tutto inizia il 5 novembre del 1851 con la fucilazione di don Giovanni Grioli a Belfiore, prosegue con le esecuzioni sempre nella valletta di Belfiore di Tito Speri, don Bartolomeo Grazioli e Carlo Montanari (3 marzo 1853) e Pietro Frattini (19 marzo 1853) e si conclude con l’impiccagione di Pietro Fortunato Calvi (4 luglio 1855) nell

a zona di Lunetta. Una stagione di morti che vede la fine del mito dell’Austria Felix con un vecchio residuo inferocito delle guerre napoleoniche come Radetzky (nel 1852 il maresciallo ha 86 anni) e un giovane imperatore d’Austria come Francesco Giuseppe (22 anni nel 1852) in balia degli eventi.
Giacomo Cecchin
#Mantova2016
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