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Nei 5 giorni del Festivaletteratura Mantova viene inondata da una marea di persone che si muovono all’unisono al ritmo degli incontri e della fiumana dei volontari in maglietta blu. La manifestazione è arrivata alla ventiduesima edizione (con un successo che non accenna a diminuire) eppure tra i mantovani continuano a sentirsi delle frasi che, ripetute ogni anno, consentono di raccontare una sorta di fenomenologia dei “nativi” al Festivaletteratura. Ecco 5 gruppi di lettori o non lettori individuati dalle frasi che ne rappresentano l’essenza. (se invece vi interessa scoprire come Diventare Mantovano al Festival con 5 semplici esercizi leggete qui)

Quelli che il Festival era meglio l’anno scorso – il Festival migliore è sempre quello precedente: più gente, più volontari, autori più famosi. Ne parlano come quando per stigmatizzare i cambiamenti climatici si dice “Non ci sono più le mezze stagioni”. Non è importante che in effetti l’edizione precedente sia stata davvero migliore (e come si fa a fare una vera classifica?) ma fondamentale è poter vivere in questa atmosfera nostalgica e soprattutto far capire a chi viene per la prima volta a Mantova che “Sì, il Festival è un successo, ma se l’avessi visto gli anni scorsi o quelli prima…”
Nostalgici, non ci sono più le mezze stagioni.

Quelli che il Festival migliore sarà il prossimo…se ci sarà – è una sorta di ottimismo/pessimismo. Molti mantovani sono convinti che il Festival migliore sia quello che deve ancora venire: perché finalmente arriverà quell’autore che piace solo a loro ma darà carattere al Festival; perché Mantova avrà risolto i suoi problemi e il Festival esploderà con i fuochi d’artificio; perché i mantovani saranno diventati tutti scrittori e lettori e il Festival diventerà finalmente specchio del territorio. Ma a questo ottimismo si aggiunge sempre il pessimismo di pensare che il Festival, come tutte le cose belle, debba avere una fine e allora…vediamo se ce la faranno ancora una volta!
Pessimisti, del doman non v’è certezza

Quelli che per il Festival non si trova parcheggio – questi sono i mantovani più incredibili. Dare la colpa al Festival perché non si trova parcheggio vuol dire che giri in bicicletta per 11 mesi e tre settimane e solo in quei 5 giorni di settembre entri a Mantova in macchina e vuoi trovare posto sul retro del Palazzo della Ragione. E’ vero che i parcheggi sono un problema ma, a Mantova, lo sono tutto l’anno e poi occorre ragionare come i mantovani di Mantova centro. Il parcheggio esiste solo se si trova a 10 metri da dove abiti e soprattutto sia libero nel momento in cui ti serve davvero: il loro sogno sarebbe un teletrasporto per auto: schiacci il bottone e l’automobile che occupa il tuo parcheggio viene automaticamente portata a Sparafucile, in doppia fila.
Fatalisti, è il karma bellezza

Quelli che NO Severgnini NO Festival – un Festivaletteratura senza Severgnini è davvero un Festivaletteratura? Per molti mantovani no. E’ come una Formula 1 senza Ferrari, un risotto alla Pilota senza salamella (la salsiccia), il santuario delle Grazie senza cotechino. Eppure i Festival migliori sono quelli dove leggi il programma e ti chiedi da dove escano tutti questi scrittori di cui non hai mai sentito parlare. Le sorprese e le delusioni sono dietro l’angolo, ma non è questa una splendida metafora della vita? Eppure per quelli che valutano il Festivaletteratura sulla base dei nomi e dei ritorni il Festival perfetto sarebbe quello uguale a quello dell’anno prima perché è stato il migliore che ci potesse aspettare (vedi Quelli che il Festival era meglio l’anno scorso).
Abitudinari, si stava meglio quando si stava peggio

Quelli che sì, c’è gente al Festival ma ci sono più scrittori che lettori – il momento in cui vengono comunicate le presenze dei lettori al Festival è un indice spettacolare per dividere i mantovani tra chi ama la manifestazione al di là del bene e del male e chi invece la considera un momento di follia collettiva in città da sopportare almeno una volta all’anno. Spesso si sente dire che in giro si sono visti più scrittori che lettori; che a Mantova non si legge di più da quando c’è il Festival; che in città sono diminuite le librerie. D’altra parte occorre dire che forse una verità c’è in questa frase fatta: l’Italia è il Paese dove escono più libri e i lettori sono sempre meno. Alzi la mano chi non ha almeno un romanzo inedito nel cassetto. Allora forse è vero che ci sono più scrittori che lettori ma non è divertente anche così…
Incontentabili, quelli del: “sì, però…”