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Un’altra doppia pagina uscita sull’ultimo numero di MCG Mantova Chiama Garda, dedicata alle stranezze di Palazzo Ducale.
Questo formato grafico è bellissimo perché consente anche di inserire foto a tutta larghezza senza ridurre i contenuti.
E’ la terza uscita monografica sulla rivista bimestrale che viene distribuita in edicola insieme a La Voce di Mantova e che racconta vita e società delle tre province di Mantova, Brescia e Verona.
Qui potete sfogliare il numero intero mentre di seguito trovate gli altri due articoli monografici e il testo integrale di questo sulle stranezze di Palazzo Ducale.
Buona lettura!
2. Insolito Palazzo Teleggete l’articolo
1. Il cielo in una stanzaleggete l’articolo

Qui invece trovate tutte le puntate della rubrica Mantovagando che esce su ogni numero di MCG.

LE STRANEZZE DI PALAZZO DUCALE
Tra giardini pensili, specchi e appartamento dei nani

Più di 1000 stanze e 35.000 metri quadrati per una tra le regge più grandi d’Europa

Dare i numeri a Palazzo Ducale è normale viste le sue dimensioni: più di mille stanze e almeno 35.000 metri quadrati di superficie per un complesso di edifici unico nel suo genere. I visitatori quando entrano nelle sue sale rimangono disorientati e spesso li si trova a vagare per il palazzo in cerca dell’uscita come se fosse un labirinto. E’ impossibile elencare tutte le curiosità, i segreti e i capolavori conservati dentro Palazzo Ducale e quindi proviamo a fare una sintesi segnalandovi 5 stranezze da non perdere la prossima volta che entrerete tra arazzi, giardini pensili, specchi, affreschi perduti e ritrovati e l’appartamento dei nani.

Giardini pensili – Forse non tutti sanno che sono due i giardini pensili a Palazzo Ducale. Il primo e più famoso è quello che si trova di fianco alla Sala dei Fiumi, un antico refettorio estivo con due finte grotte e una decorazione rococò che risale al periodo austriaco. Il nome deriva dalla rappresentazione in forma di giganti dei sei fiumi mantovani. Ebbene il giardino pensile presenta siepi e rose da non perdere durante la fioritura del mese di maggio e offre una  splendida vista del campanile del duomo. Il secondo giardino è invece meno conosciuto ed è più difficile rendersi conto del fatto che sia “aereo”, come si diceva un tempo perché è ricavato  nello spazio interno all’appartamento di Castello in Corte nuova. Lo si intravede da una porta della sala dei Cavalli e vi si accede anche dall’appartamento del Tasso e dalla Loggia di Eleonora. E’ meglio noto come giardino o cortile dei cani perché qui si trova la lapide di una delle cagnette di Isabella d’Este.

Specchi e giochi ottici – la Galleria degli specchi era una loggia aperta che faceva parte dell’appartamento di Vincenzo I Gonzaga. Fu il duca Ferdinando a trasformarla in una galleria che diventerà nota come Logion serato, uno degli spazi dove erano esposte molti capolavori della collezione gonzaghesca. Il nome attuale fa invece riferimento agli specchi posti sulle pareti in epoca austriaca sul modello della Galleria di Versailles. Per me la parte più interessante sono gli affreschi seicenteschi della volta dove si trovano alcuni ritratti dei più famosi poeti italiani (quello del Tasso è imperdibile, con la sua aria stralunata) ma soprattutto i giochi ottici. Ve ne segnaliamo uno (gli altri ve li lasciamo scoprire da soli): a meta galleria in una delle lunette della volta è rappresentato un personaggio femminile con in mano un anello d’oro. Se osservate l’affresco e l’anello spostandovi lateralmente vedrete che il braccio sembra seguirvi, un effetto speciale direttamente dal barocco e dalla voglia di meravigliare.

Arazzi fiamminghi – L’appartamento degli Arazzi è posto alla fine dell’attuale percorso di visita e forse per questo i visitatori ci arrivano ormai stremati e non si accorgono di essere davanti a dei veri capolavori. Sono gli arazzi realizzati su cartoni di Raffaello e acquistati in Fiandra da parte del cardinale Ercole Gonzaga. E’ una delle serie realizzate sulla base della prima commissionata da papa Leone X per la cappella Sistina. L’arazzo che mostra come erano esposti originariamente è quello della Pesca Miracolosa, dove si può vedere la cornice blu con la doppia B di Bruxelles e la firma dell’arazziere. Un’ultima curiosità: le stanze dell’appartamento degli arazzi sono quattro per un totale di sedici pareti mentre gli arazzi originali sono solo nove. Le pareti rimaste orfane sono pertanto decorate da finti arazzi (tele dipinte) realizzate nel settecento dal pittore Felice Campi.

L’affresco ritrovato – con più di mille stanze una la si può anche smarrire ed è la sorte della sala del Pisanello. Fino agli anni settanta del secolo scorso infatti si sapeva dell’esistenza degli affreschi ma si era persa la memoria della loro posizione. Fu il soprintendente Giovanni Paccagnini che li riscoprì riportando alla luce non solo la superficie dipinta ma anche le sinopie, il disegno preparatorio dell’affresco. Si tratta di una delle più importanti scoperte realizzate a Palazzo ducale e ancora oggi gli affreschi di Pisanello colpiscono per i particolari, i colori e la storia che rappresentano. Sono i cavalieri della tavola rotonda: un chiaro riferimento al Graal e al sangue di Cristo e una delle storie che era custodita nella biblioteca dei Gonzaga.

L’appartamento dei nani – è vero che l’appartamento dei nani è ancora escluso dal percorso di visita ma si tratta in ogni caso di una delle stranezze che più colpiscono i turisti. Anche il fatto che questi piccoli ambienti siano in realtà una riproduzione in scala minore della Scala Santa di Roma non ha spento la nostra fantasia. Le catacombe in corte, così come sono state chiamate di recente, rimangono per tutti la Casa dei nani come la chiamava il soprintendente Clinio Cottafavi agli inizi del novecento. Speriamo che presto i turisti possano tornare a vedere questo luogo e a ripercorrere quelle tre scale di cui il Touring Club Italiano scriveva nella prima edizione della Guida Rossa del 1914 “attenzione alla piccolezza dei gradini, gradini adatti ai nani”.