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Cortile d'onore, cortile dei quattro platani, Cortile della Cavallerizza, La Reggia, Palazzo Ducale, Piazza Paccagnini, piazza pallone, Piazza Paradiso, Piazza Santa Barbara, Società per il Palazzo Ducale
E’ uscito il nuovo numero de La Reggia, il giornale della Società per il Palazzo Ducale, dove trovate un mio articolo dedicato ai cortili e alle piazze della reggia gonzaghesca. E’ il secondo articolo di una serie che sarà dedicata proprio al Palazzo Ducale, alle sue curiosità e alle sue stranezze e particolarità con una rubrica dal titolo “Rivivere il palazzo” (l’articolo precedente dedicato ai nani lo potete leggere qui). Per chi non fosse socio o non abbia ancora ricevuto a casa la pubblicazione riporto l’articolo qui di seguito.
Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori
“Quando si parla dei cortili e dei giardini di Palazzo Ducale si pensa ai più famosi come il cortile della Cavallerizza o il Giardino Pensile e ci si dimentica del fatto che anche le piazze, oggi aperte al pubblico, erano da considerarsi veri propri spazi interni della reggia. In questo articolo presentiamo un itinerario dei cortili di Palazzo Ducale, una reggia vista dal di fuori, considerando le piazze ma escludendo i giardini che saranno oggetto di un testo specifico. Tra l’altro ne prenderemo in considerazione cinque utilizzando come filo conduttore l’itinerario che collega questi cortili e rimandando al prossimo numero gli altri. Partiamo proprio da Piazza Pallone, così come è conosciuta familiarmente dai mantovani, il cui nome ufficiale di piazza Lega Lombarda le fu imposto nel 1876 nel settimo centenario della vittoria dei liberi Comuni sull’imperatore Federico Barbarossa. A chi oltrepassa il voltone che la collega a piazza Sordello, la piazza si presenta come un giardino pubblico, con aiuole, alberi e busti. In realtà questo era uno dei cortili principali di Palazzo Ducale e proprio da qui, almeno secondo alcune ipotesi, si accedeva al piano nobile, tramite una scala lignea che addossata alla parete conduceva ad un ballatoio (sono rimaste le mensole marmoree che lo sostenevano) che introduceva alla sala oggi detta del Pisanello. La popolare denominazione di Piazza Pallone le deriva dal fatto intorno al 1840 fosse chiamata Piazza Giuoco del Pallone. Su questo cortile si affacciano le finestre dell’appartamento vedovile di Isabella d’Este e l’accesso al Salone degli Arcieri. Troviamo anche la lapide che ricorda la decapitazione di Agnese Visconti, prima moglie di Francesco I Gonzaga, i busti di due dei Gonzaga di Vescovato e quello di Clinio Cottafavi, uno dei fondatori della Società per il Palazzo Ducale e uno dei primi direttori del Museo. Dal cancello sul fondo del giardino si entra in Piazza Paradiso, il cui nome ufficiale è Piazza Giovanni Paccagnini, a ricordo del soprintendente artefice della mostra mantegnesca del 1961 e della riscoperta degli affreschi del Pisanello. È uno dei luoghi più caratteristici e mossi della reggia. Il nome Paradiso deriva dal fatto che su questo cortile prospetta il cosiddetto appartamento del Paradiso, destinato ad Elenora De Medici. Da questa piazza si accede al Giardino dei Semplici ma soprattutto si arriva alla piazzetta di Santa Barbara utilizzando la discesa che conduce ad un imponente voltone.
Guardando il fondo della piazza a sinistra le finestre del primo piano danno luce alle stanze all’appartamento del duca Vincenzo I Gonzaga, mentre a destra troviamo il retro della Domus Nova, di cui si intravede uno dei caratteristici torrioni. Un’ultima curiosità: le finestrelle che si aprono sopra il voltone che tra poco andremo ad attraversare sono quelle dell’appartamento dei Nani (v. il mio articolo su La Reggia n.1/2018), purtroppo da troppo tempo chiuso alle visite e che, lungi dall’essere stato abitazione dei nani di corte, è una riproduzione ridotta della Scala Santa che si trova a Roma davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano.
Prendiamo quindi la discesa e entriamo in piazza Santa Barbara che ci accoglie con la splendida facciata di Giovan Battista Bertani che cela la base del caratteristico campanile. Questo luogo è uno snodo di molteplici itinerari all’interno di Palazzo Ducale e rappresenta un vero e proprio baricentro della reggia gonzaghesca.
L’attuale struttura risale ad un intervento dell’architetto Paolo Pozzo che ne uniformò le facciate mantenendone tuttavia la forma irregolare. Qui si teneva la Fiera di Mantova nel periodo austriaco e da qui passò D’Annunzio quando arrivò in città per visitare il Palazzo Ducale. Ma ci torneremo poi quando parleremo del Cortile d’Onore.
Si diceva che la piazza costituisce un punto nevralgico dei percorsi all’interno della reggia gonzaghesca: in effetti questo spazio è non solo cortile e piazza ma anche sagrato per la Basilica Palatina di Santa Barbara. Oggi si intravedono ancora i danni del terremoto del 2012 con una balaustra sbrecciata e da ripristinare, mentre è tornato alla sua forma originaria il campanile, uno dei punti più caratteristici del profilo di Mantova. Sul lato sinistro (per chi guarda la chiesa) si apre il voltone che conduce a Piazza Castello e sempre da questa parte inizia (o finisce) uno dei percorsi più aratteristici di Palazzo Ducale. Un grande cancello chiude il cosiddetto Vòlto oscuro, un passaggio ricavato tra piazza Castello e la Basilica di Santa Barbara (lo scavalca il passetto aereo che collega il Palazzo ducale alla chiesa e che veniva utilizzato dalla famiglia Gonzaga, di prossima apertura come itinerario di visita del Museo) e che, infilandosi sotto la sala di Manto, la sala dei Capitani e la sala dei Marchesi, sbuca di fianco al fossato del Castello di San Giorgio fronte lago. Questo fu il percorso utilizzato dai Lanzichenecchi nel 1630 quando assaltarono il Palazzo Ducale durante il Sacco di Mantova. Tornando in Piazza Santa Barbara invece attraversiamo ora il voltone che si apre sulla destra al termine della discesa che scende da Piazza Paradiso. Questo passaggio conduce a quello che forse è il cortile più famoso del Palazzo Ducale: il cortile della Mostra o della Cavallerizza. Qui l’invenzione di Giulio Romano per la facciata della Rustica viene utilizzata da Giovan Battista Bertani per uniformare i quattro lati di questo nuovo spazio. Colpiscono le colonne a torciglione, gli stucchi e il susseguirsi degli archi e delle finestre. Sui due lati lunghi, al primo piano, si aprono le finestre della Galleria della Mostra (da qui uno dei nomi che prende il cortile) e il passetto aereo detto della Cavallerizza (nome più tardo di questo spazio derivante dal suo uso come spazio coperto per l’addestramento dei cavalli). Qui si svolgono alcuni degli incontri più affollati del Festivaletteratura e qui fu girata la scena del torneo nel film “Il Mestiere delle Armi” di Ermanno Olmi. Tornando verso piazza Santa Barbara sulla nostra destra possiamo vedere la mole quadrangolare della Zoiolera, lo spazio in cui i Gonzaga conservavano i loro tesori, cui si accedeva dal centro della Galleria della Mostra. Torniamo ora al nostro D’Annunzio che entrò in Palazzo Ducale dalla piazzetta di Santa Barbara sfruttando un passaggio che oggi è quasi sempre chiuso al pubblico. Si tratta della scalinata chiusa da un cancello che si trova dalla parte opposta rispetto alla chiesa. Un’ultima curiosità prima di salire al Cortile d’onore: qui a fianco si apre l’accesso alle cosiddette Cantine di Vincenzo, uno spazio di dimensioni notevoli che si sviluppa sotto il cortile d’onore e che alloggiava locali di servizio che oggi ospitano rassegne tematiche e mostre periodiche. Immaginiamo pertanto di seguire Gabriele D’Annunzio, salire lo scalone e arrivare al Cortile d’Onore o dei Quattro platani (questo è l’altro nome di questo cortile, tanto più adatto oggi che sono stati ripiantati i quattro platani al centro delle aiuole angolari). Sul cortile si apre una loggia aperta che lo collega all’ingresso attuale del Palazzo ducale. Da questo spazio si accede all’appartamento vedovile di Isabella d’Este e proprio sul lato del porticato si trovano gli ambienti più legati alla marchesa e resi famosi dalla penna di Maria Bellonci: lo Studiolo, la Grotta e il Giardino segreto. Sempre da qui si accede anche all’anticamera sui cui si aprono le tre scale che conducono ai minuscoli ambienti dell’appartamento dei Nani. Guardando invece alle finestre del primo piano sui quattro lati in sequenza troviamo la Galleria Nuova, la Galleria degli Specchi, il Corridoio dei Mori e l’Appartamento degli Arazzi a sottolineare l’importanza di questo cortile nella struttura della Corte. Un’ultima notazione: fino al 2002 si poteva ammirare al centro del cortile d’onore il Genio della Libertà, la statua sommitale del monumento ai Martiri di Belfiore che itinerante da piazza Sordello passò di qui prima di essere rimontata proprio a Belfiore, dove oggi si trova.
Giacomo Cecchin
Articolo pubblicato su La Reggia n.3/2018