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Coccodrilli impagliati, coccodrillo, ippopotamo impagliato, Museo del Liceo Classico Virgilio, Museo di Palazzo d'Arco, Museo diocesano Francesco Gonzaga, Palazzo Ducale, Passerino Bonacolsi, Santuario delle Grazie

Mantova e i Coccodrilli, un rapporto che inizia nel lontano passato ma che esiste tuttora per gli amanti del genere (vedi un recente articolo sulla Gazzetta). Il coccodrillo come fa? A Mantova fa il coccodrillo impagliato visto che ne sono presenti ancora numerosi esemplari. I motivi? Si va da quello appeso nel Santuario delle Grazie a quello del museo naturalistico di Palazzo d’Arco e a quello che stava nell’Appartamento delle Metamorfosi in Palazzo Ducale. Le motivazioni sono diverse: curiosità, ex voto o strumento apotropaico (per scacciare gli spiriti del male) o altro ancora. Eccovi i 5 coccodrilli di Mantova, a meno che non ce ne sia sfuggito qualcuno.
Santuario di Santa Maria delle Grazie – è il più famoso e il più osservato dai bambini che assistono alla messa nel Santuario delle Grazie e continuano a fissarlo, là in alto, appeso al centro della navata. Da dove viene? Non si sa ma la tradizione vuole che fosse fuggito da uno dei serragli dei Gonzaga e tendesse agguati ai pescatori delle Grazie che alla fine riuscirono a ucciderlo e lo appesero in chiesa come ex voto o a scopo apotropaico, simbolo del male ma anche del male sconfitto. Il coccodrillo appeso guarda verso l’ingresso della chiesa e accoglie i visitatori ormai da 5 secoli.
Museo di Palazzo d’Arco – il conte Luigi d’Arco crea il suo museo naturalistico destinato a diventare la più importante raccolta della città ed ecco sbucare tra uccelli impagliati, fossili e conchiglie il coccodrillo impagliato. E’ un giovane coccodrillo del Nilo acquistato a completamento della raccolta e che fa compagnia su un tavolo del museo ad una tartaruga del mediterraneo. Qui il coccodrillo fa meno paura che alle Grazie e si avvicina di più alle “buone cose di pessimo gusto” della poesia di Guido Gozzano.
Museo del Liceo Classico – è una raccolta naturalistica tra le più importanti in città e deriva da donazioni del conte d’Arco e anche da arrivi dal Palazzo ducale di Mantova e da quello di Sabbioneta. Aveva ben due coccodrilli che si facevano compagnia. Uno è rimasto in loco mentre l’altro donato al Seminario Vescovile è adesso al Museo diocesano Francesco Gonzaga. Una disdetta che sia partito per Pavia anche l’ippopotamo impagliato recuperato da Palazzo ducale dall’abate Giovanni Girolamo Carli (che fosse quello dell’appartamento delle Metamorfosi?).
Museo Diocesano – il coccodrillo del museo diocesano è quello transitato dal seminario vescovile e proveniente dal museo del Liceo Classico. Oggi posto a fianco delle armature ritrovate sull’impalcata lignea del Santuario delle Grazie ricrea l’ambiente del Santuario. Chissà se sente la mancanza del suo “gemello” lasciato agli ooooo degli studenti di un tempo (ché quelli di oggi non si lasciano più impressionare dagli animali impagliati) oppure il desiderio di andare in gita a trovare il suo alter ego delle Grazie?
Appartamento delle Metamorfosi in Palazzo Ducale – il quinto coccodrillo in realtà non c’è più ( a meno che non sia uno di quelli finito al Liceo classico insieme all’ippopotamo e al dente di Narvalo). Eppure a Palazzo ducale ce n’erano almeno 5 impagliati visti da Joseph Furttenbach nel XVII secolo all’interno della Wunderkammern dei Gonzaga nell’appartamento delle Metamorfosi. Tutto è sparito ed è difficile immaginare come potesse essere questo ambiente al tempo dei Gonzaga quando c’era anche l’ippopotamo impagliato a cavallo del quale il Furttenbach vede il corpo eretto e mummificato di Passerino Bonacolsi, il portafortuna gonzaghesco conservato all’interno del Palazzo dal 16 agosto del 1328.
Giacomo Cecchin
#Mantova2016
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L’ippopotamo! È vera la storia secondo cui a un certo punto avrebbero messo a cavallo dell’ippopotamo il Passerino mummificato? E com’è che è finito a Pavia? Questa storia m’incuriosisce. E ai miei tempi il coccodrillo del Virgilio era al soffitto sopra la macchina delle fotocopie… Sarà ancora lì?
Sarebbe bello seguire la storia dell’Ippopotamo di Pavia…
“appeso al soffitto”
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