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Federico II Gonzaga è l’ultimo marchese di Mantova e il primo duca Gonzaga. E’ il figlio maschio tanto atteso da Isabella d’Este che punta tutto su di lui, insieme al marito Francesco II. Il ragazzo viene educato ad un futuro di grandezza e sarà spesso fuori Mantova come ostaggio: prima del papa Giulio II a Roma e poi del re Francesco I in Francia. E’ un uomo che si lascia guidare dalle passioni e in questo è il contrario dell’attento calcolo politico della madre Isabella d’Este. Lo prova il suo abbandonarsi all’amore per Isabella Boschetti, la sua amante favorita, che lo porta a sposarsi a ben 30 anni con il rischio di morire senza una discendenza e di lasciar spazio ai fratelli.
Certo che con lo storytelling di Giulio Romano a Palazzo Te e il titolo di duca porta Mantova ai massimi livelli, accogliendo l’imperatore Carlo V e trasformando per pochi giorni la nostra città nell’ombelico del mondo.

Mantovastoria prosegue la pubblicazione di una serie di ritratti dei Gonzaga dal capostipite della dinastia Luigi e fino a Ferdinando Carlo, l’ultimo che chiuse la porta su un dominio durato 4 secoli. Dopo l’ultima puntata sarà possibile scaricare una piccola pubblicazione su vita, morte, e in qualche caso miracoli, dei Corradi da Gonzaga.
Mantova va a Roma

Federico, primo figlio maschio di Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este, nasce il 17 maggio del 1500. I genitori hanno grandissime aspettative su questo bambino tanto atteso, visto che nasce 10 anni dopo il matrimonio dei genitori e dopo due sorelle. Per questo si lavora da subito a trovargli una sposa importante e all’inizio si conclude un contratto per la figlia di Cesare Borgia, salvo poi annullarlo alla caduta del Valentino. Federico andrà a Roma come ostaggio del papa Giulio II dal 1510 al 1513. Il ricordo di questa permanenza romana sta nel ritratto che ne fece Raffaello all’interno dell’affresco della Scuola di Atene nelle stanze vaticane.

Roma viene a Mantova
Nel 1524 arriva a Mantova Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello, e porta con sè lo stile classico del maestro. Il primo incarico del pittore e architetto è quello di “ accomodare un poco di luogo da potervi andare ridurvisi al volta a desinare, o a cena per ispasso”. Si tratta delle scuderie vecchie sull’isola del Tejeto che saranno trasformate da Giulio Romano in Palazzo Te, una delle più belle ville del Rinascimento italiano. Un edificio monumentale che ricorda nella sua struttura la domus romana e che conserva al suo interno un fantastico ciclo di decorazioni che riprendono tutte le novità scoperte a Roma agli inizi del 1500: ricordiamo l’utilizzo di stucchi e decorazioni a fresco ma soprattutto le grottesche.

Lo storytelling a Palazzo Te
L’obiettivo di Federico II è diventare duca di Mantova e Palazzo Te può essere considerato a tutti gli effetti un’operazione di marketing perfettamente riuscita nei confronti dell’imperatore Carlo V. I due appartamenti principali sono ricchi di storie affrescate sulle pareti che compongono una narrazione, oggi preferiamo dire storytelling, che celebra il marchese Federico II nei suoi amori e nei suoi furori guerrieri e l’imperatore come novello Cesare, erede dei grandi uomini della Roma imperiale. L’imperatore sarà ospite dei Gonzaga tra il marzo l’aprile del 1530 e proprio a Palazzo Te parteciperà ad una fantastica festa.

Un matrimonio tra due isabelle, due sorelle e una zia
Federico cresce in una corte al femminile governata dalla madre Isabella d’Este che si circonda di avvenenti fanciulle che utilizza come strumento di relazione diplomatica e che probabilmente fanno anche da nave scuola al figlio. Il ragazzo adolescente si innamora a 16 anni della coetanea Isabella Boschetti che è già sposata e le rimarrà fedele per tutta la sua vita (con grande rabbia dell’altra Isabella, la madre). E’ promesso sposo di Maria Paleologa ma riesce a sciogliersi dal vincolo per sposare la zia di Carlo V. Quando però si riapre la successione al Monferrato fa un triplice salto mortale: riesce a svincolarsi dalla zia dell’imperatore, torna promesso sposo di Maria che però muore e alla fine sposerà la di lei sorella Margherita Paleologa. Federico II un funambolo delle relazioni umane.

L’impresa del ramarro
Federico ha una passione per le imprese, un’immagine che è una specie di “rebus” che esprime le caratteristiche principali di un personaggio. La sua impresa più famosa è quella del Ramarro con il motto “Quod huic deest me torquet” da tradurre con “ciò che a lui manca mi tormenta”. Il sangue freddo del ramarro è il contrario di quello caldo del duca che è sempre arso dal fuoco d’amore.

Per approfondire:
Federico II Gonzaga nel Dizionario Biografico della Treccani.

I precedenti ritratti pubblicati
1. Luigi, il capostipite e il late bloomer
2. Guido, il panchinaro che aspetta il suo turno
3. Ludovico I, un fratricida per bene
4. Francesco I Gonzaga e il mal della pietra
5. Gianfrancesco, ovvero quanto costa un marchesato?
6. Ludovico II Gonzaga, il primo della classe
7. Federico I, il marchese che inventò il crowdfunding
8. Francesco II, il marito di Isabella d’Este

Giacomo Cecchin