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Il 25 novembre si festeggia Santa Caterina d’Alessandria che popolarmente viene detta della Ruota (per uno degli strumenti con cui fu torturata prima di arrivare al martirio).
E’ una santa molto venerata anche e soprattutto in forza di un suo patronato derivante proprio dalla ruota. Santa Caterina è in effetti la protettrice dei mugnai, tanto che ancora oggi i mulini chiudono il 25 novembre e festeggiano con pranzi o cene aziendali cui sono invitati tutti i dipendenti. E’ un modo di ringraziare la santa per la protezione accordata e di evitare che, dimenticandosela, qualche sciagura improvvisa li possa colpire. A Mantova la santa è titolare di una chiesa in corso Garibaldi che ha molte curiosità e particolarità. Oggi ve ne raccontiamo almeno 5…
La facciata curvilinea – è una delle facciate settecentesche più interessanti di Mantova. Le altre sono molto spesso abbastanza uniformi mentre quella di Santa Caterina si inserisce tra le facciate delle case senza soluzione di continuità (forse per questo pochi la notano). E’ curvilinea e più avanzata rispetto a quella originaria, visto che andò ad occupare lo spazio dell’antico cimitero. Questo ha comportato che l’abside della chiesa attuale si trovi molto staccata dal campanile. Purtroppo gli alberi che la fronteggiano impediscono di vederla in modo completo, un problema che fu già sollevato dai parrocchiani il 26 agosto del 1889 in una lettera spedita al comune di Mantova
Il miracolo della saetta – è il 9 maggio del 1839 quando mentre i fedeli sono raccolti in preghiera per la recita del Rosario un fulmine cade all’interno della chiesa. Non ci sono vittime e l’unico danno è la distruzione totale dell’organo. Lo spavento è grande e si grida al miracolo quando tutte le candele si spengono tranne quelle che ardono davanti all’immagine della Madonna dell’Aiuto. Proprio a ricordo di questo miracolo, in occasione del cinquantenario dell’evento i fabbricieri di Santa Apollonia, sotto il cui patronato è posta la chiesa, scrivono al re Umberto I chiedendo fondi per il restauro della facciata “la quale ha anche qualche pregio artistico” (così si legge nella missiva). Non abbiamo la risposta del re ma si procede e si decide di decorare la facciata con due statue.
Le statue della facciata – chi guardasse in alto, nelle nicchie a fianco delle colonne che incorniciano l’ingresso della chiesa, vederebbe le statue della Carità e della Speranza, due delle virtù teologali (manca la fede ma forse si tratta di un invito a cercarla entrando). Si tratta di due copie in cemento di quelle che decorano il primo altare a sinistra della chiesa di San Barnaba e che sono in marmo ad opera di Giuseppe Antonio Sartori. Quelle di Santa Caterina sono invece del cementiere Carlo Franchini. La Carità la si riconosce per il bambino che porta in braccio, mentre la Speranza per l’ancora che le spunta da sotto il piede e di cui regge la corda tra le mani.
Madonna dell’aiuto – è l’immagine affrescata che sarebbe stata oggetto della devozione mariana del mese di maggio. Questa Madonna oggi si trova all’interno della chiesa di Santa Caterina della Ruota (corso Garibaldi) ma si trovava originariamente nella chiesa di San Nicolò, posta nei pressi di Porto Catena e di cui, secondo alcuni, si potrebbero ancora vedere i resti dell’altare in mezzo alla vegetazione. La Madonna fu anche protagonista di un miracolo a fine ottocento quando un fulmine colpì la facciata della chiesa, lasciando incolumi i fedeli riuniti a pregare e limitandosi a far spegnere le candele.
Il campanile imprigionato – quando la chiesa fu rifatta completamente nel XVIII secolo si lasciò stare il campanile che si può vedere tuttora con una piccola curiosità. Basta infatti prendere via Gradaro, di fianco alla biblioteca Baratta, e poi svoltare a sinistra in via Santa Caterina. Qui l’anonimo ingresso di un condominio rivela nel cortile l’antico campanile della chiesa coevo all’anno di costruzione (1329). Molto simile ad altri campanili medievali di Mantova dello stesso periodo presenta bifore con archi a tutto sesto, archetti pensili e cornici con mattoni disposti a dente di sega.
Per chi volesse approfondire la conoscenza della Chiesa di Santa Caterina segnalo un mio piccolo testo pubblicato nel 2004 sul secondo numero dei Quaderni di San Lorenzo (edizioni Casa Andreasi).