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Da questo numero de La Reggia (per la disponibilità del presidente Gianpiero Baldassari e del direttore Franco Amadei, che ringrazio) pubblicherò una serie di testi sulle particolarità di Palazzo Ducale.
Il primo lo trovate di seguito e vi si parla dei Nani di Mantova.
La Reggia è una interessantissima rivista che viene spedita gratuitamente ai soci della Società per il Palazzo Ducale ma che si trova anche on-line a questo indirizzo
http://lnx.societapalazzoducalemantova.it/2010/it/la-reggia.html
Buona lettura.

Per approfondire sui nani di Mantova su questo blog:
1. 5 stranezze da non perdere a Palazzo ducale tra nani, arazzi e giardini pensili
2. 5 luoghi “naneschi” a Palazzo ducale tra scale sante, camera degli sposi e cavalieri
3. Mantova 1914: la rossa, i nani e i custodi che accorcianoI nani di Mantova a Palazzo Ducale.
Dai Gonzaga a Rodari passando per Verdi

Una delle curiosità che da sempre hanno colpito i visitatori di Palazzo Ducale è il cosiddetto Appartamento dei Nani che si trova sopra al voltone che collega piazza Paradiso alla piazzetta Santa Barbara. Questo luogo era citato con particolare attenzione anche dalla Guida Rossa del Touring nella sua prima edizione del 1914, anche se dobbiamo dire che a Palazzo ducale ci sono altre tracce della cosiddetta piccola gente e quindi vi proponiamo un piccolo itinerario alla ricerca dei luoghi “naneschi” nel complesso gonzaghesco.
Partiamo proprio da quella che Clinio Cottafavi definiva la Casa dei Nani, cui si accede dal cortile d’onore o dei quattro platani attraverso 3 scalette con i gradini minuscoli. Senza dimenticare che di recente è stata scoperta anche una scala “segreta” che collega questi piccoli ambienti all’appartamento sovrastante del duca Vincenzo I Gonzaga. Proprio per le loro dimensioni questi spazi colpirono la fantasia dei primi restauratori di Palazzo Ducale e anche la seriosa e puntuale guida rossa del Touring, nella prima edizione del 1914, li descrive ai visitatori a pagina 639. Ecco cosa vi troviamo scritto: “si passa all’APPARTAMENTO DEI NANI (32), composta di quattro salette e di camerini minuscoli della seconda metà del cinquecento, in cui abitavano i nani di corte; scendendo (scala fatta per nani, attenti alla piccolezza dei gradini)… Tutti i mantovani e i visitatori del Palazzo ricordano questo ambiente e ne erano fortemente incuriositi e suggestionati e (nonostante la chiusura ormai trentennale) continuano a chiedere notizie dell’Appartamento dei Nani. In realtà dobbiamo dire che ricerche abbastanza recenti hanno restituito a questi spazi sia il committente, sia la funzione. Le cosiddette “catacombe in corte” furono infatti realizzate per volere di Ferdinando Gonzaga, cardinale e poi duca di Mantova, come suo sancta sanctorum personale per devozione personale. Si è arrivati a questa conclusione anche e soprattutto in virtù del fatto che la pianta dell’appartamento riproduce in miniatura gli ambienti della Scala Santa di Roma, sita davanti a San Giovanni in Laterano. Certo qui le scale da salire in ginocchio durante la settimana santa sono tre e non cinque e gli scalini sono minuscoli, come ricordava la Guida rossa, ma l’aspetto e la funzione devozionale erano i medesimi.
Il fatto che l’Appartamento dei nani abbia cambiato padrone non significa che alla corte dei Gonzaga non ci fosse la presenza della piccola gente (così come succedeva in ogni caso in tutte le corti del Rinascimento tra cui possiamo ricordare quella degli Estensi a Ferrara e quella dei Medici a Firenze). La loro presenza è riportata non solo dalle lettere e da altre fonti letterarie ma sono anche rappresentati negli affreschi a fianco dei signori di Mantova o dei cavalieri della Tavola Rotonda come ad esempio negli affreschi di Pisanello.
Uno dei personaggi che più colpisce la fantasia dei visitatori nella Camera degli Sposi è proprio quello della nana che, di fianco alla marchesa Barbara di Brandeburgo, ci guarda direttamente negli occhi e ci chiama a partecipare alla scena. Secondo alcuni studiosi il suo nome potrebbe essere Diamantina (o Lucia, v. R.Signorini su La Reggia n.4/2017 – n.d.r.) e doveva essere considerata proprio una di famiglia per poter essere effigiata insieme ai signori di Mantova nell’affresco di Andrea Mantegna. Anche la sua posizione centrale ne marca l’importanza e, come si accennava prima, è l’unico personaggio che fissa i suoi occhi in quelli degli spettatori in un ideale dialogo tra chi sta sulla parete e chi osserva la scena. Ha in mano una piccola stoffa bianca con una cuffia che ricorda quella della sua padrona. Uno dei particolari più vivaci della Camera picta. Ma i nani si trovano in altri affreschi del Palazzo Ducale di fianco ai Gonzaga in occasioni particolarmente importanti come nel caso dell’Appartamento Grande di Castello. Proprio nella prima sala detta dei Capitani per la presenza dei busti dei primi 4 signori di casa Gonzaga, troviamo il ritratto di un nano nel grande affresco che decora una delle pareti (mentre nulla è rimasto nelle specchiature delle altre). Il dipinto celebra il giuramento di Luigi Gonzaga come Capitano del popolo dopo la presa del potere del 1328. Tra i soldati e i cortigiani che assistono alla scena troviamo anche lui, un piccolo nano che assiste impettito alla cerimonia, in primo piano, quasi al centro della scena. Rispetto alla Camera degli Sposi dove la nana partecipava ad un momento privato e familiare dei Gonzaga, in questo caso il nano diventa uno dei protagonisti di una celebrazione pubblica della storia e della grandezza della dinastia. Una curiosità in questo caso è la presenza al margine della scena di un gigante, di cui rimane un braccio (visto che la restante parte della figura è andata perduta). Ma i nani non partecipano solo alla vita di corte ma vengono inseriti anche in contesti mitici come quello del ciclo arturiano rappresentato sulle pareti della Sala del Pisanello. In quello che rimane di questo grandioso ciclo di affreschi (e in particolare nella scena del torneo) troviamo ancora una volta un nano. Nella parte destra in basso infatti un piccolo cavaliere vestito di tutto punto si avvia a partecipare al torneo dei cavalieri. E’ un nano che a marcare in modo ancora più stretto l’appartenenza mantovana veste i colori araldici dei Gonzaga, che si trovano anche in altre parti dell’affresco. Si tratta del bianco, del rosso e del verde che nella livrea gonzaghesca si richiamano alle tre virtù teologali della fede (bianco) della speranza (verde) e della carità (rosso). E’ significativo che nell’affresco che celebra i Gonzaga come cavalieri del ciclo bretone (se il Graal è la coppa che raccoglie il sangue di Cristo è suggestivo che questa fondamentale reliquia fosse conservata a Mantova: i Gonzaga custodivano quello che i cavalieri della Tavola Rotonda cercavano invano) ci sia questo piccolo personaggio a cavallo che sottolinea ancora la presenza dei nani a corte e il fatto che fossero considerati a pieno titolo tra i cortigiani e i buffoni.
E proprio come buffoni dobbiamo immaginarci i nani all’interno del Palazzo Ducale ma in particolar modo al servizio di Isabella d’Este. In questo caso non abbiamo immagini che ne certifichino la presenza nei camerini di Isabella d’Este ma sappiamo dalle fonti storiche che la marchesa di Mantova ne aveva al suo servizio. Per questo è facile immaginare che alcuni nani la divertissero nelle sue stanze, sia quelle giovanili al piano nobile del Castello di San Giorgio sia negli appartamenti di Santa Croce. E proprio qui nel giardino segreto  avrebbero potuto allietare Isabella così come il nano Scocola faceva con il duca di Ferrara Borso d’Este, uno degli antenati della marchesana (finendo tra l’altro effigiato nel ciclo dei mesi del Palazzo Schifanoia proprio di fianco al duca).
Per chiudere questo piccolo itinerario sui nani di corte non possiamo non citare altri due riferimenti letterari che fanno capo a Giuseppe Verdi e a Gianni Rodari. Il compositore di Busseto ambientò a Mantova una delle sue opere più famose: Rigoletto. Qui il buffone per vendicare l’onore perduto dell’amatissima figlia Gilda decide di attentare alla vita del duca. Pur trattandosi di un personaggio assolutamente inventato Rigoletto si inserisce perfettamente in questa tradizione dei nani di corte. Dovremmo pertanto immaginarcelo calcare i pavimenti dell’appartamento di Troia visto che la storia cui Verdi si ispirò era ambientata nella prima metà del 1500 quando a Mantova regnava Federico II Gonzaga. E’ suggestivo pensare che una storia inventata sia per molti turisti più vera di quelle vere e porti il nome di Mantova in giro per il mondo. Per Gianni Rodari invece ricordiamo il piccolo libretto I Nani di Mantova, una favola in rima e in prosa che racconta di quando i nani di corte decisero di uscire dal Palazzo Ducale e di quello che gli successe, che però non vi anticipiamo per non togliervi il gusto della sorpresa.

Giacomo Cecchin (pubblicato su La Reggia n.2/2018)