Tag

, , , , , , , , ,

Sono di parte quando parlo dei libri di Marco Scardigli: ho amato profondamente “Lo scrittoio del generale” (ne parlo qui) tanto da ricavarne uno spettacolo sulla vita di Giuseppe Govone (potete leggerne qui) e mi è piaciuto moltissimo questo Il Viaggiatore di battaglie.
E’ un itinerario tra geografia e storia che racconta di come gli italiani facciano fatica a ricordare per capire, mentre preferiscono celebrare per rimuovere.31arco Scardigli ha viaggiato in lungo e in largo per l’Italia per scoprire come le battaglie siano raccontate attraverso musei e monumenti e se i luoghi mantengano il ricordo di questi eventi.
Ecco come descrive il suo peregrinare nell’introduzione:
“Per un appassionato di storia visitare i campi di battaglia è come un pellegrinaggio: vedere, capire, ma soprattutto in qualche misura partecipare alla storia, poter dire “ci sono stato”. Il gusto vittorioso di scoprire che sul posto si comprende qualcosa in più, che la riflessione guadagna qualcosa. Fosse anche solo un minuscolo dettaglio, ignoto se si rimane alla scrivania. Più o meno come per lo studioso di pittura è fondamentale studiare un quadro – vedere lo spessore di una pennellata, l’intensità di un colore – e non accontentarsi delle riproduzioni”.
Le sorprese non mancano: si ricorda in tutto e per tutto la Disfida di Barletta (episodio tutto sommato marginale) e si dimentica la battaglia di Cerignola (molto più importante dal punto di vista della storia).
Particolarmente interessante, soprattutto per noi mantovani, la parte seconda dedicata alla Memoria dove si parla soprattutto del Mincio e delle battaglie che si sono combattute in questa area nelle tre guerre di indipendenza.
Si puntualizza sulle due battaglie di Goito (e su quale sia quella ricordata sul ponte della Gloria che è la meno importante), sulla “sconfitta” (o vittoria) di Montanara e Curtatone e sulla differenza tra volontari e truppe ufficiali e da ultimo sulle due sconfitte di Custoza, quella del 1848 e quella del 1866.
E’ un Risorgimento visto con uno sguardo diverso e soprattutto che sembra aver lasciato pochi ricordi o emozioni tra gli abitanti dei luoghi. Un’eccezione il museo vicino all’Ossario di Custoza che fa parlare i protagonisti, tra i quali il generale Giuseppe Govone che, nella terza guerra di indipendenza, avrebbe potuto vincere la battaglia di Custoza e cambiare il corso della storia*.
Molto efficace anche il capitolo dedicato alle due torri (che sembra un titolo da Signore degli Anelli) e che invece racconta delle due visioni del Risorgimento che emergono dalla Torre di San Martino (piccola battaglia vinta dai piemontesi) e dalla torre di Solferino (grande battaglia vinta dai francesi).
Il Viaggiatore di battaglie è uno di quei libri che ti cambia, ovvero ti racconta le cose da un punto di vista inedito ma soprattutto ti spinge ad andare a controllare sul campo, ti invita al viaggio.
Per noi mantovani inoltre ti racconta un Risorgimento che, invece di essere fatto di santini e luoghi comuni, è stato combattuto da gente vera e può raccontarci molto dell’Italia di ieri ma soprattutto di come siamo fatti oggi.
Uno storico atipico e un grande scrittore (ve l’avevo anticipato che sono di parte).

* Ecco cosa scrisse il generale Govone nelle sue memorie: «Dio ci perdoni e ci perdonino i posteri». La sconfitta di Custoza impedì di arrivare a Trieste e bloccò Garibaldi sulla via di Trento con la celebre risposta “Obbedisco”. Ci volle una intera guerra mondiale dal 1915 al 1918 con seicentomila morti per ottenere quello che nel 1866 era a portata di mano.

Il Viaggiatore di Battaglie
Marco Scardigli
Utet