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La prossima domenica 6 gennaio l’ingresso a Palazzo Ducale sarà gratuito ma in realtà non occorre pagare il biglietto per rendersi conto delle dimensioni e della storia della reggia dei Gonzaga: basta passeggiare per i suoi cortili e per le piazze oggi aperte al pubblico.
Di seguito trovate la seconda parte di un itinerario pubblicato su La Reggia, il giornale ufficiale della Società per il Palazzo Ducale (qui potete leggere la puntata precedente).
Nei prossimi numeri usciranno altri articoli dedicati alla reggia, tutti pensati con la filosofia del “Lo sapevate che?”, una sorta di Palazzo Ducale in pillole per farvi venire voglia di fare le uniche due cose che servono per conoscerlo meglio: frequentarlo più spesso e iscrivervi alla Società per il Palazzo Ducale.
Qui trovate gli articoli pubblicati sino ad ora:
I nani di Mantova su La Reggia: spigolature “nanesche” a Palazzo Ducale
Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori: un nuovo articolo per La Reggia

Di seguito il testo integrale dell’articolo pubblicato sul n. 4/2018 della Reggia (ringrazio il presidente Gianpiero Baldassari e il direttore Fausto Amadei per l’ospitalità).

Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori (II parte)
Nello scorso numero della Reggia abbiamo parlato di alcuni dei cortili interni di Palazzo Ducale (Cortile d’Onore e della Cavallerizza) e degli spazi di grandi dimensioni che, aperti oggi al pubblico o addirittura al traffico veicolare, hanno perso il loro carattere chiuso ed esclusivo. Oggi partiamo proprio da una delle piazze più note, piazza Castello, per arrivare poi a descrivere alcuni dei cortili ricavati dalle sistemazioni intervenute a seguito dell’aggiunta di edifici successivi e per questo a volte di forma irregolare.
Lo spazio detto oggi Piazza Castello era uno spazio aperto che era chiamato prato di Castello o prato dei cannoni e costituiva il luogo principe per le parate e per le esercitazioni militari. La sua trasformazione con un portico a serliana di ispirazione giuliesca avvenne ad opera di Giovan Battista Bertani per la venuta a Mantova di Filippo II di Spagna, figlio dell’imperatore Carlo V. Se ne vede una splendida immagine in uno degli otto teleri realizzati da Tintoretto per l’Appartamento Grande di Castello, commissionati dal duca Guglielmo Gonzaga. In questo dipinto si ha modo di vedere la prima versione della piazza e salta all’occhio il fatto che manchi la parte superiore e l’esedra, particolari realizzati successivamente ad opera di Bernardino Facciotto, che incontreremo anche quando parleremo del cortile delle otto facce o degli orsi. Piazza Castello è uno degli spazi più incredibili della Reggia, oggi utilizzata per gli incontri principali del Festivaletteratura e un tempo per spettacoli che sfruttavano come fondale l’emiciclo, che ha anche la finzione di avvicinare alla piazza l’imponente volume del Castello di San Giorgio. I torrioni della fortezza di Bartolino da Novara emergono sopra il corridore che corre tutto attorno alla piazza insieme alle due “cube” le cupole della basilica di Santa Barbara e allo splendido campanile del Bertani. Sul lato della piazza dove non troviamo il portico era posto l’edificio delle stalle di castello, modificato poi in epoca guglielmina. Passiamo ora agli altri cortili interni della reggia ed entriamo nel Castello di San Giorgio passando sopra il ponte in pietra che ha sostituito l’antico ponte levatoio. Qui troviamo il cortile interno della fortezza con un portico ingentilito dall’intervento di Luca Fancelli su disegni di Andrea Mantegna. Su uno dei lati del cortile il portico regge un poggiolo che costituiva un collegamento all’aperto probabilmente tra l’appartamento di Ludovico II e quello della marchesa. Le modifiche al castello rientrano nei lavori iniziati per trasformare il maniero quattrocentesco in una dimora adatta ad ospitare un signore rinascimentale e che vedranno non solo la realizzazione della Camera degli Sposi ma anche di una cappella decorata dalle tavole di Andrea Mantegna. Uscendo dal cortile verso piazza Castello, a sinistra si imbocca lo scalone che conduce alla sala di Manto e da lì nella camera dei cavalli dove si trova uno degli ingressi al cortile dei cani. Il nome di questo piccolo giardino deriva dalla tradizione che voleva che Isabella d’Este vi seppellisse i suoi cagnolini. Questo spazio è circondato dall’appartamento grande di Castello, dalle stanze dette dell’appartamento del Tasso e dall’appartamento di Troia. Prima della ristrutturazione voluta dal duca Guglielmo con la costruzione delle sale dei Capitani, dei Marchesi e dei Duchi qui si trovava una sorta di terrazza o belvedere verso il lago. Oggi il giardino, che ha una forma di trapezio rettangolo, è decorato da aiuole  e piccole siepi di bosso e presenta al centro su una piccola colonna il busto del poeta Virgilio. Per chi volesse individuare il cortile dei cani dall’esterno del Palazzo Ducale dovrebbe guardare l’edificio a sinistra del Castello: il giardino si trova in corrispondenza della cosiddetta Loggia del Tasso. E’ il momento di andare verso gli altri cortili che descriveremo in questo articolo e per farlo usciamo dal castello e dirigiamoci verso piazza Santa Barbara. Qui subito sulla destra troviamo un portone dietro cui si cela un cortile triangolare con degli alberi al centro, uno di quegli spazi strani prodotti dalle aggiunte e trasformazioni successive che hanno trasformato il Palazzo Ducale in un vero e proprio palinsesto, continuamente riscritto dalle generazioni successive dei Gonzaga. E’ il cortile del Frambus, un nome che ricorda il frambos dialettale, ovvero la pianta del lampone. Da qui possiamo arrivare allo spazio con il nome più strano tra quelli della reggia gonzaghesca: si tratta del cosiddetto cortile degli Orsi (così viene definito  nel 1908 dall’architetto Achille Patricolo) meglio noto come cortile delle otto facce. Si tratta di un luogo dovuto all’intervento dell’architetto Bernardino Facciotto che si trova davanti al problema di dare una forma regolare ad uno spazio irregolare con il vincolo del muro delle stalle di castello. Lo risolve dando una forma di ottagono allungato allo spazio circondato da un porticato che riprende la decorazione a bugnato della casa mantovana di Giulio Romano. Su questo cortile si affacciano la sala dello Specchio, recentemente riscoperta e dovuta proprio ad un intervento di Bernardino Facciotto, e il giardino pensile costruito per volere del duca Guglielmo da Pompeo Pedemonte. Tra l’altro il cortile delle otto facce e il “giardino in aria” sono collegati da una scala molto particolare e suggestiva: si tratta infatti di una scala che sale a triangolo in un altro di quegli spazi irregolari che rendono il Palazzo Ducale una specie di gioco ad incastri che riserva sorprese ad ogni angolo. Ci spostiamo ora nel cortile di Santa Croce prima di chiudere con una piccola sorpresa. Si tratta di uno spazio che si raggiunge dal portico della Magna Domus anche se oggi il portale che vi conduce è occupato dalla biglietteria di Palazzo Ducale. Per arrivarci bisogna quindi attraversare l’appartamento vedovile di Isabella d’Este di cui costituisce una specie di atrio all’aperto. Si tratta di uno spazio che ha un porticato su uno dei tre lati e prende il suo nome dall’antica chiesa di Santa Croce in corte, costruita all’epoca di Gianfrancesco Gonzaga. Oggi della chiesa rimangono le tracce di un rosone sulla facciata che si apriva sul cortile ed alcune colonne. La chiesa era ancora attiva alla fine del 1500 come risulta da una visita pastorale del 1575. Il cortile di Santa Croce è uno spazio poco noto ai visitatori di Palazzo Ducale ma si tratta di un luogo molto suggestivo anche perché, come scrivevo, costituisce uno degli accessi all’appartamento vedovile di Isabella d’Este, abitato dalla marchesa trasferitasi in Corte Vecchia dopo la morte del marito Francesco I Gonzaga nel 1519. Una curiosità interessante è che all’interno del cortile si trova oggi la colonna edificata dal Papa Pio II Piccolomini nell’area del Gradaro a marcare il luogo del martirio di San Longino. E concludiamo con la piccola sorpresa di cui vi accennavamo: tra cortili e piazze terminiamo invece on un passaggio ricavato tra il Castello, il corridoio di Santa Barbara e la Basilica Palatina. Si tratta del cosiddetto Vòlto oscuro. Se ne può vedere l’uscita dalla cancellata che si apre sulla sinistra della facciata della chiesa di Santa Barbara. E’ una vista suggestiva dove dietro il passetto areo che collega il Palazzo ducale alla basilica si intravedono i finestroni della Sala di Mantova sotto cui si apre una specie di galleria che sbuca di fianco al fossato del Castello. Sarebbe bello che tra le tante aperture programmate per ricostruire il rapporto tra la città e la reggia ci fosse anche questa. Sarebbe un modo di redimere questo percorso che un tempo portò le orde dei Lanzichenecchi all’interno del palazzo per un saccheggio indiscriminato e che oggi invece potrebbe condurre i turisti nel cuore del complesso gonzaghesco in una sorta di viaggio nel tempo alla scoperta della meravigliosa storia del Palazzo Ducale.

I cortili e le piazze descritte nell’articolo: 1 piazza Castello; 2 cortile di Castello; 3 Cortile dei Cani; 4 Cortile del Frambus; 5 Cortile delle 8 facce; 6. Vòlto oscuro. Il cortile di Santa Croce è fuori dall’immagine.
Giacomo Cecchin