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La Camera degli Sposi di Andrea Mantegna è una delle meraviglie dell’arte italiana del Quattrocento. Al tempo della sua realizzazione era chiamata Camera Picta, ovvero camera dipinta, e mai nome fu più indovinato visto che è interamente coperta di affreschi che raccontano storie, simboli e miti legati alla famiglia Gonzaga.
Ebbene ogni volta che si entra nella Camera degli Sposi si scoprono particolari interessanti (ne abbiamo parlato varie volte su questo blog e trovate in fondo i riferimenti).
Per questo ho scritto volentieri un articolo sulla Camera Picta per il magazine MCG (qui potete vedere il sito ufficiale) che lo ha pubblicato sull’ultimo numero speciale (che potete sfogliare qui).
Di seguito trovate il testo integrale dell’articolo e alcuni link per approfondire la conoscenza della Camera degli Sposi.

Per approfondire su questo blog
Il Palazzo ducale di Mantova: più di 500 stanze ma una sola Camera (picta)
5 particolari da non perdere nella Camera degli Sposi tra mele, scritte e un indice isolato
5 modi diversi per guardare la Camera degli Sposi
5 donne da osservare nella Camera degli Sposi tra marchese, nutrici e nanette
La fedeltà è una virtù: 5 cani da osservare nella Camera degli Sposi
Il cielo in una stanza: la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna
Tre stanze vista Paradiso: tra Mantegna, Correggio e Parmigianino

Gli articoli della rubrica MANTOVAGANDO usciti su MCG

Il Cielo in una stanza – La Camera degli Sposi di Andrea Mantegna
Chi non ha mai visto la Camera degli Sposi alzi la mano! Eppure ogni volta che si entra si scoprono nuovi particolari. Si tratta del capolavoro di Andrea Mante-gna che, in un torrione del Castello di San Giorgio, dipinge i Gonzaga e i loro cortigiani tra cani e cavalli e la splendida prospettiva aerea della volta da cui sbucano bianche nuvole leggere. Eccovi allora una selezione di particolari e di di-versi punti di vista per guardare la Camera degli Sposi come se fosse la prima volta.Il putto con la mela in mano – al centro della volta della Camera c’è il famoso occhio con una balaustra da cui si affacciano oltre a vari personaggi anche dei putti che giocano in bilico sul cornicione. Ce n’è uno in particolare che regge una mela nella mano e da quasi 546 anni si guarda bene dal farla cadere. In questa camera non c’è passato e non c’è futuro ma solo l’eterno presente della famiglia Gonzaga. Una curiosità: un’altra mela (o forse un altro frutto) si trova nelle mani di Paola Gonzaga che la offre alla madre nella scena sul camino.
La data sulla finestra – sullo sguancio della finestra che si apre sulla parete del camino è segnata una data: 16 giugno 1465. Quasi tutti sono concordi nell’indicarla come la data di inizio del lavoro di Andrea Mantegna che si concluderà nel 1474, l’anno riportato sulla targa dedicatoria di-pinta con cui il pittore celebra la sua opera.
L’autoritratto di Mantegna – in una delle lesene dipinte al fianco della scena dell’incontro si trova l’autoritratto di Andrea Mantegna. Il pittore sembra osservare con uno sguardo a metà tra l’attento e il corrucciato quello che succede all’interno della “sua” camera. La conferma dell’identificazione è data anche dalla rassomiglianza con il busto in bronzo di Andrea Mantegna che si trova all’interno della sua cappella sepolcrale nella basilica di S.Andrea.
La pantofola del marchese – nella scena dipinta sul camino il marchese Ludovico II è seduto e gira lo sguardo verso un cortigiano che gli ha appena portato una lettera. Questo è il punto che focalizza la nostra attenzione ma proviamo ad osservare il piede del marchese: calza una pantofola che fa intravedere le dita del piede in trasparenza. Il Gonzaga è colto in un momento di relax.
Il dito isolato – chissà a chi appartiene l’indice che indica il cavallo e che sbuca, a mezza altezza, dal tratto di parete che non presenta pittura in prossimità di una delle porte della camera. Un fino tendaggio tirato scende dall’alto ma si interrompe per un danno all’affresco avvenuto chissà quando. Chissà chi era questo personaggio che rimarrà per sempre un enigma.
Le donne – le donne nella Camera degli Sposi si trovano dipinte sia sulla parete della scena di famiglia sia all’interno della volta nel famoso occhio. Sopra il camino si trovano sia donne che fa-cevano parte della famiglia Gonzaga sia cortigiane: dalla marchesa Barbara di Brandeburgo alle due ragazze di casa Paoletta e la bella Barbarina, affascinante ed elegante. Non dimentichiamo inoltre donna anziana e la famosa nanetta che ci guarda con gli occhi sgranati. Nella volta troviamo invece una figura femminile nell’atto di pettinarsi.
I condottieri e Fornovo – i Gonzaga erano condottieri di mestiere e oltre allo stesso Ludovico II nella Camera degli Sposi ne troviamo altri come suo figli primogenito Federico I e il nipote Francesco II che è il bambino che precede il nonno nella scena dell’incontro. C’è anche il terzogenito di Ludovico II, Rodolfo, il personaggio dai riccioli ribelli in piedi dietro alla madre Barbara. Il marchese Francesco II e suo zio combatteranno insieme a Fornovo, battaglia che sarà fatale a Rodolfo Gonzaga, signore di Castel Goffredo.
I putti – di putti è piena la Camera degli Sposi: da quelli famosi con le ali di farfalla che reggono la lapide dedicatoria sulla porta di ingresso a quelli che occhieggiano dalla volta. E sono questi forse i più interessanti perché non sono in posa come gli altri ma giocano, scherzano e si reggono in precario equilibrio sul bordo della cornice che regge la balaustra del famoso “occhio” della Camera degli sposi.
Gli animali – oltre agli onnipresenti cani e cavalli nella Camera degli Sposi ci sono anche molti altri animali basta andarli a cercare. Partiamo ad esempio dal pavone che si affaccia dall’occhio della volta ma anche quelli delle imprese o dello stemma come il cane retrospicente, la tortora, la cervetta, le aquile. Senza dimenticare i cammelli che accompagnano i Magi, riscoperti da un restauro proprio sotto l’arco in pietra che decora la parte opposta alla scena dell’incontro.
Finestre e volta – la struttura della Camera degli Sposi fu modificata sulla base delle richieste di Andrea Mantegna. Il soffitto fu alzato e le finestre da centrali furono spostate sui lati per consentire la migliore illuminazione delle pareti affrescate mentre le pareti in ombra, proprio perché poco visibili, presentano delle decorazioni a fino tendaggio. L’ultima curiosità: nell’angolo buio in alto ci sono ancora i ganci da cui pendeva la copertura del letto del marchese che utilizzava tuttavia la camera come uno studiolo.

Andrea Mantegna nasce probabilmente nel 1431 a Isola di Carturo e muore a Mantova nel 1506. La Camera degli Sposi è l’unico affresco rimasto integro del pittore dopo il bombardamento della Cappella Ovetari a Padova e la demolizione nel 1775 della cappella realizzata da Mantegna in Vaticano da parte di Pio VI .
Per approfondire:
– Opus Hoc Tenue, R.Signorini, BAM
– Su Mantegna. Vol 1– G.Agosti – Feltrinelli
– Il sito del Palazzo Ducale di Mantova www.mantovaducale.beniculturali.it