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Mantova non è di solito associata all’oscurità se non a quella temporanea della nebbia (e non ci sono più le nebbie di una volta) a differenza della leggenda nera di Torino. Eppure anche da noi possiamo individuare dei luoghi oscuri vuoi per le leggende cui sono associati, vuoi per le storie di prigioni o alchimia, vuoi per il loro essere legati al Sacco di Mantova. Basta poco quindi per ritrovarsi in una Mantova oscura e per viaggiare con la fantasia provando ad immaginare storie, personaggi e vicende di una città che non esiste più o che forse non è mai esistita. Eccovi allora un itinerario in 5 passi alla scoperta della Mantova oscura.
Si ringrazia per il suggerimento di questa cinquina Massimiliano Boschini.

Palazzo del Diavolo – era il palazzo dell’umanista Paride Ceresara vissuto ai tempi di Federico II Gonzaga. Scrivo era perché l’edificio si trovava in corso Vittorio Emanuele dove oggi ha sede la Fondazione della Banca Agricola Mantovana – Monte dei Paschi. Fu demolito e poi ricostruito nelle forme attuali ma lasciando la leggenda nera che lo accompagnava che voleva che il diavolo, grazie ad un patto con Ceresara, lo edificasse in una sola notte. La storia era talmente nota che anche la guida turistica che accompagnò Charles Dickens durante il suo soggiorno mantovano la raccontò allo scrittore inglese privilegiandola rispetto a quella di Palazzo ducale.

Casa del Boia – è una casa che la tradizione popolare ha sempre chiamato del Boia e la si intravede nell’area di San Nicolò che sbuca dai muri tra la vegetazione infestante. In realtà è difficile che un carnefice abbia mai abitato in quell’edificio. La casa faceva parte dell’area portuale e di quegli edifici di servitù militare che si potevano trovare ovunque in giro per la città soprattutto dopo che l’Austria trasformò Mantova in una delle roccaforti del quadrilatero. Ma le leggende e le tradizioni sono più forti della storia reale e anche oggi a chi si chieda della casa del boia si illuminano gli occhi per la possibilità di raccontare vicende truculente per far colpo sul turista o sul viaggiatore.

L’Alchimia e la Rustica a Palazzo ducale – anche il duca Vincenzo I Gonzaga aveva sicuramente un suo alchimista. Magari quel frate Zenobio Bocchi che progettò il Giardino dei Semplici che si trova proprio sul retro della Domus Nova nei pressi di Piazza Paradiso. Non dimentichiamo che Vincenzo era un grande amico dell’imperatore Rodolfo II, quello che a Praga aveva riservato una via agli alchimisti per la sua ricerca della pietra filosofale e del modo di trasformare la materia in oro. Ebbene di recente è stato restaurato uno spazio nella parte a pian terreno della Rustica che si pensa fosse dedicato proprio alla ricerca alchemica. Ecco allora un luogo oscuro dedicato com’era alla ricerca di pozioni e intrugli realizzati sfruttando i semplici (ovvero le erbe officinali del vicino giardino).

Carceri del Castello di San Giorgio – Le carceri del Castello di San Giorgio appartengono a due livelli e a due epoche diverse. Le prigioni gonzaghesche sono come i pozzi di Venezia: poste al livello del fossato del castello erano umide, insalubri e sicuramente temibili per qualsiasi prigioniero. Quando i Gonzaga lasciano spazio agli austriaci invece si ha un capovolgimento di posizione. Il carcere che accolse anche i Martiri di Belfiore fu ricavato infatti all’ultimo piano del castello come i piombi a Venezia. Se qui il clima era almeno meno umido sicuramente il caldo era notevole e soprattutto la presenza di una stanza della bastonatura dimostra che non si trattava di una carcerazione per il recupero del prigioniero. Quale luogo allora più oscuro di questo se pensiamo alle torture gonzaghesche o alle punizioni corporali austriache.

Vòlto oscuro – è uno dei luoghi meno conosciuti di Palazzo ducale eppure si trova proprio al centro della Reggia gonzaghesca. Si tratta del passaggio che separa il cosiddetto corridoio del Bertani (posto sul lato destro di piazza Castello guardando l’esedra) e la Basilica di palatina di Santa Barbara. L’ingresso era posto sul lato verso il lago e si apre proprio di fianco al fossato del castello di San Giorgio in quello che era il baluardo di San Nicolò. L’uscita invece è proprio su piazza Santa Barbara, decorato da un voltone simmetrico a quello posto sotto il campanile della chiesa, e chiuso da un cancello (a breve sembra che sarà riaperto e speriamo davvero che lo sia). A chi guarda appare un passaggio aereo che collega il Palazzo ducale alla basilica e sullo sfondo i finestroni della sala di Manto. Perché si chiama Vòlto oscuro? Perché da qui passarono i Lanzichenecchi che misero a ferro e fuoco Mantova durante il famoso sacco. Allora basta mettersi qui, chiudere gli occhi e far viaggiare l’immaginazione per sentire le urla, le grida e il cozzare di armature di quell’esercito che pose fine alla gloria di una famiglia e di una città tra le più importanti d’Italia.

 

Giacomo Cecchin

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